Code Your Future: la solidarietà parla il linguaggio della programmazione

da | Apr 23, 2020

In Italia sbarca Code Your Future, la scuola che insegna la programmazione alle persone socialmente svantaggiate.

È una bella storia quella di Code Your Future. Una storia che parla di solidarietà e riscatto sociale attraverso l’apprendimento del coding. Nato nel Regno Unito nel 2016, per offrire un’opportunità a rifugiati, richiedenti asilo e persone in difficoltà economiche ancora in cerca di una collocazione soddisfacente nel mondo del lavoro, Code Your Future arriva anche a Roma. L’obiettivo è replicare l’iniziativa in un paese come l’Italia, ricco di talenti, creatività e spirito d’iniziativa. Ed è subito un successo.

La nostra società è sempre più dominata dalla complessità, dalle micronarrazioni e dai particolarismi divisivi. C’è però un linguaggio comune che mette d’accordo le mille voci della torre di Babele: quello della tecnologia e della programmazione informatica. Secondo la Commissione Europea, solo in Italia si stima che nei prossimi tre anni il mondo del lavoro sarà pronto ad assorbire più di 200mila professionisti nell’Information Technology.

[Leggi anche: La ricerca Spindox-RdS sui giovani e l’informatica]

Per questo Code Your Future ha deciso di fare della programmazione il linguaggio universale della solidarietà. Una solidarietà fattiva, che non si limita all’aiuto economico e all’approccio caritatevole, ma mette le persone nella condizione di provvedere autonomamente alla propria sussistenza e avere una giusta gratificazione lavorativa. Come? Attraverso l’erogazione gratuita di corsi rivolti a persone momentaneamente in difficoltà, che hanno bisogno di un nuovo inizio o semplicemente di riconquistare fiducia nelle proprie capacità.

L’iniziativa

Nato nel Regno Unito nel 2016, Code Your Future, è approdato a Roma su iniziativa del fondatore Germàn Bencci e con l’aiuto della giornalista Hannah Roberts, che hanno scelto la Città Eterna e l’Italia per replicare la formula originaria.

Il linguaggio scelto da Code Your Future per distribuire solidarietà a livello orizzontale è quello della tecnologia e della programmazione informatica. Perché l’informatica, come abbiamo detto, è considerata una sorta di nuovo alfabeto universale in grado di abilitare persone diverse a una stessa prospettiva sociale e lavorativa. Imparando la metrica della programmazione, gli studenti di questi corsi possono ambire a un lavoro appagante e soddisfacente, all’altezza delle proprie aspettative. Roma è la prima città fuori dal Regno Unito dove viene replicata l’iniziativa. L’Italia è stata scelta per il suo bacino di talenti, purtroppo troppo spesso sottostimati, che ha bisogno di essere adeguatamente valorizzato e promosso presso le aziende e le istituzioni.

Nessuno è straniero

Il programma di coding gratuito è rivolto principalmente a rifugiati, richiedenti asilo e persone in condizione di difficoltà economica. L’iniziativa italiana vede la collaborazione di LVenture Group, una società di venture capital impegnata nel portare al successo startup digitali ad elevato potenziale, supportandone la crescita in maniera attiva e creando valore attraverso gli investimenti.

LVenture Group ha messo a disposizione dell’iniziativa gli spazi del proprio incubatore presso la Stazione Termini, l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs. La partnership ha permesso a 12 ragazzi, provenienti da Italia, Russia, Iran, Siria, Egitto, Nigeria ed Eritrea, di acquisire competenze specifiche. Durante le ore di lezioni frontali, nell’arco temporale di 8 mesi, gli allievi hanno avuto la possibilità di apprendere diverse tecnologie. Al centro del corso e linguaggi e framework del web, come JavaScript, React, Node, HTML e CSS. Inoltre i partecipanti hanno seguito corsi d’inglese e formazione specifica per il potenziamento delle soft skill necessarie a entrare nel mondo del lavoro. Il progetto finale ha previsto l’elaborazione di un’app o un sito web per un’associazione o un’impresa sociale, in questo caso Caritas Internationalis, CNCA e Startups without Borders.

A chi è rivolto

Il programma didattico di Code Your Future ha intercettato il bisogno del mondo del lavoro di professionisti nell’Information Technology e l’ha reso un’opportunità concreta per “soggetti deboli”. Questi, attraverso l’apprendimento di una conoscenza altamente specialistica, potranno acquisire un vantaggio competitivo o colmare dei gap derivanti da una situazione di partenza penalizzante.

Tra i fruitori del corso, tenutosi a Roma tra marzo e ottobre 2019, si trovano ragazzi provenienti da 9 paesi diversi: Italia, Gambia, Russia, Iran, Siria, Egitto, Nigeria, India ed Eritrea. Sono giovani che avevano intrapreso percorsi di studio nei propri paesi d’origine e che sono stati costretti a interromperli bruscamente per lo scoppio di una guerra o perché perseguitati da un regime. Oppure, senza guardare troppo lontano, tra i corsisti anche molti italiani che, seppur in possesso di titoli di studio, sono rimasti schiacciati dal meccanismo dei contratti a tempo determinato, degli stage ad aeternum e del precariato costante.

Dare una seconda chance

Una seconda possibilità fatta di competenze acquisite e di valorizzazione dei talenti è la chiave del successo di questa iniziativa che fa dell’inclusione il suo punto di partenza e del rispetto delle persone il suo pregio maggiore. «In Italia spesso i migranti finiscono a pulire le case o raccogliere i pomodori» dichiara Hannah Roberts, l’organizzatrice romana di Code Your Future. «Pensiamo che possano essere un’opportunità per l’Italia, dove c’è una grande mancanza di competenze informatiche».

I ragazzi formati dall’associazione rappresentano un’occasione per le startup e le imprese che puntano sull’innovazione non solo tecnologica ma anche culturale. Come Spindox, insomma, la cui anima digitale non si declina solo negli artefatti tecnologici, ma anche nella valorizzazione delle persone di talento e di spessore. E come il nostro collega Flavio Gambardella, che ha messo a disposizione la sua professionalità e il suo tempo per gli scopi di dell’associazione.

Tutta colpa del Commodore 64

«Esattamente un anno fa, nell’aprile 2019, quando venni a conoscenza di questa iniziativa, capii subito che dovevo dare il mio contributo. La passione per i linguaggi di programmazione risale agli anni della mia infanzia. A otto anni, grazie ad un Commodore 64 regalatomi dai miei genitori e alla pazienza infinita di mio zio, che sviluppava gestionali per le raffinerie dell’ENI, cominciai a scrivere i miei primi programmi con il linguaggio Basic. Fu amore al primo bit! E siccome il codice aveva sempre ricoperto una parte importante nella mia vita, sentivo che grazie a Code Your Future potevo fare in modo che il codice cambiasse in meglio anche la vita di persone che fino ad ora erano state meno fortunate di me.

Ma c’è dell’altro: in passato ho avuto diverse esperienze di volontariato perché ho sempre sentito il dovere di fare qualcosa per le persone in difficoltà, ma per la prima volta grazie a Code Your Future avrei potuto mettere a disposizione del prossimo tutte le mie competenze tecniche acquisite in anni di studio, passione e lavoro. E così, pur avendo scarsa esperienza nell’insegnamento, mi sono lanciato in quest’avventura durante la quale, facendo un bilancio finale, ho ricevuto almeno quanto ho dato. Ho messo a disposizione le mie competenze e mi sono impegnato a spiegare i concetti in modo semplice e chiaro. Ma dai ragazzi di Code Your Future ho ricevuto delle importanti lezioni di vita.»

Il futuro

Secondo le stime della Code For Future inglese, il 70% dei partecipanti è stato in grado di trovare una nuova occupazione in aziende di alto livello come Live Nation, PA Consulting, Bbc, Financial Times. E Capgemini, che ha sponsorizzato il corso.

Spiega ancora Fabio: «In Italia al momento tre studenti hanno ottenuto un contratto come stagisti e due come freelance su base progetto. So che Spindox ha contattato alcuni di loro ma non avevano tutti i documenti per poter attivare lo stage. Molti non hanno il passaporto e sono in attesa di avere la carta di identità benché tutti già in possesso di un visto per motivi umanitari o come rifugiati politici.

L’esperienza di Code Your Future, tuttavia, va oltre i risultati tangibili in termini numerici e misurabili, poiché, continua Flavio: «sentire le loro storie, sapere tutto quello che hanno passato e vedere in loro una grandissima voglia di vivere e di costruire qualcosa di importante è stato per me un grandissimo insegnamento. È una cosa che mi sta aiutando anche ad affrontare con più forza questa emergenza sanitaria in cui ci troviamo a causa del SARS-CoV-2».

Nonostante il virus

«Il nuovo coronavirus ha cambiato il nostro modo di vivere e che tra l’altro sta rallentando molto anche l’organizzazione della nuova edizione di Code Your Future Rome, alla quale sto lavorando con un gruppo di altri volontari che hanno partecipato all’edizione 2019.

La mia speranza è che si possa tornare presto alla normalità. Ma se ciò non dovesse avvenire in tempi brevi dovremo affrontare la nuova sfida di organizzare il corso tramite strumenti di didattica a distanza. Noi ci metteremo comunque tutta la passione e la dedizione che abbiamo messo fin qui».

Questo articolo è stato scritto da Stefano Barricella e Giada Fioravanti, con la preziosa collaborazione di Flavio Gambardella.

Giada Fioravanti
Giada Fioravanti
Quando mi sono iscritta a FB ho usato questa citazione della Dolce Vita per descrivermi: «Sono troppo serio
 
per essere un dilettante, ma non abbastanza per diventare un professionista». Poi mi sono laureata, ho preso 

un dottorato, ho iniziato a lavorare nell’ambito della comunicazione e del marketing e ho capito che si poteva 

essere dei professionisti. L'importante era non prendersi troppo sul serio.

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