Si va dritti al cuore dell’industria 4.0. Stavolta lo facciamo con Coindustrio, startup innovativa che ha sviluppato una piattaforma on cloud per ottimizzare i processi produttivi delle micro, piccole e medie aziende manifatturiere italiane. «Il nostro core business è incentrato sulle piccole-medie serie di prodotti che hanno una complessità tecnico-produttiva media (schede elettroniche, cablaggi elettrici)». Ma è solo l’inizio. Per la fine del 2017 è previsto un ampliamento verso i settori della meccanica e della componentistica in plastica. Una bella storia, ancora in divenire. Ve la raccontiamo insieme a Stefano Bisanti, cofounder e CEO di Coindustrio.
La storia di Coindustrio ricorda, per molti aspetti, quella di Sardex: teste pensanti che si ritrovano e si uniscono attorno a un’idea. Che è molto più di una soluzione di business intelligente e innovativa. È in tutto e per tutto un ideale. Quello che viene dopo, quello che vi racconteremo, è solo la conseguenza di questo primo nobile intento.
Innanzitutto c’è la voglia e il coraggio di cambiare le cose quando non vanno bene. La crisi, che poi in realtà è solo il sintomo e la fase di un cambiamento socio-economico molto più profondo, non ha polverizzato risorse e ricchezze – nulla si crea, nulla si distrugge (e tutto si trasforma) si studia nei libri di fisica. Nella maggior parte dei casi le ha semplicemente congelate, immobilizzate. Gli attori più colpiti da questa sorta di paralisi economica sono state le micro e piccole imprese, che in Italia costituiscono la quasi totalità del sostrato imprenditoriale nazionale (il 99,9%). Sardex e Coindustrio sono giunte alla medesima soluzione: liberare queste forze latenti inespresse. Come?
Farsi rete
Il titolo dell’articolo dedicato al circuito di credito commerciale di Serramanna era Sardex: se l’isola si fa rete. Il titolo di quest’articolo avrebbe benissimo potuto essere Coindustrio: se la supply chain si fa rete. La parola chiave allora è rete (distribuita). Questo concetto è anche il primo vero valore aggiunto di Coindustrio, un’implicazione quasi naturale del modello di business proposto, nel senso che sgorga dalla natura della soluzione creata dall’azienda pugliese: per ottimizzare le linee di produzione delle piccole-medie serie manifatturiere è innanzitutto necessario creare un indotto industriale virtuoso, un ecosistema di imprese distribuito su rapporti di cooperazione e collaborazione (ad esempio, nel caso della produzione di un dispositivo IoT, tra chi chi fa le cover in plastica, chi il circuito stampato – PCB, chi l’assemblaggio della scheda elettronica -PCBA). Bisogna tessere una rete, bisogna farsi rete.
La tecnologia a monte da cui scaturisce quest’importante implicazione – di nuovo, la necessità di farsi rete, ma anche la possibilità di creare una rete – è una semplice piattaforma on cloud, governata da un algoritmo di confronto e di abbinamento (matching algorithm). Quest’algoritmo, in maniera in parte automatizzata, mette insieme le richieste di quotazioni (RFQs) che riceve dalle aziende committenti con le anagrafiche e le disponibilità produttive in termini di slot time liberi delle aziende fornitrici – il termine semplice non è per caso né ha valore riduttivo, dal momento che la semplicità è condizione necessaria di qualunque soluzione innovativa.
Scendiamo un po’ più nel dettaglio.
La piattaforma
Lato committente: oggi un’azienda impiega circa tre mesi per reperire un fornitore. I mezzi classici sono le fiere, internet o il passaparola, gli eventi di settore. Utilizzando questi canali il time-to-market del prodotto inevitabilmente si dilata. E tempi lunghi, nell’ambito della produzione manifatturiera, significano prestazioni non ottimali a fronte di costi elevati. «Immaginati quindi la difficoltà, per una startup o per uno studio di progettazione, di dover sottostare a una prassi del genere».
Lato fornitore: i contoterzisti italiani sono delle micro, piccole aziende iper-specializzate (10, 30, 50 dipendenti). «La compagine del nostro network è costituita, per il 70 %, da aziende di queste dimensioni». Spesso queste aziende, soprattutto le più piccole, non riescono ad ottenere una visibilità che superi i confini locali (provinciali, regionali).
«La nostra piattaforma nasce dalla considerazione di queste due problematiche» che vengono convertite e si trasformano così in opportunità per creare ma soprattutto liberare valore.
«La piattaforma dev’essere un punto di accesso che facilita e snellisce tutto il processo che va dalla post-ingegnerizzazione fino all’industrializzazione del prodotto», spiega Stefano. «Quando il cliente arriva sulla piattaforma non deve far altro che caricare, tramite la sezione quote, le richieste di quotazioni. Inserisce quindi le specifiche tecniche di ciò di cui ha bisogno (schede elettroniche, cablaggi elettrici fino ad arrivare all’integrazione del prodotto finito). A questo punto viene svolta un’analisi interna – che a breve sarà completamente automatizzata. Iniziano quindi tutta una serie di confronti: vengono presi in considerazione gli slot time disponibili, le certificazioni ISO, le tipologie di assemblaggio, i settori di intervento di tutti quei fornitori che hanno sia la capacità sia le competenze per effettuare il tipo di lavorazione richiesta dal cliente. Questo, in breve, avrà a disposizione un pannello di possibilità produttive in cui potrà facilmente selezionare il fornitore ottimale, quello cioè che fra tutti, oltre a rispettare determinati requisiti, detiene la specializzazione più idonea al tipo di lavorazione richiesta».
Cosa c’è di nuovo?
Le linee di produzione che vengono utilizzate per l’assemblaggio delle schede elettroniche hanno capacità di volume abbastanza elevate e quindi costi altrettanto elevati. Oltre a facilitare lo scambio tra domanda e offerta, la piattaforma lavora andando a individuare i cali di produzione all’interno di queste filiere. I tempi morti in cui il sistema non è a regime comportano infatti un aumento dei costi; sono in tutto e per tutto uno spreco. «Da questo punto di vista l’algoritmo che abbiamo implementato è in grado di andare a individuare l’entità dei cali di produzione che si possono verificare all’interno di un’azienda. Questi slot time possono essere riallocati, messi a disposizione di altre aziende che hanno bisogno di produrre piccole o medie serie. Siamo in un’ottica del riutilizzo, della riqualifica. Tutto quello che serve già c’è (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, n.d.a.). Andare a individuare i tempi morti delle macchine alla fine significa avere un vantaggio sia a livello di costi sia a livello di tempi di produzione, e quindi un processo molto più snello ed efficiente».
I tempi morti vengono quindi rivitalizzati, divengono nuove finestre di produzione per conto di terzi. È lo stesso concetto di smart use che sta alla base dei servizi di car sharing e, più in generale, di qualunque filosofia della condivisione e servizio distribuito. «Una macchina passa la maggior parte del suo ciclo di vita chiusa in un box, parcheggiata – inutilizzata quindi. In termini di efficienza, questo è un grande limite. Allo stesso modo, muovere un’auto per il trasporto di un solo singolo passeggero quando in media i posti disponibili sarebbero 4 o 5 è un limite – un vero e proprio spreco: significa precludere e quindi congelare, temporaneamente, la mobilità degli altri quattro potenziali fruitori del veicolo».
Ma c’è dell’altro: attraverso la piattaforma vi è la possibilità, reciproca, di dare e ricevere dei feedback. Si viene così a generare un sistema basato sulla reputazione sia del cliente sia del fornitore. La piattaforma diventa garante della fiducia fra gli interlocutori, del rispetto degli impegni presi fra committenti e fornitori.
Industria manifatturiera avanzata (e distribuita)
Potenziare la competitività e l’efficienza delle micro, piccole e medie aziende manifatturiere italiane attraverso tecnologie digitali oggi è una priorità. Coindustrio, attraverso la propria piattaforma, da accesso ad un vero e proprio distretto manifatturiero completamente digitale. «In pratica siamo una supply chain organizzata, sempre accessibile e in ascolto, che si basa su una rete distribuita di fornitori. Grazie ai partenariati che abbiamo attivato con questi fornitori (oltre 200 EMS italiani del settore elettrico ed elettronico) rispondiamo alla domanda proveniente dal mercato italiano ed europeo – come può essere quello francese – guardando sempre con grande interesse al mercato tedesco e del Regno Unito».
Quello di Coindustrio è un esempio cristallino di innovazione in ambito Industria 4.0 e manifattura 4.0. Perché non si tratta tanto di una rivoluzione tecnologica: “rappresenta, invece, un particolare momento dove nascono nuovi modelli organizzativi e produttivi che si legano a tecnologie innovative spesso già presenti sul campo.”
La definizione di questo nuovo modello di manifattura avanzata e distribuita tiene conto di quattro parametri principali: costo, velocità, qualità e impatto del prodotto (della linea di produzione). E risponde alle seguenti domande di un potenziale committente: quanto posso risparmiare? Qual è il time-to-market? Qual è il mio fornitore ideale? Che impatto avranno le mie azioni da un punto di vista economico, ambientale e sociale?
I vantaggi di una rete manifatturiera decentralizzata e digitalizzata come quella abilitata da Coindustrio sono sotto gli occhi di tutti. Innanzitutto il crollo dei tempi di produzione: – 75 %; e poi l’accesso istantaneo a oltre 200 fabbriche italiane, organizzate per rispondere agevolmente alle richieste dei propri utenti.
Ma non solo: l’algoritmo della piattaforma è stato concepito anche per ridurre i costi logistici e il conseguente impatto ambientale, prediligendo quei fornitori che, a parità di profilo, sono geograficamente più vicini al committente.
E per entrare a far parte di questa rete distribuita di fornitori?
«Devo innanzitutto produrre in Italia. Coindustrio collabora con un’azienda che si occupa di qualificare, di fare audit all’interno dell’area di produzione. Va ad analizzare i processi e le linee produttive, i tipi di assemblaggi che vengono realizzati per rispondere al meglio alle necessità del cliente finale».
Lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo, perché vorremmo far passare anche questo messaggio: Coindustrio è un altro esempio di come questo movimento di industria 4.0 non sia solo ed esclusivamente un rinnovamento tecnologico ma un’esortazione a nuovi modelli collaborativi e sociali, per le imprese e per gli uomini.