Francis Ford Coppola merita pienamente il titolo di “media guru” che questa sera Milano gli riconoscerà al Teatro Dal Verme. E non tanto perché sia uno dei massimi registi cinematografici di tutti i tempi. Il fatto è che Coppola è sempre stato un autentico innovatore. Egli ha innovato profondamente nelle tecniche e nei linguaggi di quello straordinario mezzo di comunicazione che è il cinema. Un mezzo del quale sovente si decreta la crisi, ma che invece continua a mostrare la sua inesausta vitalità proprio attraverso l’ibridazione con altri media. Coppola ha sempre sperimentato, con lo stesso spirito pieno di curiosità con il quale da bambino costruiva marionette e metteva in scena gustose pièce teatrali.

Coppola è stato forse il primo regista a intuire le potenzialità dell’elettronica come strumento di controllo in tempo reale del lavoro registico. Nel 1982, in occasione delle riprese del musical One from the Heart, sostituì il tradizionale script con il video elettronico, rivoluzionando la pratica dei cosiddetti “giornalieri”. La telecamera digitale divenne il terzo occhio del regista, in grado di osservare il processo di ripresa nel momento in cui esso si svolge. Negli anni successivi, sempre più affascinato dalle potenzialità dell’elettronica, Coppola cominciò a sperimentarla non più solo come supporto al processo registico, ma come alternativa alla pellicola tradizionale. Fu così che nacquero le prime ibridazioni fra analogico e digitale nel campo del grande cinema d’autore. Coppola fece da apripista, seguito da giganti come Godard, Antonioni e Wenders.

Del resto già all’inizio degli anni Settanta Coppola si era interessato al digitale nell’ambito della postproduzione. La sua influenza sull’allievo George Lucas fu decisiva per l’avvio di un’altra grande avventura, quella di Star Wars (1977). Lo stesso Coppola salutò la nascita della Lucas Film con entusiasmo: “Siamo all’inizio di qualcosa che farà sembrare la rivoluzione industriale una cosa di poco conto. Vedo una rivoluzione della comunicazione nel cinema, nell’arte, nella musica, nell’elettronica digitale e nei satelliti, ma soprattutto una rivoluzione del talento umano.”

Non c’è contraddizione fra questa passione per la tecnologia, quasi fanciullesca ma in realtà molto seria, e il bisogno di profondità culturale che emerge dal lavoro di Coppola. Non a caso il grande regista americano non ci parlerà questa sera delle nuove frontiere dell’immagine digitale, ma del rapporto con la Basilicata: la sua terra d’origine. Sarà – scommettiamo – una lezione di storytelling, un discorso sul ruolo centrale che i luoghi hanno nella formazione nel nostro immaginario. “Un paese ci vuole”, scriveva Cesare Pavese. Perché senza radici non c’è una buona storia, e senza una buona storia non si fa il cinema. Impareremo dunque come si può raccontare la Basilicata e come la Basilicata racconta sé stessa. Non a caso l’appuntamento milanese – organizzato da Meet the Media Guru e dalla sua infaticabile “regista” Maria Grazia Mattei – è promosso dalla Regione Basilicata in partnership con Matera 2019 e la Lucana Film Commission. Ovviamente ci sarà anche Spindox, che seguirà l’evento e ve lo racconterà su Twitter dalle 19.30, qui. E sul sito di Meet the Media Guru potete anche seguire il live streaming.

“Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”, ha decretato lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (proprio lui, quello di 2001: Odissea nello spazio). Crediamo che Coppola sarebbe d’accordo nel parafrasare Clarke, sostenendo che ogni luogo sufficientemente autentico è indistinguibile dalla magia.