Deep link: così il web si integra con la mobile app nativa

da | Mar 16, 2019

Dai deep link per iOS e Android ai dynamic link di Firebase. Intanto va in pensione goo.gl, il vecchio servizio di abbreviazione delle URL.

Si torna a parlare di deep link. Da un lato esistono servizi di deep linking sempre più ricchi di funzionalità, i quali consentono di gestire URL universali e mettono il web in relazione con il mondo mobile. Sia perché i deep link sono destinati a rimpiazzare le vecchie short URL. E proprio fra pochi giorni goo.gl, il servizio di abbreviazione delle URL in uso fino allo scorso anno, sarà definitivamente pensionato.

Che cosa sono i deep link?

Com’è noto, un deep link è un collegamento ipertestuale che porta da un documento web a un contenuto presente in una mobile app nativa iOS o Android. Nel gergo di Apple i deep link si chiamano universal link, mentre nel vocabolario di Google sono detti app link. Sia iOS (9.0 e versioni successive) sia Android (tutte le versioni) mettono a disposizione le opportune API e tutte le istruzioni del caso per effettuare il deep linking.

Vi è poi un’ulteriore accezione del termine: con app link, infatti, si designa anche uno standard per creare collegamenti dalla mobile app di Facebook a un’altra app. Quando l’utente della app di Facebook condivide nel proprio News Feed un contenuto che ha reperito su un’altra app, tale contenuto può essere accompagnato appunto da un app link che conduce direttamente alla fonte del contenuto stesso (i dettagli qui).

Approccio fai-da-te o hosted deep linking?

La gestione dei deep link può essere effettuata in due modi. Una prima strada consiste nel creare da sé i propri deep link, seguendo le istruzioni del caso. Un buon tutorial si trova nel post di Adam Geitgey Everything you need to know about implementing iOS and Android Mobile Deep Linking. La soluzione alternativa consiste nell’utilizzo di un servizio di hosting, che comporta diversi vantaggi.

Il principale di questi vantaggi è costituito dalla disponibilità di un’interfaccia di amministrazione web-based che permette non solo di creare e personalizzare i propri deep link, ma anche di monitorarne le performance nel tempo. Il tutto in modo intuitivo e senza essere costretti a scrivere del codice.

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Un altro vantaggio è costituito dal cosiddetto deferred deep linking. In pratica il servizio di hosting è in grado di memorizzare la URL del documento che contiene il deep link, in modo da non far atterrare l’utente in una schermata generica della app, ma di fornirgli/le un’esperienza contestualizzata.

Quale provider?

Ce ne sono molti. Ma indubbiamente i due più popolari sono Branch e Firebase Dynamic Links. Ed è su quest’ultimo che concentreremo la nostra attenzione da qui in avanti. Ricordiamo che Firebase è una piattaforma per lo sviluppo di mobile app supportata da Google, la quale include una grande quantità di servizi integrati: hosting, storage, realtime database, in-app messaging, monitoraggio delle performance e – appunto – dynamic linking.

I Firebase Dynamic Links sono qualcosa di più dei deep link fin qui descritti. Si tratta di link in grado di operare su una pluralità di piattaforme: iOS, Android, Web, C++ e Unity. Questi “collegamenti dinamici” funzionando anche quando l’utente non ha ancora installato la app sul proprio dispositivo mobile. In questo caso, infatti, l’utente si vede prima indirizzare su Play Store o App Store. Solo dopo il download e l’installazione, il deep link si attiverà nel modo voluto.

Come funziona Firebase Dynamic Links

La creazione di deep link (o link dinamici) con Firebase è molto semplice. Una console estremamente intuitiva permette di compiere, passo dopo passo, le seguenti azioni:

  • creare una URL breve personalizzata;
  • associarla al link che deve essere aperto dall’applicazione;
  • attribuirle un nome intuitivo;
  • stabilire se il link deve essere aperto in un browser o nella app (rispettivamente per iOS e per Android);
  • aggiungere dei metatag per generare un’anteprima del link in caso di condivisione;
  • associare al link i parametri UTM utilizzati per identificare la sorgente di traffico.

Per ogni URL creata, la console tiene traccia del numero di clic, delle prime aperture (ossia delle aperture della app immediatamente successive alla sua installazione) e delle riaperture. Per evitare la creazione non autorizzata da parte di terzi di link dinamici che reindirizzano dal nostro dominio a siti fuori dal nostro controllo, possiamo creare una white list delle URL autorizzate.

Paolo Costa
Paolo Costa
Socio fondatore e Direttore Marketing di Spindox. Insegno Comunicazione Digitale e Multimediale all’Università di Pavia. Da 15 anni mi occupo di cultura digitale e tecnologia. Ho fondato l’associazione culturale Twitteratura, che promuove l’uso di Twitter come strumento di lettura attraverso la riscrittura.

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