Se pensate che il digital divide (“divario digitale”) sia un fenomeno irrilevante, fate un salto in India. Il 75% della popolazione del gigante asiatico è privo di accesso a Internet, benché quasi tutti gli abitanti del paese dispongano di un telefono cellulare.

Però qualcosa sta cambiando. Nel febbraio scorso Facebook ha finanziato l’introduzione di Internet.org in India. Si tratta di un servizio pensato per garantire l’accesso alla Rete – con alcune limitazioni – a condizioni molto vantaggiose per le fasce della popolazione più povere, che non possono permettersi di pagare il prezzo di una connessione a banda larga. Il servizio è stato offerto ai 100 milioni di clienti di Reliance Communications, un operatore telefonico locale. In questo modo agli utenti si aprono le porte di decine di siti web, visitabili in modalità mobile. Non è ancora tutta la Rete, si dirà, ma da un certo punto di vista è meglio di niente. La risposta all’iniziativa di Internet.org non si è fatta attendere. Un altro operatore telefonico indiano ha cercato di introdurre un accesso privilegiato – in termini di prezzo per il consumatore finale o di velocità in download – a una serie di siti disposti a pagare.

Tutto bene, dunque? Certo iniziative come quella di Facebook consentono di ridurre il digital divide. Il punto è che operazioni di questo tipo violano, con tutta evidenza, il principio della neutralità della Rete: a seconda dell’operatore telefonico prescelto, del tipo di contratto stipulato con esso e degli accordi commerciali intercorrenti fra il provider stesso e i titolari dei siti web, il cliente godrà di condizioni di accesso differenziato alle risorse online. Facebook insiste nel dire che l’operazione non ha, dal suo punto di vista, finalità commerciali. Ma non pochi osservatori hanno qualche dubbio.

C’è poi un altra questione che fa discutere l’opinione pubblica del grande paese asiatico in queste settimane: aprire le porte a Internet a oltre 100 milioni di nuovi utenti potrebbe significare – a parità di offerta infrastrutturale – ridurre la disponibilità di banda per quella minoranza di indiani che fin qui ha utilizzato Internet. Questione che rischia di diventare esplosiva, se pensiamo che l’India ha oltre un miliardo di abitanti. Bisogna cioè che l’infrastruttura evolva di pari passo con l’abolizione delle barriere commerciali all’accesso. Il problema è tanto sentito che a Mumbai si sta discutendo di una proposta legislativa, caldeggiata da quel 25% di internauti attuali, finalizzata a impedire l’accesso gratuito alla Rete alla parte più povera della popolazione.

E se siete ancora persuasi che stiamo parlando di temi irrilevanti per il futuro dell’India, considerate che in occasione del suo ultimo viaggio negli Stati Uniti il primo ministro Narendra Modi si è recato a Menlo Park, in California, per un incontro riservato con il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Di che cosa avranno parlato?