Le vie della consulenza IT sono infinite. Dalla diplomazia ai public affairs, dal lobbying al marketing, Giulia ha portato con sé tutte le esperienze passate.

Il mio percorso di studi è stato un po’ sui generis rispetto al mondo di Spindox e della consulenza IT.

Giulia Ripa SpindoxCioè?

Ho studiato giurisprudenza. Volevo fare carriera diplomatica, così ho improntato tutto il mio percorso di studi su questa idea. Ho conseguito una doppia laurea a Parigi e poi sono stata presa dal Ministero degli Esteri per fare uno stage nell’ambasciata del Lussemburgo. Era un periodo interessante, fra le istituzioni europee e la caduta del governo Berlusconi – che avveniva in quel periodo – c’era un bel po’ di fermento.

E poi?

E poi sul campo mi sono resa conto che non faceva per me. troppa forma, mondanità e stratificazioni rispetto a quello che cercavo. Tornata in Italia però volevo continuare ad esplorare il mondo delle relazioni istituzionali così ho iniziato a lavorare nel settore privato, in un ufficio di public affairs.

Che tipo di lavoro era?

In pratica si trattava di lobbying. Pulito, ovviamente. Specifico perché quando si parla di lobbying si pensa sempre male. Si tratta di rappresentare gli interessi del business di fronte alle istituzioni e alle associazioni di categoria, un’attività assolutamente legittima.

E com’è stato?

È stato molto formativo, mi ha insegnato ad avere un certo tipo di standing davanti ai management delle aziende, davanti ai funzionari delle istituzioni, o del Ministero.

In quel lavoro ho anche iniziato a fare una sorta di sperimentazione in qualità di PM sui bandi europei. In pratica la Commissione Europea erogava fondi di finanziamento a fondo perduto per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese e io li studiavo in modo che Seat Pagine Gialle – all’epoca lavoravo per loro – potesse fare da fornitore.

Avendo fatto il PM lì, mi si è aperta la possibilità di entrare nell’ambito digital.

Sempre in Seat?

Sì. Incontravo gli agenti nelle varie sedi e proponevo delle soluzioni customizzate della nostra offerta: sviluppare un sito, fare pubblicità sui social, gestire campagne AdWords, servizi di questo tipo. Ero  la referente per l’offerta su LinkedIn e Buzzoole: sviluppavo l’offerta marketing/commerciale, la presentavo alla rete vendita e seguivo l’andamento delle campagne adattando l’offerta a seconda di settore e tipolgia di cliente.

Che clienti seguivi?

Dipende, avevamo sia clienti molto grandi – come McDonald’s, Lavazza, o Electrolux – che molto più piccoli. Io in alcuni casi andavo anche in trattativa con i commerciali, in altri seguivo tutto, dal brief iniziale alla composizione del team di progetto, dalla scelta dei fornitori fino alla presentazione finale al cliente. Ho imparato tantissime cose.

Per esempio?

Prima di tutto che ogni risultato va giustificato, sia quando si ha un grande successo sia quando i risultati si rivelano nella media. Poi, che comunque vada bisogna trovare una strategia per ripartire e cercare il modo di ottenere quello che si è prestabilito. Nel digitale soprattutto bisogna studiare bene la situazione e capire realisticamente, dati alla mano, fino a che punto si riesce ad arrivare.

Arriviamo ad oggi. Di che cosa ti occupi?

Oggi ho cambiato di nuovo cliente. Ora per Spindox sono consulente in Vodafone, lavoro nella direzione IT e faccio parte di un gruppo di PMO. Mi occupo di monitorare tutte le iniziative che passano per la direzione in due momenti importanti: la release – tecnica e commerciale – e l’approval meeting, in cui il management si riunisce per decidere se approvare e dare il via libera alla realizzazione delle varie iniziative.

È un’attività molto interessante e sfidante. Nonostante il settore sia molto diverso da quello a cui ero abituata, le esperienze relazionali sviluppate in precedenza mi sono servite molto. Sono riuscita a costruire un rapporto di collaborazione con ogni PM, in modo tale che sia lui stesso ad avvisarmi nel momento in cui si presenta qualche criticità.

Già, come è stato il passaggio all’IT?

Non è stato automatico. È stato necessario imparare un altro linguaggio, completamente nuovo. Prima con l’IT avevo un rapporto più distaccato: chiedevo agli sviluppatori ciò di cui avevo bisogno e loro me lo fornivano. Adesso invece – pur mantenendo una visione dall’alto – dovendo entrare più nel dettaglio con ogni PM ho dovuto imparare la loro lingua. C’è voluto un po’, ma mi sono ambientata. So cosa chiedere, cosa aspettarmi.

Parliamo più in generale dell’essere consulente. Che soft skill servono?

Prima di tutto devo dire che lavorare in consulenza per me è sempre stato stare fisicamente dal cliente. Questo significa capire come lavora, cercare di integrarsi – la cosa più importante – e ascoltarlo. L’ascolto resta il punto numero uno. Il che non significa fare pedestremente tutto quello che viene richiesto senza dare un valore aggiunto. Se andassi avanti per la mia strada senza però aver immagazzinato quel che mi è stato richiesto non otterrei molto. Bisogna ascoltare e dare soluzioni alternative, nuove, in base alle esperienze avute prima.

Un altro elemento fondamentale è la diplomazia. Andando in un ambiente nuovo si trovano persone nuove, con dinamiche nuove. Bisogna sapersi inserire in punta di piedi. Essere fermi ma in modo soft, credo che in consulenza convenga fare così.

Poi quando bisogna far valere ciò che si è fatto è ovvio che bisogna essere precisi e ben determinati, ma avere un atteggiamento più morbido aiuta – e non sempre viene fatto.

Ultima domanda, standard: cos’è l’innovazione per te?

Di pancia mi verrebbe da dire “futuro”. Pensandoci un momento direi che è un modo nuovo per rendere più semplici e più facili le cose, a cui nessuno aveva mai pensato prima. Nel nostro caso sicuramente è legato all’IT, ma penso anche alla sharing economy, i vari AirBnB o Car2Go. Sono tutte cose alla fine abbastanza semplici, che però ci consentono di fare tutta una serie di azioni e attività che prima facevamo in un altro modo, e che adesso facciamo più velocemente. Per me innovazione è questo.

C’è altro che ci vuoi dire di te?

Posso dire qualcosa che non c’entra niente: come hobby faccio gioielli con fiori e foglie! A casa plastifico come una pazza, ho questa parte creativa che deve venire fuori.

A parte questo, c’è un’altra cosa. Faccio parte di Lunetica, un’associazione di sole ragazze che fa progetti di cooperazione internazionale a favore delle donne. Sensibilizziamo sui temi dell’igiene personale e delle mestruazioni, tenendo anche laboratori di cucito per insegnare alle donne a fabbricarsi da sole degli assorbenti lavabili. L’estate scorsa siamo andate in Nepal, probabilmente quest’anno andremo in Senegal.