Industry Specialist o Project Manager? Per noi, è sempre lui: un napoletano a Maranello, tra Luxury Car e mercato Pharma

Questa volta parliamo di un collega che lavora tra supercar e mercato Pharma. Vi avevamo lasciati con l’immagine di noi persi a cercare un angolo tropicale a Roma, in attesa dell’intervista al nostro Account Manager, Andrea Saccomanno. Stavolta abbiamo imparato la lezione. Consci dell’errore che abbiamo commesso e intenzionati a non ripeterlo, con l’Industry Specialist – così ci hanno detto di chiamarlo – ci andiamo con i piedi di piombo: non lo vediamo di certo in cucina, con il grembiule, sporco di farina davanti a un tavolo a impastare la pasta fresca, a preparare il ripieno per i tortellini o a cuocere il ragù. Semmai è lui che ci trova ancora seduti al tavolo, ad assaggiare chissà quale ricetta, quando arriva nei pressi della sede Spindox a Maranello.

Parliamo di Carlo Panizza, Industry Specialist – per gli amici Project Manager – di Napoli che ha lavorato a Istanbul, Madrid e in Francia. Da qualche anno invece si divide tra nord e sud Italia, seguendo progetti che lo tengono lontano da casa ma lo portano in giro tra Milano e Maranello.

Carlo, che lavoro fai?

«Il lavoro che faccio è sostanzialmente di supporto ai mercati luxury car e pharma. Seguo proattivamente anche molti progetti come Project Manager, per supportare attività di cui curo sia la parte commerciale sia di delivery.»

Parlaci del tuo percorso formativo e lavorativo

«Sono laureato in matematica, sono un numerico. Ho sempre lavorato sui sistemi di elaborazione paralleli, per due anni come sistemista delle infrastrutture alla Città della Scienza di Napoli. Dopodiché mi sono spostato nel mercato farmaceutico, ho lavorato per vent’anni prima come Project Manager per una multinazionale su progetti internazionali, poi come IT Manager per un’altra società dello stesso gruppo per seguire tutte le attività della consociata italiana. Seguivo quaranta persone per tutte le attività sia di sviluppo, sia sistemistiche, sia di help desk. Poi ho lavorato per una società di consulenza, finché non sono approdato in Spindox, dove mi sto divertendo tantissimo. Quello che faccio è un lavoro bellissimo con un team veramente molto simpatico.»

Allora parlaci di com’è lavorare per Spindox a Maranello!

«Mi piace molto lavorare a Maranello, per il semplice motivo che siamo a contatto col cliente – siamo anche un po’ stressati da questo – però c’è una crescita esponenziale. Io stesso, che ormai non sono più giovane, riesco a imparare veramente in maniera molto veloce, tantissime cose. Inoltre, siamo sempre a contatto con altre società di consulenza e il semplice fatto di competere con le più grandi ci fa essere sempre molto agguerriti: quando vinciamo qualche cosa ce lo portiamo a casa; quando perdiamo, studiamo che cosa non è andato bene per migliorarci sempre.»

Hai parlato di Napoli. Sei di origine napoletana ma vivi a Maranello. Raccontaci di te.

«Ho parlato di Napoli perché la porto sempre nel cuore. Un napoletano non può perdere l’affetto e il legame con Napoli. E in effetti la mia famiglia è lì, anche se io lavoro a Maranello e trascorro la maggior parte del tempo qui. Mi divido tra Maranello e Milano perché chiaramente noi del sud Italia dobbiamo muoverci verso altre locazioni per lavorare. L’unico problema che abbiamo a Maranello è l’alimentazione: si mangia troppo bene.»

Tortelloni a parte, quando sei arrivato in Spindox?

«Ho iniziato a lavorare in Spindox nel luglio 2014 e da allora ho sempre vissuto tra Napoli e Maranello. È facile quindi dire “un napoletano a Maranello”: continuo ad avere la famiglia a Napoli e ad abitare lì nel weekend e nei periodi di vacanza. Ogni volta cerco di portare un po’ di Napoli qui nei periodi lavorativi, perché poi la maggior parte della mia vita la trascorro a Maranello.»

All’inizio dell’intervista hai nominato il mercato pharma. Siamo curiosi: Spindox sta facendo qualcosa nel farmaceutico?

«Il pharma è uno dei mercati che Spindox sta iniziando a ispezionare. Stiamo costruendo la nostra value proposition e il relativo portafoglio di offerta. Il mercato farmaceutico rappresenta una supply chain virtuosa, con regole precise e un contesto fortemente legiferato. Purtroppo parliamo di un mercato “un po’ chiuso”. Sia che i clienti siano della distribuzione farmaceutica sia che siano delle industrie, chi ne è all’interno cerca sempre fornitori che abbiano avuto già delle esperienze nel farmaceutico.

Credo che Spindox abbia tutte le carte in regola per entrare in questo mercato. Anzi, sono veramente fiducioso. Sono convinto che l’offerta che possiamo fornire al cliente è veramente di primo livello. Siamo bravi in questo! Mi sento sicuro quando vado a presentare Spindox nel pharma perché so quello che riusciamo a fare, ho un carnet di opportunità veramente ampio. Credo che si debba soltanto rompere la resistenza iniziale nei confronti di un fornitore che non ha avuto ancora un’esperienza nel settore.»

Quali sono le competenze che deve possedere chi vuole diventare un Industry Specialist come te?

«Innanzitutto team management perché si lavora in team, sempre in gruppo. Questa in realtà non è solo una competenza, ma una sensibilità che bisogna avere: saper trattare con le persone, saperle gestire e fare squadra è fondamentale. Dopodiché vengono a cascata le competenze per la governance dei progetti, l’attenzione su esperienze che ti sei portato dietro da altri progetti e che ti permettono di anticipare le problematiche. Credo che l’aspetto principale rimanga, in ogni caso, la sensibilità nel lavorare con le persone.»

Che consigli daresti ai giovani che vogliono iniziare a lavorare in questo settore?

«Consiglierei di non avere paura, di fare delle esperienze importanti. Nei primi cinque anni di carriera bisogna fare esperienze lavorative impegnative, senza temere di rischiare perché è il momento più propizio per imparare. Il momento della maturità, di essere calmi e calcolatori viene più avanti. L’esperienza rimane nel bagaglio culturale della persona. Dopodiché ci saranno tutti i corsi di formazione possibili e immaginabili che un’azienda può offrire e che possono completare il patrimonio culturale della persona. Ma ribadisco che l’esperienza maturata nell’ambito lavorativo è quella che poi ti fa distinguere come professionista.»

Per te, quali sono i valori di Spindox?

«Spindox è una realtà giovane, molto professionale, nella quale si fanno lavori molto interessanti. Il valore di Spindox è la comunità che si crea: trovo veramente piacevole lavorare con i colleghi di Maranello, di Milano e Torino (che saluto!). Seguendo tanti progetti qui a Maranello, abbiamo l’opportunità di creare team composti da persone che provengono da sedi diverse. Abbiamo lavorato molto bene insieme e questa è una delle cose che più apprezzo di Spindox.»

Siamo stati veloci, un’ultima domanda: cos’è per te l’innovazione?

«Nell’ambito in cui operiamo l’innovazione è fondamentale. Non mi riferisco solo all’innovazione tecnologica. Si può innovare anche nei processi e nel modo di lavorare. Spindox è brava a fare questo: abbiamo realizzato prodotti innovativi non soltanto a livello tecnologico, ma anche nel processo. Il significato di ciò che chiamiamo “innovazione” è molto ampio. Spindox lo copre quasi completamente.»