Altra sede, altre colleghe, altro mestiere. Parlano Ambra e Giorgia, due PO affaccendate in tante attività. Ecco i loro consigli per i neolaureati che guardano al mondo dell’IT.

Continuano le interviste per la rubrica Digital Jobs. Dopo Roma, abbiamo deciso di andare a incontrare i nostri colleghi della sede Spindox Maranello. Tra i tortelloni ricotta e spinaci “Vecchia Modena” e i racconti, a tratti discordanti, sulle origini del conflitto tra Bologna e Modena – con le citazioni de “La secchia rapita” di Tassoni –  siamo riusciti anche a capire cosa facciano e come mai si divertano tanto a Maranello. Lo abbiamo chiesto ad Ambra Zoia e Giorgia Trenti, entrambe Project Office.

Ciao Ambra e Giorgia, che lavoro fate in Spindox?

Ambra: «In qualità di Project Office Sr svolgo principalmente attività di interfaccia tra cliente e team di sviluppo. Essendo owner di due progetti che ormai sono live, la mia è un’attività di coordinamento in ambito AMS. Per AMS (Application Maintenance Services) si intende lo stato in cui va un progetto dopo il go-live,  in questo stato il sito viene manutenuto e aggiornato seguendo le richieste del cliente. Sostanzialmente io mi occupo di raccogliere queste nuove richieste e aprire CR (Change Request, ovvero la modifica di una funzionalità già esistente) o SR (Service Request, l’aggiunta di una nuova funzionalità) su Jira. Una volta che gli sviluppatori portano in ambiente di test la modifica, mi premuro di testare il corretto funzionamento della nuova funzionalità e do l’ok per il rilascio in produzione.»

Giorgia: «In Spindox sono Business Analyst e Project Office. Come Project Office il mio compito principale è supportare il Project Manager per attività operative quali: schedulazione dei meeting, operazioni necessarie a facilitare i flussi informativi tra gli stakeholder, produzione di presentazioni e report sull’avanzamento delle attività. Come analista mi occupo dell’analisi, della raccolta dei requisiti di business e della loro formalizzazione in specifiche funzionali, del dialogo con il team di sviluppo durante la build phase e dell’esecuzione di test per individuare eventuali bug. Devo assicurarmi, inoltre, che quanto rilasciato sia coerente rispetto al desiderata – o business need – espresso, quindi all’esigenza del cliente. Durante queste attività si adotta la metodologia Agile: mantenendo flessibilità e aumentando il numero di interazioni nella fase di sviluppo e test, si coinvolge direttamente il cliente per verifiche intermedie, rilasciando le varie soluzioni in step incrementali. A seconda della fase progettuale vengono prodotti una serie di deliverables, i documenti più importanti sono: l’analisi business, che raccoglie la descrizione dello stato attuale (As-is) e il desiderata del cliente (To-be); l’analisi funzionale che traduce i requisiti business in requisiti funzionali; il test book che raccoglie i casi di test per la validazione del sistema durante gli UAT (User Acceptance Test); il manuale utente per il training agli utenti.»

Grazie, ci avete fornito molte informazioni, specifiche e tecniche. Quando siete arrivate in Spindox?

Ambra: «Io lavoro in Spindox da quattro anni e mezzo.»

Giorgia: «Ho da poco compiuto il mio secondo compleanno in Spindox, il 1° aprile per la precisione. Sì, fa ridere, anche io quando ho visto la data sul contratto ho pensato “speriamo non sia un pesce d’aprile”!»

Prima di diventare Project Office in Spindox, cosa facevate?

Ambra: «Lavoravo come content editor in una web agency che a quel tempo stava realizzando il sito Fiat.it. In seguito mi sono occupata della maintenance dei siti clienti (Sparco, Abarth, e altri) e della creazione e l’invio di newsletter.»

Giorgia: «Ho iniziato a lavorare in Spindox nel 2015, pochi giorni prima della discussione della mia tesi di laurea. Durante il periodo di studi ho lavorato in altre aziende: dal 2011 al 2013 sono stata consulente Web Marketing per conto di un’agenzia che offriva diversi servizi in outsourcing alle aziende.

Come consulente seguivo una decina di clienti e mi occupavo di accompagnarli nel definire le strategie di presenza online dei loro brand attraverso siti, blog, social e campagne PPC, disegnando il piano editoriale, gestendo i contenuti da condividere, facendo analisi di redemption sui risultati ottenuti. L’azienda collaborava con un ente di formazione che eroga corsi post-laurea e post-diploma, così nel 2013 ho partecipato come tutor a un corso, tenendo alcune lezioni su tematiche legate al Web 2.0. Dopo un paio d’anni mi son trovata di fronte a una scelta: da un lato l’impegno lavorativo full-time spesso non si conciliava con i miei impegni universitari e dall’altro come studente lavoratore non avevo la possibilità di frequentare le lezioni e questo creava problemi con il mio percorso di studi. Ho capito che era il momento di darmi delle priorità e ho scelto di lasciare quel lavoro per concentrarmi sullo studio. Nei due anni successivi ho lavorato part-time per un’altra azienda occupandomi di back office e amministrazione, trovando il tempo per seguire le lezioni e dare gli esami. Poi in piena tesi sono stata contattata da Spindox, ed eccomi qua.»

Vi andrebbe di parlarci del vostro percorso formativo?

Ambra: «Io sono un perito informatico, dopo il diploma ho seguito due corsi semestrali per specializzarmi e aumentare le probabilità di riuscire a trovare lavoro nell’ambito IT. Spesso le aziende mi contattavano per lavorare come sviluppatrice, ma quello era un mestiere che proprio non mi interessava. Così ho deciso di formarmi come sistemista di rete e web designer. E devo dire che è stata una buona idea: ancora oggi, ogni tanto, mi trovo a lavorare con HTML e CSS.»

Giorgia: «Mi son laureata nel dicembre 2011 conseguendo il titolo triennale in Economia, poi ho deciso di completare il percorso di studi con la Laurea Magistrale in “Strategia d’Impresa” presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Sono contenta del percorso di studi scelto perché credo fornisca conoscenze trasversali, sia tecniche sia umanistiche, che possono essere trasferite in ambiti diversi.»

Quali sono le competenze necessarie per svolgere la vostra professione?

Ambra: «Un buon Project Office deve avere la capacità di adattarsi e adattare il proprio linguaggio in base al contesto. È necessario poi un giusto compromesso di competenze: un background tecnico che possa essere declinato in maniera trasparente e comprensibile presso ogni tipologia di cliente, essere multitasking e con forte propensione al problem solving, rispettare tempi e scadenze concordate. Di rilievo, inoltre, è la conoscenza degli applicativi, in maniera da poter proporre le soluzioni più semplici ed efficaci alle reali necessità del committente.»

Giorgia: «Inizialmente temevo che la mancanza di un titolo di studio tecnico avrebbe rappresentato un limite per me. Poi ho dovuto ricredermi, ho capito che in realtà non esiste un percorso di studi ideale ma piuttosto uno personale: a fare davvero la differenza è l’interesse, l’impegno e la motivazione verso questo mestiere. Non so se esista una ricetta per il Project Office perfetto. Io ogni giorno cerco di capire come migliorarmi osservando e ascoltando chi ha più esperienza di me. Senza dubbio fare l’analista richiede capacità di analisi e una mente strutturata: spesso mi trovo a lavorare con informazioni limitate e incomplete quindi devo esser brava a cercare gli altri pezzi del puzzle, a organizzarli e rappresentarli correttamente con i mezzi che ho a disposizione. Credo siano molto importanti anche le cosiddette soft skills. Personalmente, se dovessi fare una classifica delle competenze, direi: prima tra tutte sapere ascoltare, anche quello che non viene detto.

Spesso l’analista viene scambiato per un mero “formalizzatore” che si limita a trascrivere e documentare quanto detto dal cliente, ma non è così. L’analista deve diventare un interprete dei bisogni del cliente, anche di quelli inespressi o espressi in modo sbagliato. L’analista deve saper cogliere non solo le esigenze che vengono palesate dal cliente ma anche quelle latenti. Inoltre saper ascoltare è importante per assimilare il linguaggio dell’interlocutore e trovare un “codice” condiviso ed esser certi che le informazioni scambiate siano recepite correttamente da entrambe le parti. In secondo luogo per lavorare in team è importante essere collaborativi e capaci di instaurare relazioni positive, bisogna saper dialogare con tutti gli attori coinvolti nel progetto. Infine credo che l’umiltà sia una grande dote, l’orgoglio può portare ad aver paura di mostrarsi deboli facendo domande ai colleghi senior o chiedendo aiuto. Umiltà significa anche mantenere un atteggiamento positivo nel prendere in carico con entusiasmo qualsiasi attività venga assegnata, anche quelle apparentemente più noiose, perché da ogni cosa c’è sempre di nuovo da imparare! Per lo meno per me è così.»

Quindi cosa consigliereste a un neodiplomato o neolaureato che voglia intraprendere un percorso professionale come il vostro?

Ambra: «Ho fatto tanta gavetta all’inizio ma i miei sforzi e la mia perseveranza infine sono stati ripagati.»

Giorgia: «Ritengo siano fondamentali lo studio e la formazione continua. Consiglio però a chi è studente e voglia intraprendere, non solo questa ma una qualsiasi professione, di non preoccuparsi di investire in modo eccessivo nella formazione post-universitaria a discapito di esperienze e opportunità lavorative, stage o tirocini mirati che consentono di acquisire conoscenze sul campo: io credo nel learning-by-doing.»

Ambra, quali sono le difficoltà del tuo mestiere? E quali gli aspetti che ti entusiasmano ogni giorno?

Ambra: «Sono sempre stata una problem solver, mi piace rendermi utile nella risoluzione dei problemi delle persone. La mia figura è di tipo consulenziale, dovrei riuscire a consigliare i clienti ma ammetto che a volte trovo difficoltà nell’accompagnarli nel percorso di aggiornamento perché è ancora molto radicato il concetto del “noi l’abbiamo sempre fatto così!”.»

E ora parliamo con Giorgia: cos’è per te Spindox? E quali sono i suoi valori?

Giorgia: «Per me Spindox è stata una sorpresa. La cosa che più mi ha colpito è la capacità di vedere nelle persone le opportunità, prima dei limiti e delle etichette. La seconda riguarda il clima organizzativo: per me è molto importante la qualità dei rapporti umani sul luogo di lavoro. Avendo sempre lavorato in aziende medio piccole, credevo che in un’azienda strutturata e con più di 400 dipendenti si sarebbero perse, in nome di un ambiente più formale, complicità e interazioni tra colleghi tipiche di realtà più ridimensionate. Ma anche su questo ho dovuto ricredermi!

Giorgia qual è la caratteristica distintiva di Spindox?

Giorgia: «Spindox è un ambiente giovane e dinamico. Qui a Maranello l’età media è intorno ai 30, forse meno (a 27 anni ho dei colleghi che mi fanno sentire già vecchia!). Comunque non ne farei tanto una questione anagrafica quanto culturale.»

Torniamo a parlare con entrambe. Ambra e Giorgia, sappiamo che qui vi divertite molto, raccontateci i rapporti che si sono creati tra i colleghi della sede Spindox Maranello.

Ambra: «Per me prima era più facile conoscere le new entry: eravamo quasi sempre gli stessi colleghi e il “nuovo arrivato” di turno era un evento straordinario. La situazione adesso è diversa. Ogni giorno arrivano persone nuove, alcune delle quali vengono mandate dal cliente. Quindi le si vede solo agli aperitivi aziendali. Con i miei colleghi storici il rapporto è molto buono, ho trovato delle belle persone che sono diventati amici.»

Giorgia: «Tra colleghi c’è stima, affiatamento e amicizia, dentro e fuori l’ufficio. Spesso organizziamo attività e serate insieme: aperitivi, cinema, bowling, laser game, paintball, partite di calcetto e beach volley… Qui non ci annoiamo mai!»

Cosa fanno due Project Office nel tempo libero?

Ambra: «Prima di diventare mamma mi piaceva leggere, viaggiare e guardare serie tv. Ora il tempo libero è tutto occupato, con gioia, dalla mia bimba.»

Giorgia: «Escludendo le attività di cui vi ho già parlato, sicuramente nel tempo libero mi piace dedicarmi agli amici e ad alcuni hobby: da poco mi son lanciata in quello che io chiamo “riciclo creativo” – o creative recycling, che fa più figo. Mi piace sporcarmi le mani di colore, creare utilizzando materiali disponibili in natura o di recupero oppure dare nuova vita agli oggetti.»

Cos’è l’innovazione per Ambra e Giorgia?

Ambra: «Qualcosa che migliora la vita delle persone.»

Giorgia: «Per me fare innovazione significa migliorare la vita delle persone introducendo qualcosa di nuovo, che è stato inventato oppure re-inventato. Non si può parlare di innovazione se il nuovo non apporta benefici allo stato presente.»

Ultima domanda: se vi chiedessi di pensare a un’innovazione che è accaduta di recente nella vostra vita cosa rispondereste?

Ambra: «È nata mia figlia.»

Giorgia: «L’innovazione che ha un po’ rivoluzionato la mia vita non è recente e non riguarda l’ambito tecnologico. È stata di natura etica, tra l’altro condivisa da alcuni membri della mia famiglia: sono vegetariana da dodici anni. È una scelta salutare, cruelty-free ed ecologica che mi ha avvicinato negli anni alle problematiche ambientali e soprattutto alla salvaguardia degli animali. Motivo per cui sono stata anche volontaria LAV raccogliendo firme per sensibilizzare le persone sul tema dei maltrattamenti di animali.»