UX e UI designer sono figure molto ricercate nell’attuale mercato del lavoro. Matteo e Olga ci hanno parlato del loro percorso, di questo lavoro e di Spindox.

Nell’analisi 2015 delle professioni più richieste su LinkedIn, UX e UI designer spiccano al sesto posto, in particolare lo UI design risulta decimo in classifica come skill più utile per essere assunti nel 2016. Un altro dato: secondo una ricerca 2015 di CNN Money, svolta in collaborazione con PayScale.com, la richiesta di UX designers negli USA aumenterà del 18% nei prossimi 10 anni.

Considerata la loro stringente attualità, siamo convinti che UX e UI designer siano due delle forme in cui si dovrebbe incarnare oggi, nell’era digitale, la tradizione italiana del design.

Ma cerchiamo di capire meglio.

L’idea di base è che il valore di un prodotto o servizio dipende dall’esperienza che trasmette all’utente. D’altronde, se si ha difficoltà a usare un prodotto, come si può pretendere che venga usato?

Le due sigle indicano rispettivamente user experience (UX) e user interface (UI) e sono quasi sempre citate assieme perché si tratta di due professioni dai confini parzialmente sovrapposti.

La prima si occupa di progettare le reazioni e le percezioni soggettive che l’utente sperimenta quando utilizza un prodotto, attraverso l’analisi del target e una successiva ideazione del layout del sito web o della app.

Lo user interface design, invece, consiste nella progettazione delle modalità di interazione di un utente con un sistema meccanico o digitale. Non è – come spesso si pensa – un lavoro che ha a che vedere solamente con la cura dell’aspetto grafico, ma più in generale col funzionamento degli elementi visualizzati, la loro posizione e il grado di intuitività dell’interazione.

Olga e Matteo, designer Spindox

Foto di Matteo e Olga in  SpindoxQuesta la teoria. Tradotto in pratica, ci spiega Matteo, un UX/UI designer si occupa di progettare e disegnare la grafica di applicazioni e applicativi web e mobile. “All’interno di un team ci relazioniamo principalmente con due figure: da un lato raccogliamo le indicazioni che ci fornisce l’analyst, che parla direttamente col cliente, ascolta le sue richieste e gli dà suggerimenti, dall’altro collaboriamo con gli sviluppatori”. A loro il designer deve fornire tutti gli asset necessari per la realizzazione del prodotto digitale, assieme a indicazioni su interazioni, schermate e pulsanti. In parte è sua la responsabilità di assicurarsi che il risultato finale corrisponda all’obiettivo che si è prefisso il cliente, prestando attenzione che sia esteticamente curato.

“È un lavoro in cui è importante avere un background da grafico, conoscenze di web design e una buona dose di creatività e curiosità”, ha riassunto Matteo. Ma quindi che formazione è richiesta?

Lui ha fatto le superiori all’istituto grafico e ha proseguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna, indirizzo design/grafico, arricchito di un corso specifico sul design di interfaccia. Olga invece ci ha raccontato una storia un po’ più complicata.

“Ho seguito tutto il percorso di studi in Ucraina, il mio paese. Mi sono diplomata al liceo di legge, ma all’università mi sono iscritta a management e marketing per poi cambiare corso e passare a web design”. Una serie di cambiamenti che hanno toccato il culmine con l’emigrazione in Italia, un anno fa, per raggiungere il suo fidanzato e fare un colloquio di lavoro in Spindox.  “All’inizio ero un po’ intimorita, perché era la prima esperienza all’estero. Per fortuna molti colleghi parlano inglese e mi hanno subito dato una mano, mi hanno sostenuta e mi hanno spiegato ogni cosa”.

La scapigliata routine di un designer

Matteo prima di arrivare in Spindox lavorava in una piccola azienda, in cui tutti avevano un ruolo specifico. Il suo era occuparsi della gestione di siti web e della loro realizzazione grafica. Le possibilità di sperimentare erano poche. “Qui in Spindox invece lavoriamo su dei progetti molto dinamici. Questo perché, essendo una realtà affermata, si può osare e fare proposte tecnologicamente all’avanguardia”. I gruppi di lavoro sono flessibili, non è detto che chi collabora abitualmente in un team non segua anche altri progetti. “Questa secondo me è una cosa molto positiva, perché aiuta tutti a crescere e a sviluppare capacità trasversali al proprio ruolo di competenza”.

“In Spindox è bene essere in grado di saper fare tutto”, conferma Olga, che si dice soddisfatta di poter applicare nella sua professione sia creatività che capacità analitica. “Noi siamo coinvolti in tanti progetti diversi, mentre contemporaneamente il mercato cambia e richiede abilità e software sempre nuovi”, ecco anche qual è l’aspetto difficile del lavoro, dice: saper tenere il ritmo dei cambiamenti. Non c’è rischio di annoiarsi.

“Sicuramente”, riprende Matteo, “ci vuole tanta passione e tanta ricerca di quello che c’è fuori, di quello che stanno facendo gli altri, perché c’è sempre qualcuno che sta facendo la stessa cosa che fai tu, e la fa meglio di te.”

Chiediamo allora un suggerimento per chi volesse intraprendere questo lavoro. Lui lancia lo sguardo al soffitto, alzando le sopracciglia: “Secondo me è molto soggettivo, dipende da com’è fatta una persona e che tipo di impostazione ha. Non c’è un percorso preciso, c’è solamente la passione personale”.

Innovazione e design

Come nelle interviste a Diego e Flavio e a Luca Gattanella, anche ai nostri due designer abbiamo chiesto la loro personale definizione di innovazione.

“Per me l’innovazione è raggiungere un obiettivo in minor tempo, in meno passi possibile”, ha detto Matteo. “L’innovazione è la semplificazione di qualcosa della vita dell’uomo. Anzi, non solo la semplificazione ma anche il miglioramento”. D’altronde semplificare la vita, renderla più comoda e bella, non è forse lo scopo del design?

Anche Olga è d’accordo, ma aggiunge che secondo lei l’innovazione comprende tutta la tecnologia che ti dà la possibilità di crescere in modo intelligente. “Dipende sempre da come scegli di usare qualcosa. Penso a internet, che può essere usato per scoprire cose nuove e condividere conoscenza oppure, in modo sbagliato, per produrre rumore, che fa perdere tempo e rende più stupidi”.