Si chiama DwesaBot la soluzione vincitrice dell’hackathon di Trento Smart City Week. Un chatbot di Telegram per aiutare le popolazioni rurali dell’Africa del sud.
Prende il nome dalla riserva naturale di Dwesa, in Sud Africa, il chatbot DwesaBot che Zoppas e Spindox hanno premiato in settembre come migliore soluzione presentata all’IEEE ISC2 Smart Cities Hackathon, concorso promosso dalla Fondazione Bruno Kessler, Università degli Studi di Trento e EIT Digital.
Ma procediamo con ordine. Vi ricordate Trento Smart City Week, l’evento sulle smart city del settembre scorso? Spindox vi partecipò attivamente, con una serie di speech e sponsorizzando l’hackathon collegato all’evento. In quella occasione fummo parte della giuria, insieme a Zoppas. Valutammo una serie di progetti, tutti molto interessanti. Alla fine uscirono tre vincitori: FastBike di UovaPassa, Smart Refrigerator Solution di As cool as smart e DwesaBot di Francesco Bonadiman, Luca Galasso, Silvio Biasiol e Massimiliano Bolognesi. Fra i tre, il “superwinner” è risultato proprio DwesaBot, un bot di Telegram pensato per aiutare le popolazioni rurali dell’africa meridionale che ogni giorno devono fare i conti con la scarsità di acqua e di cibo.
Semplice e geniale
DwesaBot è tanto semplice quanto geniale. L’utente interagisce con il bot per ottenere informazioni in tempo reale sulla localizzazione delle risorse idriche e alimentari. Non solo: permette anche di ottenere passaggi auto per raggiungere i siti dove sono state segnalate le risorse.
Ma perché proprio in bot per Telegram? Perché, cioè, un’applicazione tipicamente mobile? Il team vincitore dell’hackathon è partito da un’analisi dello scenario locale, considerando le abitudini digitali degli africani e il problema del digital divide. In base al Mobile Consumer Survey condotto da Deloitte sul mercato africano, il 99% dei proprietari di cellulare è connesso a Internet. Di questi l’80% utilizza servizi di instant messagging, il 62% i social network e il 59% gli sms. Facendo riferimento a dati significativi come quelli appena citati, il team DwesaBot ha pensato di sfruttare la penetrazione delle applicazioni di messaggistica istantanea nel territorio, per far fronte all’esigenza di comunicare in tempo reale informazioni di vitale importanza. Il tutto avvalendosi di una tecnologia nota, consolidata e di facile utilizzo.
L’unità ICT4G della Fondazione Bruno Kessler, organizzatrice dell’hackathon, aveva proposto ai concorrenti di lavorare su cinque argomenti: Trasporti, Acqua, Cibo, Rifiuti, Utilizzo del territorio. Questi topic rappresentano alcune delle problematiche più difficili da risolvere per le comunità rurali in Sud Africa. L’obiettivo è quello di implementare il modello delle Smart City in queste aree per aprire la strada a una Smart Rural Community.
Dopo trenta ore di lavoro è nato DwesaBot, il bot che ha ottenuto i due riconoscimenti più importanti dell’hackathon: il Best Solution Award for the track “App Factory” dell’IEEE ISC Smart Cities – ovvero la miglior soluzione per uno dei topic dell’hackathon – e il Best Solution Award – la miglior idea innovativa tra tutti i vincitori delle tracce proposte. Il tutto per un totale di 5.000€: duemila in coupon, offerti dalla Fondazione Bruno Kessler e spendibili in materiale elettronico, 3.000€ in contanti.
La Fondazione sta contribuendo attualmente allo sviluppo del progetto, insieme alla collaborazione internazionale della Rhodes University a Grahamstown. Lorenzo Dalvit che insegna presso l’università sudafricana, si è occupato più volte di progetti innovativi in questi territori. Grazie alla sua presenza, DwesaBot è stato portato nella realtà a cui è destinato, attuando una prima fase di sperimentazione con insegnanti e studenti. Seguiranno studi sugli utenti e test di usabilità. Lo studio sul campo con la popolazione locale di Dwesa si prevede per marzo 2017.
Come abbiamo detto a completare il team composto da Francesco Bonadiman, laureato all’Eit Digital Master School e Luca Galasso, iscritto al terzo anno di informatica all’Università di Trento, altri due promettenti studenti dello stesso ateneo: Silvio Biasiol, romano d’origine, anche lui alle prese con l’informatica e Massimiliano Bolognesi, laureando in “Interfacce e tecnologie della comunicazione”.
Veloce, leggero e sostenibile
“Veloce, leggero e sostenibile”: è così che vorrebbe essere l’aiuto proposto dal team di DwesaBot alle comunità locali e ai turisti delle zone interessate. Veloce e leggero in termini di memoria, larghezza di banda e consumo di dati. “La tecnologia nasce per migliorare la vita delle persone” – ha affermato Luca – e DwesaBot risponderebbe a pieno a questo nobile scopo. Un chatbot che vorrebbe e potrebbe, infatti, facilitare la quotidianità della popolazione. Come?
DwesaBot riesce a offrire soluzioni per i diversi problemi sopraindicati. Per far fronte alle difficoltà legate ai trasporti, DwesaBot permette di cercare, aggiungere e condividere passaggi in auto, segnalando tra l’altro incidenti o interruzioni stradali. Grazie a questo chatbot il cibo locale potrà essere condiviso, si potrà indicare dove trovarne in base alla propria posizione geografica e i valori nutrizionali degli alimenti. Anche se il team si dice a lavoro per migliorare la soluzione alla problematica food. Ma soprattutto con DwesaBot si potranno gestire le risorse idriche. Questo chatbot permetterà di verificare la presenza di sorgenti d’acqua nelle vicinanze – o l’insorgenza di nuove – con dati aggiornati sulla qualità, la pressione e la disponibilità dell’acqua potabile memorizzando le coordinate geografiche dei pozzi.
L’impatto dell’utilizzo dei chatbot è quindi molto forte: con una sola applicazione gli utenti possono usufruire di tutti i servizi, interagendo tra l’altro, con un robot alla stregua di una conversazione reale tra persone reali. Nella pratica: si chatta con un bot, inviando adesivi o emoji, scrivendo o chiedendo informazioni come si farebbe con un amico. La difficoltà di apprendimento è minima e il margine di errore e distrazione dell’utente è molto basso.