Che cos’è l’energia rinnovabile?
Energia derivata da fonti naturali in grado di rigenerarsi più velocemente rispetto a quanto vengono sfruttate. Esempi includono la luce solare e i venti.
Definita anche energia alternativa, viene derivata da fonti rinnovabili come il sole, il vento, i fiumi, le sorgenti calde e/o termali e la biomassa.
Combustibili fossili: un’opzione sempre meno fattibile
A inizio del XXI secolo, l’80% circa delle risorse energetiche era derivato da combustibili fossili, ovvero carbone, petrolio e gas naturali. I combustibili fossili sono risorse non rinnovabili, che secondo le stime saranno sufficienti a soddisfare i bisogni a livello globale solo fino a metà di questo secolo.
L’utilizzo dei combustibili fossili per attività produttive porta diversi effetti negativi a livello ambientale. In primis, il rilascio di monossido di carbonio nell’atmosfera è una delle componenti che contribuiscono maggiormente al riscaldamento globale.
Sempre in relazione alle emissioni, gli impianti alimentati a combustibili fossili emettono una serie di gas inquinanti. Tra questi: diossido di zolfo, ossido di nitrogeno, e altre sostanze chimiche tossiche (metalli pesanti tipo cromo, mercurio, arsenico). Allo stesso modo, veicoli e altri dispositivi mobili a combustibili fossili emettono ossidi di idrogeno, monossido di carbonio e particolato. L’esposizione a questi agenti inquinanti può risultare in problemi di salute quali cardiopatia, asma e simili. Inoltre, le emissioni provenienti dal consumo di combustibili fossili sono responsabili delle cosiddette piogge acide. Questo fenomeno ha portato alla graduale acidificazione dei bacini lacustri e conseguenti danni alle forme di vita acquatiche, alle foreste. Inoltre, le piogge acide hanno anche contribuito, nel tempo, a un’elevata produzione di smog nelle aree urbane e nei loro dintorni.
La questione dello smog non riguarda soltanto metropoli e megalopoli, ma si tratta di una vera e propria emergenza, anche a livello italiano. Ce lo spiega bene il report “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, sviluppato da Legambiente nell’ambito della Clean Cities Campaign. Secondo il report, che presenta un’analisi dei livelli di smog nelle città italiane nel 2022, 29 città (su un totale di 95 monitorate) superano gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo).


Il numero di città “fuorilegge” passa da 29 a 72, se confrontiamo i livelli di inquinamento con le direttive europee che andranno in vigore a partire dal 2030.
Energia rinnovabile: il salvagente del futuro
Al contrario, le risorse di energia rinnovabile coprono circa il 28,7% della produzione di energia a livello globale, secondo le stime relative al 2021 da parte della International Energy Agency.
Le principali risorse di energia rinnovabile comprendono:
- La biomassa: l’insieme dei materiali organici derivati da piante e animali. La biomassa può essere utilizzata direttamente per funzioni di riscaldamento o convertita in carburanti liquidi o gassosi attraverso processi di vario tipo. Questa categoria include: legno (e scarti di legno provenienti da processi produttivi), prodotti e scarti del settore agricolo, rifiuti organici umani e animali e rifiuti e provenienti da attività e consumi umani e animali.
- I bacini d’acqua: movimentate da gravità o attraverso dighe, canali, chiuse e ponti, le grandi masse d’acqua vengono utilizzate per la produzione di energia cinetica, convertita poi in elettrica tramite impianti a turbine o alimentatori. Nel 2015, circa il 16% dell’elettricità globale proveniva da impianti idroelettrici di grandi dimensioni. Per contro, l’insieme delle altre fonti di energia rinnovabile contribuiva al 6% della generazione globale di energia elettrica. In questo contesto, l’energia nucleare, da molti considerata una forma di energia rinnovabile viste le ridottissime emissioni di Co2, ha contribuito al 10,6% della produzione globale di energia elettrica.
- Il Sole: intuitivamente, il Sole è una delle fonti rinnovabili maggiormente disponibili. Infatti, la luce solare che raggiunge la superficie del nostro pianeta nel corso di un’ora sarebbe teoricamente sufficiente a coprire il fabbisogno energetico globale per un intero anno. L’energia solare viene prodotta attraverso l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, solitamente in silicone e metallo ricoperti da una lastra di vetro. Quando i fotoni provenienti dalla luce solare colpiscono lo strato sottile di silicone, questi separano elettroni dagli atomi di silicone. Questo crea una corrente elettrica che viene catturata dal cablaggio installato sul pannello e convertita in corrente alternata (lo stesso tipo di corrente che utilizziamo quotidianamente quando, ad esempio, attacchiamo la spina di un elettrodomestico o apparecchiatura elettrica a una presa a muro). Nel corso degli anni ’90, il settore del fotovoltaico ha riscontrato una crescita annua del 30%. Il tasso di crescita si è poi assestato intorno al 50% circo nel 2016.
- Venti e correnti: anche il vento è tra le risorse maggiormente disponibili sul pianeta. Sempre più spesso, quando viaggiamo attraverso aree rurali o molto aperte, possiamo scorgere dei veri e propri parchi eolici in lontananza. Le turbine eoliche sfruttano la forza dei venti per alimentare generatori che solitamente riforniscono le reti energetiche nazionali. Tra il 2010 e il 2017, la capacità globale degli impianti eolici è cresciuta con un fattore di 22 (da 23900 a 539581 megawatts).
- Terra: ebbene sì, anche il terreno è una forma di energia rinnovabile. O meglio, il calore naturale che si accumula al di sotto della superficie terrestre. Questa fonte d’energia può essere utilizzata per riscaldare abitazioni. Inoltre, gli impianti geotermici sfruttano il vapore proveniente da falde acquifere calde che si trovano a diversi kilometri di profondità.
La posta sempre più alta dell’UE
L’Unione Europea, che nel 2005 utilizzava fonti rinnovabili per il 6,38% del proprio fabbisogno energetico, ha istituito l’obiettivo di innalzare questa soglia al 20% entro il 2020. Nel 2016, il 17% circa dell’energia proveniva da fonti rinnovabili. Tra gli altri obiettivi c’era anche quello della riduzione delle emissioni di carbonio del 20% e il raggiungimento di almeno il 10% di adozione di biofuels.
Ma ora la posta in gioco è ancora più alta, con il desiderio da parte dell’UE di trasformare l’Europa nel primo continente climate-neutral al mondo entro il 2050. Il concetto di neutralità climatica non è da confondersi con carbon-free, ovvero l’assenza di emissioni di carbonio. Ogni attività, da quelle industriali alla semplice respirazione umana produce emissioni. La neutralità climatica si raggiunge, invece, attraverso la compensazione completa delle emissioni (net-zero) e processi di efficientamento energetico. Questo garantisce un impatto pressoché nullo sulle condizioni climatico-ambientali correnti.
Il programma dell’Unione Europea verso la neutralità climatica entro il 2050 è estremamente ampio, con fondi, finanziamenti e obblighi normativi in tutte le attività macroeconomiche, industriali, e nel settore dei trasporti. Così ampio, da aver reso necessario l’inserimento di una scadenza intermedia nel 2030, un secondo programma che prevede una riduzione delle emissioni nette del 55% e perciò denominato Fit-for-55.