Everyware, giovane azienda a cavallo tra IoT e Big Data, che offre soluzioni innovative di indoor navigation e location based marketing.

Con l’intervista a Michelangelo Chasseur, di Everyware, inauguriamo Digital stories. È una nuova rubrica, in cui racconteremo le storie di piccoli e grandi protagonisti dell’economia digitale. L’abbiamo chiamata così perché, molto banalmente, digital è la natura della cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Un nuovo format in cui parleremo e cercheremo di dar voce agli attori e agli interlocutori di questo timido ma promettente rinascimento, non solo economico ma anche culturale – i due ambiti sono inscindibili.

Cito subito Ken Robinson: «I bambini si buttano. Se non sanno qualcosa, ci provano. Non hanno paura di sbagliare. Ora, non voglio dire che sbagliare equivalga a essere creativi. Ma sappiamo che, se non sei pronto a sbagliare, non ti verrà mai in mente nulla di originale.» E cito il mio professore di Economia Politica Giulio Sapelli, quando narrava l’aneddoto di un docente universitario che, in occasione dell’esame di Economia Aziendale (o era Economia dell’Impresa? Non ricordo, non ha importanza), come primissima domanda chiedeva: qual è lo scopo primario, il fine ultimo di un’azienda? Se rispondevi il profitto venivi gentilmente invitato a ripresentarti alla sessione successiva. Ecco, quando penso a una startup, penso allo stesso moto umanisitico che innervava l’intelligenza e lo spirito di quel docente economista. Penso ugualmente all’atteggiamento proattivo dei bambini, che non è puerile ingenuità ma vero atto di coraggio e di fede verso un mondo ancora ignoto – quindi temibile (da qui il coraggio) – ma proprio per questo troppo intrigante e interessante da lasciare inesplorato – da qui la fede, la fiducia che nasce dal piacere della conoscenza e dal desiderio di provare e riprovare ancora un simile piacere. Anche a costo di sbucciarsi qualche ginocchio.

Fatte le dovute premesse, come accennato, per inaugurare questa nuova rubrica abbiamo scelto di raccontare la storia di una giovane azienda fresca di uno fra i più importanti riconoscimenti in Italia per le startup innovative: il Premio Gaetano Marzotto: oneri e onori quindi ad Everyware, tra le ”magnifiche dodici” dell’edizione 2016.

Everyware

Everyware si costituisce legalmente nel dicembre 2015, come spinoff di Touchware, azienda in cui per diversi mesi il progetto è stato precedentemente incubato. È una software factory che ha sviluppato una piattaforma per l’indoor navigation, l’asset/people tracking e il proximity marketing. «L’idea nasce dalla constatazione di un trend generale ormai piuttosto consolidato: oggi la gente passa sempre più tempo indoor – nel tempo libero o per lavoro. Sulla base di questo andamento abbiamo pensato di implementare tutta una serie di servizi basati sulla localizzazione e, in seguito, di raccogliere e analizzare i dati che un sistema location based rende fruibili (interazioni tra persone e beni all’interno degli ambienti fisici, mappe di calore, etc.)», spiega Michelangelo Chasseur, CEO e co-founder.

La piattaforma, che fornisce una tecnologia abilitante di contestualizzazione e di raccolta delle informazioni dal campo, è modularizzata in cinque ambiti specifici: l’indoor navigation, il people tracking, l’asset tracking, il proximity marketing e «quello che abbiamo chiamato physical analytics, un modulo che permette sostanzialmente di tracciare l’interazione delle persone all’interno degli ambienti fisici.» La composizione di questi cinque moduli consente di creare delle soluzioni verticalizzate in cui i vari moduli possono o meno essere abilitati e/o aggregati per andare a costituire dei prodotti. «È una soluzione flessibile e molto versatile che può essere calata sia in ambito B2B sia B2C.»

Per cogliere sino in fondo la portata innovativa della valdostana Everyware non occorre andare molto lontano. Lo abbiamo ribadito in una recente intervista: «se vuole essere innovativa, un’azienda oggi deve necessariamente collaborare con altre realtà e inserirsi in un ecosistema dell’innovazione. Da un lato è una scelta, dall’altro lato una necessità. Ci sono organizzazioni che si chiudono, non condividono, si considerano autosufficienti, soprattutto in Italia. Invece i competitor si devono trasformare in co-operator. Bisogna essere, direi, molto laici e disinvolti.»

Versatile e flessibile, per essenza e per il tipo di soluzioni che offre, Everyware è nata per collaborare e a cooperare con altri player. Ce l’ha nel sangue: «iI nostro focus è sullo sviluppo della piattaforma software. Al momento stiamo costituendo delle partnership, come ad esempio quella con Spindox, in modo da poterci concentrare sulla tecnologia abilitante e lasciare a qualcun altro il focus sulla gestione del progetto.»

Trattasi quindi di un modello di business basato sulla vendita di un prodotto software as a service (SaaS), in cloud, che scala con le esigenze del cliente: pay as you grow, tanto ne usi, tanto ne paghi. Niente barriere o ingenti investimenti in entrata per attivare e abilitare all’utilizzo della piattaforma. È il modello dell’ecosistema: «creiamo una soluzione e poi tendiamo a verticalizzarla a seconda di quelle che sono le conoscenze che il partner ha all’interno dei processi.»

Gli ambiti di applicazione delle soluzioni Everyware sono molto vasti.

Dall’automotive, in cui la tecnologia abilitata dalla piattaforma multifunzionale si traduce, per esempio, nella possibilità di tracciare la movimentazione di veicoli all’interno di una filiera, attraverso dei checkpoint, e in tutta una serie di funzionalità che vanno dai check di congruità quando le auto vengono caricate sulla bisarca (l’autista sa dove deve andare a recuperare il veicolo all’interno del piazzale; quando è di fronte al veicolo ha una verifica della correttezza che quello sia il veicolo da caricare) alla compilazione di una sorta di inventario automatico, per verificare che tutti i veicoli siano stati caricati.

All’ambito socio-sanitario. In questo caso si può parlare di tracciamento dei pazienti all’interno di percorsi specifici. Più in generale, è possibile dotare la struttura ospedaliera di servizi per il monitoraggio di informazioni relative a quando il paziente è arrivato, quando ha fatto il check-in, se ha già fatto l’accettazione, se è arrivato di fronte all’ambulatorio – per esempio, si può sapere quando il paziente è entrato all’interno di un blocco operatorio, quando è uscito, i tempi di permanenza. D’altra parte si può offrire all’utenza – quindi non solo ai pazienti ma anche al personale e ai visitatori – tutta una serie di potenzialità e di vantaggi quali la navigazione indoor, i servizi di accoglienza e di accettazione automatici, la possibilità di essere navigati dall’ingresso della struttura fino all’ambulatorio. Più tutta una serie di servizi specifici, magari legati alla gestione delle emergenze. Come quando, in caso di incendio, si tracciano le persone presenti nei diversi ambienti per guidarle verso l’uscita di emergenza più vicina (sapendo, ad esempio, che una zona dell’ospedale non è più accessibile per via del fuoco – il sistema, sempre aggiornato, sa esattamente quali sono le vie di esodo corrette verso cui indirizzare i pazienti, cosa che tipicamente uno non potrebbe sapere guardando una semplice cartina).

E ancora: servizi di sicurezza e gestione della sicurezza legati al geofencing di prossimità, per sapere chi entra – e quando – in una certa area. In questo caso posso inviare delle notifiche verso determinati soggetti per avvisarli che non dovrebbero trovarsi in quella zona. Oppure posso avvertire un amministratore, un capo reparto o un qualsivoglia responsabile che c’è qualcuno che sta svolgendo delle attività in un’area pericolosa o ad accesso ristretto.

O, in ambito industriale, la gestione delle manutenzioni. Pensiamo a un operatore telefonico: attraverso le tecnologie Everyware è possibile sapere esattamente quando il manutentore si è recato presso una determinata centralina (perché lo rilevo, anche in tempo reale), quanto tempo ci è stato. Posso notificare al manutentore una serie di informazioni contestualizzate che vanno dalla checklist che mi deve compilare per la manutenzione alle specifiche tecniche della centralina. Quindi niente più manuali utenti, niente più identificazione di asset: sono lì e, in automatico, mi viene inviato e fornito tutto il necessario.

Da questi use case è chiaro come le soluzioni Everyware stiano a cavallo tra il mondo dell’IoT e quello dei big data.

IoT perché c’è una parte di sensoristica hardware. «La piattaforma postula un’integrazione tra hardware e software – dove l’hardware per noi è una commodity. Utilizziamo diversi dispositivi hardware disponibili sul mercato, non proponiamo brand particolari. Da questo punto di vista la nostra piattaforma è agnostica.»

Big data perché tutte le informazioni prima raccolte dalla piattaforma, in seguito vengono aggregate, statisticate e clusterizzate da una componente di BI integrata sulla piattaforma – che si può interfacciare e “attaccare” ad altri sistemi attraverso dei bocchettoni, della API, da cui è possibile inviare o scaricare dati.

«Raccogliamo una serie di dati molto granulari. Ogniqualvolta c’è un’interazione – che si tratti di una persona o di un asset – con un sensore (beacon), raccogliamo un’impression.» Da queste impression, adeguatamente clusterizzate e analizzate, si possono estrapolare metriche di business. «Mappe di calore, nel caso di un ambiente fieristico: siamo in grado di capire dove e quando si verificano i flussi di traffico maggiore; tassi di redemption in ambito retail.» È possibile inviare delle promozioni location-based  per ingaggiare il consumatore sia all’interno (in-store) che all’esterno del negozio (geo-fencing). L’esempio è quello del coupon o dello sconto inviato in tempo-reale sulla app del cliente quando questi transita vicino allo scaffale di un prodotto a cui, secondo gli algoritmi che ne analizzano il profilo, potrebbe essere interessato (proximity marketing e proximity advertising). Oppure, in ambito industriale, è possibile seguire, studiare e comprendere la movimentazione dei beni e dove è prevista un’interazione dell’asset con l’utente.