Spindox si forma: con i colleghi dell’area Learning & Development abbiamo capito che l’elemento chiave per riqualificare le persone è la formazione.

«Si può insegnare a uno studente una lezione al giorno; ma se gli si insegna la curiosità, egli continuerà il processo di apprendimento finché vive». La considerazione di Clay P. Bedford, grande manager del passato, è giustamente famosa. Essa tocca il cuore dei processi di formazione e sviluppo di ogni organizzazione. A maggior ragione è centrale per le realtà, come Spindox, che mettono l’innovazione al centro dei propri valori. Perché l’apprendimento continuo è il motore dell’innovazione.

Per capire meglio come si muove Spindox in questo ambito, siamo entrati negli uffici della nostra funzione Learning & Development (L&D). Abbiamo studiato da vicino i colleghi, li abbiamo spiati nelle loro attività quotidiane, li abbiamo intervistati. Con loro abbiamo parlato di formazione online, autoapprendimento, collaborazione con centri di formazione, logiche di lifelong learning. Ma procediamo con ordine.

quattro colleghi di Spindox

Il progetto Lynda.com

Da diversi mesi l’ufficio L&D svolge un programma pilota con Lynda.com. L’iniziativa nasce per testare un canale formativo che, pur esistendo da tempo, era stato sperimentato in azienda solo sporadicamente: l’e-learning. L’apprendimento online è una modalità che mette l’accento sulla responsabilità individuale, sulla curiosità spontanea nei confronti dei nuovi saperi, sulla volontà dei singoli di mantenere sempre aggiornate le proprie competenze e sulla libertà rispetto a tempi e modalità di fruizione.

Per esplorarne le potenzialità è stata scelta la piattaforma Lynda.com, proprietà di LinkedIn. Un gruppo nutrito di colleghi, selezionati a partire da una candidatura spontanea, ha accesso illimitato per un anno a migliaia di titoli. A oggi sono state visualizzate oltre 1248 ore di video e sono stati ottenuti 642 certificati di completamento. Ciascuno può pubblicare questi certificati sul proprio profilo LinkedIn. La cosa dà grande visibilità sia alla persona che li ha conseguiti sia all’azienda in cui essa lavora. Il progetto è molto importante per il singolo ma anche per le funzioni L&D e Comunicazione, che insieme ne hanno coadiuvato il lancio. Fra le due aree, infatti, si è creata una sinergia molto positiva. È un modello che intendiamo replicare in futuro, gestendo le nostre attività in maniera integrata.

Enti formatori

Learning & Development ha poi instaurato rapporti di collaborazione con prestigiosi istituti di formazione, come Alta Scuola di Management del Politecnico di Milano (MIP), CEFRIEL, Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna. Grazie alla partnership con questi enti di alta formazione, abbiamo dato vita e preso parte a percorsi formativi di lunga durata e master professionalizzati, che forgeranno figure professionali competenti e fortemente incentrate sull’innovazione.

Spindox sta inoltre iniziando a collaborare con gli ITS, istituti di formazione ai quali i diplomati possono accedere dopo i cinque anni di scuola superiore. Si tratta di un percorso biennale, alternativo all’Università, che fornisce competenze tecniche specifiche e include un periodo tirocinio in azienda come step conclusivo.

«In Italia le aziende si stanno muovendo in direzione di un’integrazione molto più forte con gli istituti formativi a tutti i livelli», spiega Daniele GuiottoLearning & Development Specialist (conosciuto nel nostro numero di Digital Jobs dedicato alle figure HR). «Vogliamo sicuramente seguire questo trend e, dov’è possibile, anche cercare di contribuire: uno dei nostri obiettivi primari sarà rafforzare le partnership esistenti, collaborando attivamente alla definizione dei contenuti dei percorsi».

Innovare nell’area Learning & Development

Per capire come fare innovazione nell’area formazione e sviluppo bisogna capire cosa sta succedendo nel mondo dell’industria, dell’IT, dei clienti di Spindox e in generale nei diversi settori economico-produttivi. Spiega Daniele: «essere innovativi comporta un’apertura dei propri orizzonti, perché bisogna saper guardare lontano e avere pensiero prospettico; sapere che quello che sto facendo oggi avrà una ricaduta nei prossimi mesi. Avere la capacità di mettersi in gioco di continuo, saper rimettere in discussione quello che si è fatto e appreso fino adesso, rompere i propri schemi, mettere in dubbio le proprie certezze, anche a livello di metodo. Ci sono dei capisaldi del mondo HR che si stanno ridiscutendo: si cerca di capire giorno dopo giorno da che parte si debba andare per non rimanere indietro rispetto al resto del mondo del lavoro».

La componente umanistica nell’innovazione, conta?

L’innovazione avviene sulla base di competenze, sensibilità e iniziative “umanistiche”, anche e soprattutto nella Industry 4.0. A tutti i livelli la formazione umanistica è fondamentale per capire quanto e come il cambiamento continuo possa impattare sulle persone, per supportarle nel dare il loro migliore contributo e per creare spazi adatti alla loro realizzazione professionale. Lo sviluppo del business non passa solo dai numeri e dai risultati ottenuti, ma si misura anche in termini di quanto le persone si sentono ingaggiate e partecipi. Maggiore sarà l’impegno, migliori i risultati; maggiore il senso di appartenenza all’azienda, minore l’eventualità di vedersi abbandonati dalle persone giuste. Non perdere mai il focus sull’aspetto umano dell’innovazione è un fattore essenziale per la sua buona riuscita.

Oggi si parla sempre più spesso di “lifelong learning”, ossia un’attività di apprendimento che ci impegna per tutta la vita e si mescola con l’impegno professionale, diventando parte di esso. È finita l’epoca in cui potevamo permetterci di relegare studio e apprendimento a una fase determinata della nostra esistenza. Il contesto è troppo complesso e mutevole perché riusciamo a dominarlo con saperi consolidati, che tendono a invecchiare rapidamente. Ma oggi si parla anche di “lifelarge learning”, nel senso l’ambito dei saperi entro il quale spaziare si amplia considerevolmente. Essere “solo” specializzati conviene sempre meno.