Solo nel 2014 in Italia sono scomparse da casa ben 1304 persone anziane. Nella maggior parte dei casi si tratta di malati di Alzheimer, infermità che nel nostro paese colpisce una persona ogni 10 minuti. Oltre 700 mila italiani soffrono di questa sindrome, 80 mila nuovi casi ogni anno.
La dimensione del fenomeno – oltre tutto destinato a crescere, dato l’incremento di longevità della popolazione atteso per i prossimi anni – impone che si faccia il massimo sforzo per salvaguardare la vita di chi soffre di questa patologia. In particolare è noto che le persone affette da Alzheimer tendono a perdere l’orientamento e a smarrirsi molto facilmente.
Per dare una svolta in questa direzione il 21 settembre scorso è stato firmato un protocollo di intesa che ha visto coinvolti I ministeri dell’Interno, della Salute e del Welfare. L’obiettivo di tale accordo è prevenire i casi di scomparsa che si verificano ogni anno e che molto spesso si concludono in tragedia. Questo sarà possibile grazie alla localizzazione satellitare del malato, effettuata mediante dispositivo Gps legato al paziente stesso. Necessario ovviamente per la protezione della privacy il coinvolgimento del ministero dell’Interno che intende far adottare tutte le misure del caso.
Da oggi quindi al primo segnale di allarme le forze dell’ordine potranno tempestivamente intervenire per recuperare e salvare la vita del malcapitato. Il sistema, testato con successo a Roma lo scorso anno su 50 malati, dovrebbe essere a disposizione delle famiglie interessate molto presto. L’apparecchio, che ha le dimensioni di un telefonino, potrà essere attaccato alla cintura o al collo del paziente.
È già polemica sulla spesa che dovrà esser sostenuta dalle famiglie richiedenti, o dalle singole regioni. Pare infatti che ministeri coinvolti nel protocollo non abbiano in previsione di investire fondi in merito. Il costo dovrebbe aggirarsi attorno a quello che già sosteniamo per un cellulare. Siamo sicuri che non possa esser trovata una soluzione più economica?
L’Italia non è la prima ad adottare una soluzione del genere. In America per esempio opere l’associazione Project Lifesaver che si occupa di ritrovare persone smarrite e che incentiva l’utilizzo di un apposito braccialetto sugli individui a rischio. Questo ha permesso di ridurre drasticamente i tempi di recupero del disperso, tanto da riuscire ad arrivare a un soccorso realizzato in 90 secondi dal segnale d’allarme.
Anche Spindox per esempio ha sviluppato recentemente un dispositivo atto a salvare la vita delle persone attraverso la loro localizzazione. Presto ne saprete di più.
Foto: Titoy