I primi esperimenti di auto a guida autonoma risalgono alla seconda metà degli anni ’20. Si trattava piuttosto di guida remota, ovvero telecomandata. Ma già quasi un secolo fa si pensava a un’automobile priva di conducente.
Quando si parla di auto a guida autonoma, alla fine la domanda è sempre quella: quando il grande sogno diventerà realtà? Come sappiamo la tecnologia ha fatto enormi progressi in questo campo, e ci si sta avvicinando gradualmente d un obiettivo finale, in cui il veicolo sarà totalmente autonomo nella guida. Molti di noi, del resto, utilizzano dispositivi di “assistenza” che hanno il compito di rendere più sicura la guida. Tali dispositivi si fanno carico di monitorare l’ambiente e di avvertire il guidatore, se non addirittura intervenire autonomamente, in caso di pericolo. Il cruise control adattativo, per esempio, modula la velocità in funzione dei veicoli che lo precedono. La frenata di emergenza automatica, poi, è già realtà nelle auto di serie anche di fascia medio-bassa e promette di ridurre gli incidenti dovuti alla guida umana.
La percezione dei rischio
Il punto è che il tema dell’auto a guida autonoma non pone solo questioni di ordine tecnico. Molti si sentono ancora a disagio nell’affidare la propria vita di un software, ma se gli sviluppi continueranno secondo le aspettative dei maggiori ricercatori, la realtà è che le auto dovrebbero nel tempo diminuire i rischi di incidente.
E, se è vero che parliamo di futuro, si tratta di un futuro assai prossimo. Di sicuro più vicino della percezione generale: pochi anni, non pochi decenni.
Per misurare la “bontà” dei sistemi a guida automatica, a oggi si calcola il numero di interventi umani necessari per riprendere il controllo di una situazione “critica” o non gestibile dal software. Ad oggi si sono raggiunti valori inorno a 0,18 interventi ogni 1.000 miglia. Ciò significa che un intervento umano è richiesto in media quasi ogni 10.000km. Magari troppo pochi per superare la soglia psicologica che porta un essere umano ad affidarsi totalmente a un software. Ma migliorando di un paio di ordini di grandezza, questa soglia raggiungerà un milione di km. Molto meglio di qualunque guidatore sia ognuno di noi.
Cambiare le abitudini, cambiare la società
Ma quando le auto a guida totalmente autonoma saranno una realtà, con una penetrazione significativa, gli impatti non saranno solo sulla sicurezza dei viaggiatori e dei pedoni.
Quando saremo abituati al fatto che la nostra automobile non avrà più il volante e i pedali, ci accorgeremo che non serviranno più i taxisti. Se dobbiamo andare a prendere nostro figlio a scuola o in palestra basterà chiederlo all’automobile. E se saremo in un’altra città i servizi di car sharing penseranno a recapitare un’auto al nostro indirizzo in pochi minuti, senza dover cercare quella parcheggiata nelle vicinanze.
Se poi decideremo di avere un’auto di proprietà, cosa invero poco probabile, la ordineremo su Internet. E l’auto verrà a casa nostra. Non serviranno più le concessionarie.
Dal momento che non sarà più il passeggero responsabile delle proprie azioni alla guida, ma sarà il costruttore, l’assicurazione non servirà più. O comunque cambierà radicalmente, rendendo di fatto inutili le agenzie a discapito di contrattazioni direttamente con le case automobilistiche. L’assicurazione potrebbe non essere necessaria neanche in caso di furto, in quanto l’auto tornerà a casa da sola. E potremmo mandarla a ritirare un pacco o una pizza, rendendo ancora più precaria la professione dei bikers e dei corrieri.
Il trasferimento casa-ufficio, che rappresenta per molti di noi la maggior parte del tempo passata al volante, diventerà meno stressante. Quindi potrebbe spingere la gente a trovare casa fuori città e ciò porterebbe ad un riassetto del mercato immobiliare.
Nuove professioni
In tutto questo, ci saranno invece nuove professioni in grado di emergere?
Di sicuro quelle di coloro che sapranno cogliere questa trasformazione come opportunità. Per esempio chi saprà creare contenuti adatti ad essere consumati durante i trasferimenti. Se la durata media del viaggio casa-ufficio è di 20 minuti, le serie TV dovranno avere durata minore, i libri capitoli più brevi. I servizi georeferenziati dovranno saper guidare a destinazione il nostro veicolo ed un nuovo modo di fare comunicazione e advertising dovrà tener conto di doversi interfacciare con il sistema di guida dell’auto per proporci servizi, ristoranti, negozi compatibili col nostro percorso.
Le case automobilistiche dovranno dotarsi di capacità progettuali sempre più incentrate sul software e sull’integrazione. E lo sforzo per proteggere dai cyber attacchi tutta questa tecnologia sarà immane, ma darà lavoro a nuove generazioni di esperti in IoT e Cyber Security. Sarà anche importante saper “disegnare” nuove interfacce, nuovi servizi, nuove applicazioni. E questo è un altro mestiere che richiede professionalità emergenti.
Dobbiamo aver paura di questa nuova, imponente trasformazione? Solo se non sapremmo adattarci al cambiamento.