L’algoritmo di Google Hummingbird evolve e la SEO si adatta. i principali cambiamenti del 2016 e le possibili novità dietro l’angolo.

Proseguiamo con le nostre riflessioni su alcuni cambiamenti introdotti recentemente da Google all’algoritmo Hummingbird, parlando ancora di link buoni e link cattivi: buoni e cattivi dal punto di vista di Google, ovviamente. Nel post di ieri abbiamo insistito sul fatto che, se praticato con troppa disinvoltura, il link building crea più danni che vantaggi in termini di ranking nella SERP. Abbiamo anche capito che il problema è più generale. Dobbiamo guardarci dai link in ingresso penalizzanti per il nostro posizionamento, ma dobbiamo porre altrettanta attenzione ai link in uscita.

Qualche mese fa, con il post Best practices for bloggers reviewing free products they receive from companies, il Google Webspam Team ha chiarito che i link pubblicati in cambio di un prodotto o servizio della controparte determinano una penalizzazione. Se, per esempio, facciamo la recensione di un libro di cui ci è stato fatto omaggio, un eventuale link alla pagina dell’editore che ce l’ha regalato comporta una penalizzazione.

Che fare, dunque? Omettere il collegamento ipertestuale nella nostra recensione? Non necessariamente. L’importante è che il link contenga il tag nofollow. Occorre cioè che il valore nofollow sia impostato per l’attributo rel del link (con questa sintassi: rel=”nofollow”). Il tutto è spiegato per bene nella Guida di Search Console di Google. Peraltro nel caso in cui ci fossimo dimenticati di usare il tag nofollow in un link “critico”, possiamo modificarlo anche in un secondo tempo e quindi chiedere una riconsiderazione da parte del team di Google.

PageRank è sempre qui

In generale ricordiamoci che, nonostante i molti cambiamenti intervenuti, i link sembrano essere ancora il segnale più importante fra i circa 200 presi in considerazione da Hummingbird, il modello di calcolo complessivo di Google che integra tutti gli algoritmi di secondo livello e determina il posizionamento di un documento nella SERP. Fra questi algoritmi, dunque, PageRank continua a rivestire un’importanza fondamentale.

Un’altra novità significativa del 2016, in questo senso, è costituita dall’integrazione in Hummingbird di Panda. Si tratta di un altro algoritmo di Google, introdotto nel 2011, che penalizza i siti con pochi contenuti o di scarsa qualità. Se, per esempio, avete pubblicato due pagine o due post con un contenuto sostanzialmente identico, state in guardia: Panda se ne accorgerà e ve la farà pagare cara. Né potrebbe essere sufficiente correre ai ripari, modificando a posteriori il contenuto di una delle due pagine.

Sul funzionamento di Panda vale la pena di leggere il contributo di Jennifer Slegg su TheSEMPost: Understanding Google Panda: Definitive Algo Guide for SEOs.

Ma RankBrain avanza

Non dimentichiamo, però, che nell’ambito di Hummingbird ha un peso non indifferente anche un terzo algoritmo. Si tratta di RankBrain, una tecnologia di machine learning introdotta da Google poco più di un anno fa per rendere i risultati delle ricerche sempre più rilevanti per gli utenti. In particolare RankBrain cerca di capire che cosa c’è dietro la richiesta di un utente, al di là della corrispondenza con le parole utilizzate nella query. Non è ancora web semantico, insomma, ma ci si avvicina.

A nostro parere l’uso sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale da parte di Google porterà a un’evoluzione di RankBrain e tecnologie simili. Il che non decreterà certo la fine di PageRank, quantomeno nel medio termine, ma introdurrà progressivamente una logica diversa nel funzionamento del motore di ricerca.