L’intelligenza artificiale per il content marketing

da | Gen 31, 2019

Che c’azzecca l’AI con il content marketing? Graydee incontra Roberto Marmo, data scientist e professore di informatica nella Università di Pavia.

Parliamo con Roberto Marmo di intelligenza artificiale per il content marketing. Marmo, professore a contratto di informatica nella Università di Pavia presso il Laboratorio di Visione Artificiale, si occupa da tempo di analisi dei dati con algoritmi di intelligenza artificiale. È autore di vari libri e articoli, scrive su Robertomarmo.net e svolge attività di consulenza e formazione.

Abbiamo incontrato Roberto Marmo in occasione di Contentware Summit, cui ha preso parte per parlare di intelligenza artificiale per il content marketing. Prendendo spunto dal suo intervento, gli abbiamo rivolto alcune domande.

Nella sua presentazione parlava di AI, Machine Learning, NN e DNN:

Questo spingerci sempre di più ad avvicinare la mente di macchine – e sistemi – a quella umana, dove ci potrà portare? E, ancora, fin dove ci potremo spingere? 

Roberto Marmo: «Siamo ancora molto, molto lontani dal creare una mente artificiale simile alla mente umana. Nel caso delle neural networks programmate nel computer, il neurone biologico nel nostro cervello è una struttura molto complessa, il modello matematico per simulare il neurone biologico è basato su formule piuttosto semplici, nel cervello umano abbiamo diversi miliardi di neuroni, nel modello matematico c’è qualche migliaio di neuroni. Una grossa innovazione potrebbe venire dalle nuove tecnologie per creare hardware completamente diversi da quelli presenti nei nostri computer, in tal caso potrebbe esserci uno sviluppo più forte delle simulazioni matematiche.»

Quali sono i limiti del DNN? Quali le implicazioni etiche?

Roberto Marmo: «I limiti delle neural networks, come il caso specifico del deep learning DNN, riguardano i dati usati per fare l’addestramento dei modelli di apprendimento, la tipologia del modello usato, il numero dei neuroni usati e suddivisi in vari livelli. Questi modelli di elaborazione possono certamente risolvere problemi interessanti, non risolvibili fino a qualche anno fa con quelli disponibili. I nuovi modelli non possono essere visti come il metodo per risolvere tutti i problemi di computazione: sono ancora tantissimi quelli che non possono essere chiariti e spiegati.

In merito alle implicazioni etiche, alcuni modelli hanno mostrato comportamenti simili alla discriminazione razziale, perché escludevano o danneggiavano alcune persone in  base al colore della pelle o del luogo di abitazione a causa di un addestramento non adeguato. Certamente c’è il grande problema del sostituire gli addetti ai lavori con questi approcci, specialmente nei lavori ripetitivi e poco specializzati.»

Crede che in futuro le macchine potranno riuscire a riprodurre ogni processo della mente umana?

Roberto Marmo: «Tanti scienziati sono impegnati in diverse linee di ricerca per scoprire meglio come funziona la mente umana, come curarne le malattie, e per creare una nuova forma di mente elettronica che possa sostituire quella umana in ogni suo aspetto. Dal mio punto di vista, la riproduzione di ogni processo della mente umana è un argomento di fantascienza da vedere solo nei film, almeno per le prossime decine di anni. La mente umana è molto complessa da comprendere, figuriamoci da riprodurre!

Sono più fiducioso nell’avanzamento dell’intelligenza artificiale che mira a creare soluzioni per problemi complessi, ispirandosi al funzionamento della mente umana.»

Generare testi in modo automatizzato raggiungendo un livello simile alla scrittura umana, attraverso le AI: oggi questo è uno dei temi al centro di una serie di dibattiti, basti pensare alla professione dei giornalisti. Secondo lei in futuro che ruolo avrà il giornalista?

Roberto Marmo: «Il giornalista deve conoscere queste tecniche di generazione automatica dei testi, per capire che esse possono svolgere alcune attività, come può risparmiare tempo o migliorare la sua creatività (abbiamo parlato dell’augmented journalismin un altro post del nostro blog, raccontando l’appuntamento a Meet The Media Guru con Francesco Paulo Marconi. Se ti interessa, leggi qui. Ndr). Strumenti di intelligenza artificiale possono creare le frasi per leggere una tabella di dati, ma non possono ragionare, criticare, spiegare cosa è successo, non trovano da soli le notizie su cui scrivere, non hanno spirito di iniziativa e proattività. Come spesso si ripete, questi sistemi possono trovare risposte interessanti. Di certo, non sanno ancora fare le domande. A oggi, le frasi che si possono generare in maniera automatica riescono con difficoltà a creare sequenze di parole in grado di suscitare emozioni nel lettore. Per esempio, possono fare il resoconto dettagliato di una partita di calcio dicendo cosa è successo in ogni secondo, ma non riescono a trasmettere le emozioni tipicamente espresse dal giornalista sportivo.

Restiamo in tema di visione per il futuro: oggi gli studenti hanno a disposizione strumenti a supporto della creazione di testi, immagini, presentazioni multimediali.

Prof.re Marmo, non crede che tali supporti in futuro possano danneggiare – o in ogni caso, frenare – lo sviluppo di determinate capacità negli studenti? Come la sintesi o l’organizzazione dei concetti (abbiamo già parlato di sostenibilità cognitiva nelle esperienze digitali in un articolo precendete. Leggi qui, ndr).

Roberto Marmo: «Noto almeno due fattori di rischio. Da un lato, l’eccesso di materiali può creare confusione, soprattutto se da un materiale all’altro emergono una serie di contraddizioni. Dall’altro, fornire tanto materiale, pronto in ogni dettaglio, implica che gli studenti non eseguano nessuna rielaborazione, revisione o adattamento. Gli stessi, potrebbero limitarsi solo a leggere. Al contrario, scrivere da zero un contenuto partendo dal materiale disponibile, creando riassunti ed elaborando schemi secondo le proprie esigenze, attiva capacità mentali più profonde. Tutto questo permette allo studente di notare tutti quegli aspetti che in caso contrario non avrebbero modo di emergere durante la sola lettura.

A seguito delle mie lezioni, fornisco ai miei studenti le slide mostrate in aula. Senza alcun tipo di password, in un formato adatto alla stampa su carta e alla rielaborazione. Mi è capitato spesso di notare come alcuni miei studenti utilizzassero queste slide per ricopiare frasi e immagini all’interno di loro file di testo e osservare come, in tali file di testo, gli stessi aggiungessero materiale originale, integrando, evidenziando con colori diversi, riepilogando i concetti di base. Per questo, sto pensando di valorizzare il lavoro di rielaborazione dei miei materiali con note di merito o voti diversi a chi li personalizzerà in maniera creativa e costruttiva. In questo modo, lo studente ha la possibilità di mettersi in gioco in attivamente e scoprire capacità di produzione di saggi o articoli di approfondimento che altrimenti rimarrebbero nascoste o di cui non riuscirebbe a prendere coscienza. Anche io, quando ero ancora studente, mi sono avvicinato al mondo della scrittura con un approccio di questo tipo.»

Quali competenze dovremmo affinare o sviluppare affinché si possa riuscire a preservare ‘la nostra umanità’?

Roberto Marmo: «Come in ogni cosa, è l’eccesso che causa problemi. Non si possono frequentare solo le realtà online e pensare che il digitale cambierà totalmente la nostra vita. Bisognerebbe non fermarsi solo all’apparenza data dall’immagine e impegnarsi nell’andare più a fondo. A mio avviso, frequentare le associazioni di volontariato a favore di persone svantaggiate è sempre una ottima esperienza. Le competenze relazionali vanno sempre curate. Mi riferisco soprattutto allo sviluppo dell’empatia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona.

Dal punto di vista delle competenze per la gestione delle informazioni, certamente occorre conoscere meglio tutte le funzioni di uno o due motori di ricerca su Internet. È bene imparare a utilizzare strumenti per la raccolta e rielaborazione dei contenuti, sviluppare metodi creativi per interrogarsi sui risultati di ricerca. Sviluppare il pensiero laterale è certamente consigliato per risolvere problemi in maniera creativa, quella creatività che nessuna intelligenza artificiale potrà possedere per i prossimi anni. 

A seguito della sua presentazione all’evento Contentware Summit dello scorso 30 ottobre, ha sottolineato la possibilità che ci siano dei difetti nelle dichiarazioni dei servizi da lei mostrati. Faceva riferimento soprattutto alla difficoltà di comprendere cosa succede ai materiali caricati nei siti web di questi servizi, sia come preoccupazione percepita ascoltando i commenti dei partecipanti in sala, sia come timore che lei stesso ha. Le andrebbe di approfondire questo tema?

Roberto Marmo: «Questi servizi web hanno bisogno di caricare file con i dati da elaborare, per fornire il risultato atteso. Bisogna capire come vengono trattati tali dati. E a questo proposito mi pongo una serie di domande: vengono memorizzati da qualche parte? E, in caso positivo, vengono protetti per evitare che qualcuno possa portarli fuori dal sistema? Vengono usati per migliorare gli strumenti di intelligenza artificiale con ulteriori forme di addestramento? Ci sono dati statistici a riguardo? I file vengono associati al nostro account, ma possono eseguire una profilazione accurata di chi usa il servizio? Nelle spiegazioni, policy, e altri documenti è spiegato tutto in maniera trasparente?

Se possibile, conviene ragionare su questi aspetti, prima di usare il servizio proposto.»

Paolo Costa
Paolo Costa
Socio fondatore e Direttore Marketing di Spindox. Insegno Comunicazione Digitale e Multimediale all’Università di Pavia. Da 15 anni mi occupo di cultura digitale e tecnologia. Ho fondato l’associazione culturale Twitteratura, che promuove l’uso di Twitter come strumento di lettura attraverso la riscrittura.

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