Softbank Group Corporation corre nell’IoT, rileva la britannica ARM Holdings e si alleggerisce in Alibaba. Un’operazione da 32 miliardi di dollari, a pochi giorni dal voto sulla Brexit. Si attende l’approvazione regolamentare dell’accordo.
Il gruppo giapponese Softbank ha annunciato nei giorni scorsi l’acquisizione di ARM Holdings, società britannica specializzata nella produzione di microchip per il mercato IoT. L’operazione segna un nuovo record in questo settore. La multinazionale nipponica sborserà infatti 32 miliardi di dollari per perfezionare l’acquisto.
Nata venticinque anni fa a Cambridge, ARM Holdings è oggi leader nella progettazione di microprocessori per smartphone e tablet, nonché di potenti chip e microchip di tutti i dispositivi che compongono il cosiddetto Internet of Things. Con un fatturato pari a 576,9 milioni di sterline nel 2012, ARM è oggi l’azienda tech britannica di maggior successo.
Per Softbank – società fondata a Tokyo nel 1981 da Masayoshi Son e operante nel settore media e telecomunicazioni – l’acquisizione della holding britannica rappresenta una scelta fortemente strategica per entrare nel mercato dell’IoT. La decisione di puntare al raggiungimento di una posizione di rilievo in questo settore motiverebbe il pagamento dell’offerta proposta, direttamente in cash.
Masayoshi Son afferma che l’acquisizione di ARM rappresenta un’ottima opportunità di crescita grazie al potenziale offerto dall’Internet of Things. Non a caso, sottolinea il CEO, si tratta di una delle più importanti acquisizioni nella storia di Softbank Group Corporation.
Maxicessioni per Softbank per finanziare l’accordo
Qualche mese fa Masayoshi Son parlava di ‘idee folli’ da realizzare a breve termine. Oggi possiamo dire che l’investitore giapponese ha mantenuto la parola: Softbank ha recentemente ceduto parte della sua quota nell’e-commerce company Alibaba Group e la sua partecipazione in Supercell, azienda finlandese produttrice di videogiochi.
Operazioni, queste, condotte non solo per risollevare le sorti di Softbank ma, probabilmente, per finanziare l’audace operazione appena annunciata.
Per far fronte all’investimento, la società giapponese potrà avvalersi delle ingenti risorse derivategli dalle cessioni operate negli ultimi due mesi: cedendo quasi il 4% della propria quota in Alibaba (da 32,2 percentuali a 28), Softbank potrà contare su ben 7,9 miliardi di dollari mantenendo intatta la propria posizione azionaria nel gruppo. In aggiunta Tencent Holdings, società per azioni d’investimento con sede in Cina, ha offerto 8,6 miliardi di dollari per la quota di maggioranza di Supercell.
Le radici britanniche di ARM Holdings
L’operazione di Softbank non mira a sradicare ARM Holdings dal territorio UK post Brexit. Al contrario, si cercherà di valorizzare le competenze scientifiche e il know how tecnologico della realtà britannica, il cui quartier generale rimarrà quello di sempre: Cambridge.
Un importante aumento di personale è stato inoltre garantito dal CEO di Softbank. Son prevede infatti di raddoppiare nei prossimi cinque anni il numero dei dipendenti di ARM nel Regno Unito e conseguentemente nel resto del mondo, di difendere il modello di business della società e conservarne la cultura.
Le rassicurazioni si affrettano ad arrivare anche dal fronte opposto. Il presidente della società britannica, Stuart Chambers, ha prontamente sottolineato come l’operazione potrà permettere a ARM di mantenere un ruolo chiave nello sviluppo di nuove tecnologie e tutelare di conseguenza il futuro della holding.
Un’alleanza da record
L’accordo tra le parti è uno dei più grandi del 2016 e dei più importanti di sempre per la stessa Softbank, nonché il primo grande accordo dopo il referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Esso prevede la corresponsione da parte di Softbank di 1.700 pence per ogni titolo posseduto da ARM Holdings, che equivale a un aumento del 43% rispetto ai 1.189 pence nel prezzo di chiusura delle borse del 15 luglio 2016 e il 41% in più rispetto al massimo storico mai registrato dalle azioni ARM. Softbank pagherà più di 70 volte gli utili netti di ARM nel 2015, dimostrando come, anche dopo Brexit, la Gran Bretagna sia aperta agli affari esteri e mantenga intatto il proprio fascino agli occhi degli investitori internazionali. In tal senso vanno le dichiarazioni del Cancelliere britannico Philip Hammond, che ha voluto commentare l’operazione.
Siamo di fronte alla terza più grande fusione aziendale del 2016 e al secondo più grande affare nel settore dei chip, dopo quello dello scorso anno tra Avago Technologies e Broadcom per 37 miliardi di dollari. Un record nel settore tecnologico europeo.
Il futuro è nell’Internet of Things
ARM Holdings è nota soprattutto per la linea di processori basata sull’architettura ARM che garantisce elevate prestazioni con un ridotto consumo energetico, caratteristiche sempre più ricercate nei moderni dispositivi mobile. Dagli iPhone ai droni, dagli elettrodomestici ‘intelligenti’ alle automobili smart, i loro chip sono progettati da ARM con un’implicazione sociale ed economica a dir poco rilevante. Samsung, Apple, Huawei, Mediatek e SoC di Qualcomm, sono solo alcuni dei grandi nomi che si avvalgono dei sistemi ARM-based.
Le incredibili risorse di Softbank potrebbero servire, inoltre, da propulsore per accelerare le potenzialità dei progetti ARM, estendendone la diffusione a tutti i campi in cui sopraggiungerà il computing. Il principio alla base dell’Internet of Things è esattamente l’interconnessione in rete di oggetti di vita quotidiana, che rende possibile il controllo a distanza del mondo fisico.
Già da oggi ci è quindi possibile vedere quello che sarà il prossimo futuro: i sistemi di elettronica embedded permetteranno, a garanzia di un miglioramento delle nostre esistenze, l’integrazione di dispositivi connessi tra loro e con noi.
Il businessman del Sol Levante, comprendendo con lungimiranza la portata di questa grande innovazione, punta a giocare di anticipo sui suoi competitor, investendo in quello che sarà un grande cambiamento di paradigma nella storia umana.