Le tre C della Dichiarazione non Finanziaria: così la sostenibilità ha un valore

da | Lug 27, 2021

L’impegno nella sostenibilità ambientale, sociale e nella governance è un elemento chiave per l’ecosistema di un’azienda. Ma misurazione, comunicazione e discussione devono basarsi su una struttura e dei parametri condivisi e comparabili.

Negli ultimi anni il mercato finanziario ha modificato le proprie esigenze e aspettative, in virtù di nuove consapevolezze e attenzioni. In particolare, i fattori ESG sono diventati sempre più importanti nella valutazione delle aziende e del loro potenziale. ESG, acronimo inglese che racchiude le tre declinazioni della sostenibilità (ambientale, sociale e di governance), indica fattori alla base di un nuovo modo di guidare e valutare le attività di un’azienda. Queste attività, non devono più essere mirate unicamente a sviluppo e prosperità aziendale, ma anche a rispetto e a miglioramento delle condizioni ambientali e sociali nelle quali una determinata azienda sta operando.

Emissioni, riscaldamento globale, utilizzo di energie rinnovabili. Ma anche: parità di genere all’interno della realtà aziendale, trattamento etico degli impiegati e sviluppo delle comunità locali. Alle aziende viene sempre più richiesto di curare questi aspetti. E spesso la loro reputazione, con i conseguenti investimenti da parte degli stakeholder, viene valutata proprio sulla base dell’impegno dimostrato in questi ambiti. Esposizione al rischio finanziario, misure di attenuazione, valutazione di vincoli ed equity. Questi sono solo alcuni dei parametri che, ad oggi, includono anche calcoli delle performance ESG delle aziende.

Calcolare gli ESG è tutto meno che semplice

Tuttavia, effettuare una valutazione di questi dati è quantomai complesso, per una serie di motivi. Innanzitutto, i fattori ESG non sono fattori finanziari in senso stretto. Si tratta quasi sempre di parametri qualitativi relativi a iniziative aziendali che difficilmente si possono riassumere in dati numerici pronti per calcoli di rischio (o interesse) finanziario. Ad esempio, guardando il portfolio di bilancio di un’azienda, ci si può accorgere della difficoltà di questa traduzione numerica, nel caso di iniziative volte a migliorare le condizioni dei lavoratori, o diminuire la discriminazione di genere.

Un altro problema è relativo alla selezione dei dati da inserire in queste valutazioni. Un report aziendale pieno di informazioni non è necessariamente un report efficiente, dal punto di vista dell’integrazione dei dati ESG nei calcoli finanziari. In questo senso, i dati ESG stanno effettivamente riscontrando un aumentato interesse dell’ultimo periodo. Rispetto al passato, i dati ESG stanno diventando più strutturati, precisi e tangibili. Lo scrutinio al quale le aziende sono sottoposte ultimamente, insieme a una crescente consapevolezza interna, incoraggiano una maggior accuratezza e trasparenza.

Ma la strada verso un’integrazione ottimale dei fattori ESG è ancora lunga. Spesso, infatti, le iniziative per la sostenibilità sono complesse e si concretizzano nelle più diverse attività, rendendo il calcolo ancora più complesso. Per gli stakeholder diventa quindi difficile comparare i dati relativi a performance di aziende diverse.

Allo stesso modo, le metodologie impiegate per tradurre i fattori ESG in termini finanziariamente utili variano molto da azienda ad azienda. In base a dimensioni, capitale e numero di iniziative, ciascuna impresa presenta dati diversi, ottenuti attraverso parametri e paradigmi personalizzati e specifici. Per gli stakeholder quest’alta diversificazione rende difficile comparare tra loro le performance delle aziende in modo proporzionato.

Comunicare, informare, formare

Come fare, quindi, per risolvere le problematiche di comparabilità dei dati ESG? La chiave è la condivisione. Per confrontare le performance delle aziende in termini sostenibili, si dovrebbe adottare una metodologia comune. Parametri univoci, applicabili con consistenza sui diversi attori del mercato. In questo modo, i dati prodotti sarebbero omogenei per tutto il mercato, più adatti ad essere introdotti e comparati in analisi finanziarie. Con trasparenza e sincerità, le aziende dovrebbero mettere a disposizione dati di maggior qualità. Dati consistenti nel tempo e coerenti se confrontati con altre realtà aziendali.

Anche la formazione degli stakeholder è importante, perché li rende più consapevoli del significato dei dati e dei punteggi che utilizzano per valutare le performance di un’azienda prima di investirci. Intenti, significati e interpretazioni dei fattori ESG dovrebbero essere unificati, per promuovere una maggior consapevolezza e visione d’insieme che possano davvero permettere un investimento responsabile.

Implementazione ESG: l’evoluzione italiana

Pubblicato nel 2021, ma relativo ai dati 2020, il rapporto CONSOB sulla rendicontazione non finanziaria delle società quotate italiane realizza una fotografia delle modalità di attuazione del d.lgs. 254/2016. Il decreto impone alle aziende di grandi dimensioni di presentare il bilancio di sostenibilità con cadenza annuale, e di integrare fattori ESG/multicapital nei piani strategici.

Uno degli obiettivi del report è individuare la traccia di una trasformazione culturale legata alla considerazione della sostenibilità ambientale e sociale nei processi decisionali aziendali. Tale processo evolutivo è stato organizzato in tre fasi: consapevolezza, allenamento delle capacità e coinvolgimento.

Consapevolezza

Per compiere il primo passo è necessario saper rispettare gli obblighi normativi, ma soprattutto avere bene in mente l’importanza dei fattori ESG e della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF). La DNF non dovrebbe essere percepita come un semplice obbligo. Bensì come un’opportunità per rivalutare l’operato con un approccio olistico, prendendo atto del proprio ruolo all’interno di un contesto più ampio delle mura aziendali.

In relazione a questa fase, nel Rapporto sono identificati cinque principali indicatori. Per quanto riguarda la compliance alla normativa, in Italia nel 2020 il numero di aziende che hanno pubblicato la DNF e l’analisi di materialità è rimasto invariato a 151, tre delle quali pubblicate volontariamente. Il riconoscimento dell’importanza dei fattori ESG all’interno dell’azienda è stato valutato prendendo in esame due parametri. Il primo è il coinvolgimento del Consiglio di Amministrazione nell’approvazione dell’analisi di materialità (nel 25% dei casi rispetto al 14% del 2019). Il secondo riguarda il numero di aziende che ha erogato induction al CdA su temi ESG, passati dal 16% al 21%. Come ultimo indicatore è stato considerata l’istituzione di comitati di sostenibilità all’interno delle imprese, il cui valore è passato da 54 nel 2019 (36%) a 73 nel 2020 (48%).

Allenamento delle capacità

La seconda fase vede la consapevolezza dell’importanza dei fattori ESG tramutarsi in veri e propri comportamenti a diversi livelli organizzativi. Gli elementi di riferimento identificati per questo step del processo sono vari e sono quelli che hanno visto un cambiamento maggiore rispetto all’anno passato. I progressi più sostanziosi riguardano l’integrazione dei fattori ESG nelle linee guida per la composizione del nuovo CdA (78% nel 2020 a fronte del 28% nel 2019), nell’autovalutazione del CdA (dal 14% al 25% dei casi) e nelle politiche di remunerazione degli amministratori delegati, che registra il passaggio dal 22% al 42%.

Gli altri aspetti esaminati sono il coinvolgimento del top management (dal 46% al 50% nel 2020) e degli stakeholder (dal 47% nel 2019 al 55%) nell’analisi di materialità. Sono passate da 7 a 13 (dal 5% al 9%) le aziende che hanno implementato sistemi per la raccolta di dati non finanziari, e dal 5% al 8% quelle che si sono servite di piattaforme di data analytics per realizzare un’AM più accurata. Di particolare rilevanza è il numero di aziende che offrono programmi di formazione su temi ESG, che raddoppia nell’ultimo anno crescendo da 54 a 107 (71%).

Coinvolgimento

Il coinvolgimento rappresenta la terza e ultima fase del processo evolutivo delineato fin qui, un punto di arrivo ideale nel quale l’azienda adotta spontaneamente le pratiche riportate finora e interiorizza i fattori ESG/Multicapital sia a livello di governance che di modello di business.
I criteri di valutazione impiegati in questa fase riguardano i piani strategici delle aziende che hanno pubblicato una DNF. Innanzi tutto, le aziende che hanno condiviso sul proprio sito web una sintesi del piano strategico sono passate da 47 (31%) a 59 (39%). Di queste sono 28 (4 in più rispetto all’anno precedente) quelle che hanno menzionato temi rilevanti per il lungo periodo, mentre 15, rispetto alle 12 del 2019, hanno inserito nei piani strategici dei riferimenti ai Sustainable Development Goals dell’ONU. È più contenuto il numero (7) di aziende che condividono i fattori che generano valore nel breve e lungo periodo e che integrano le considerazioni finanziarie e non finanziarie.
Infine, solo un’azienda, come nel 2019, ha indicato la materialità come elemento fondamentale della pianificazione strategica.

I fattori ESG sono destinati a diventare uno dei centri gravitazionali della vita di un’azienda e degli attori a essa satelliti. Da elemento distintivo, l’impegno nella sostenibilità diventerà un requisito imprescindibile per la corporate citizenship. La traiettoria da percorrere, quindi, passa necessariamente da: comprensione e interiorizzazione delle tematiche ESG/Multicapital, standardizzazione delle metodologie per la redazione delle DNF e una condivisione sistematica dei risultati per un dialogo finalmente trasparente.

Spindox è intrinsecamente coinvolta

In Spindox la sostenibilità è una prospettiva che ha sempre accompagnato le attività aziendali e il suo processo di crescita. Già nel 2012 Spindox ha adottato un Codice Etico per regolare le dinamiche di azienda nel rispetto di tutti gli stakeholder coinvolti, dai dipendenti, ai fornitori, dai clienti a qualsiasi altro portatore di interessi. 
La formazione del personale, l’impegno nel garantire un work-life balance e nel combattere il bias di genere all’interno dell’azienda e nel settore dell’ICT, sono solo alcune delle tematiche che ci stanno a cuore.

Sul fronte della sostenibilità ambientale, Spindox opera sia internamente sia esternamente attraverso diverse iniziative. Dal 2019 la campagna GO!GREEN promuove pratiche sostenibili nella vita aziendale, tra le quali un responsabile utilizzo dei mezzi di trasporto privati e delle risorse materiali ed energetiche in azienda. In merito alle iniziative esterne, nel 2021 è stato pubblicato su base volontaria il primo Bilancio di Sostenibilità Sociale e Ambientale, che raccoglie le linee guida della strategia aziendale in ambito ESG. All’interno del bilancio è presente anche il calcolo della Carbon Footprint, per quantificare il peso delle attività di Spindox sull’ambiente e capire come ridurlo. Un’iniziativa complementare al calcolo dell’impronta ecologica aziendale è la collaborazione con Treedom. Avviato nel 2019, questo progetto prevede la creazione di una foresta attraverso sistemi agroforestali e conta già 200 alberi, un numero destinato a crescere fino a 500 entro il 2023.  

Il bilancio di Spindox verrà aggiornato annualmente, per rinnovare in maniera costante la nostra adesione agli standard di sostenibilità. 

Andrea Di Ienno
Andrea Di Ienno
Anche se ancora in piena fase dei "perché?", mi sono laureato in Marketing e Comunicazione. Attratto dal mondo Tech, passo le giornate di sole, e non solo, tra scarponi e pedali.

Potrebbe piacerti anche