L’insostenibile leggerezza della tecnologia: dieci riflessioni personali di inizio d’anno

da | Gen 2, 2019

Come sarà il mio 2019? Continuerò a lottare, divisa tra affermazione dell’essere autentico e ricerca di relazioni umane online

Comincia un nuovo anno ricco di sfide tecnologiche, che saranno anche sfide esistenziali per ciascuno di noi. Il ring è un contesto fatto di protesi tecnologiche, fisiche e cognitive con le quali oggi ci relazioniamo, interagiamo e comunichiamo. Quella che segue è una riflessione molto personale, in dieci punti, sulle contraddizioni che ci riserverà il 2019.

1. Se dici 5G la gente va fuori di testa

È la rivoluzione dell’industria 4.0. È la tecnologia che ti permette davvero di essere sempre connesso. Il 5G è la nuova tecnologia per la connessione Internet mobile che permette di guardare i video dal telefono anche quando non si è connessi al wifi. È molto simile ai 3G e 4G che tutti conosciamo, ma permetterà di avere connessioni molto più veloci. E noi non abbiamo tempo di aspettare. Vogliamo esserci, sempre. 
Ci sono polemiche su quanto il 5G possa incidere negativamente sulla salute, ma attenderemo ricerche ufficiali e dati certi.

2. GDPR: il timore di essere spiati balena nelle nostre menti, ma alla fine ci interessa poco

L’utente medio non presta attenzione a cookies, informative e qualsiasi altro genere di pop up che appare quando apre una nuova pagina. L’Online Consent Barometer (OCB) di Commanders Act è il primo barometro in materia di gestione della privacy che misura i risultati dei vari meccanismi utilizzati dalle aziende per agire in conformità con il GDPR. Questo strumento afferma che solo lo 0,1% degli utenti visita la pagina in cui può fare una scelta e attivare o disattivare i vari cookie,mentre lo 0,07% visita la pagina che spiega come modificare le impostazioni sui cookie del browser. Da un punto di vista neuro psicologico la causa più frequente è la fretta. Ci interessa avere l’informazione. Qui e subito.

3. “Conto fino a 10”: atteggiamento assai difficile sul web.  Soprattutto in termini di critica

Veniamo spinti a scrivere, risolvere,chiudere il task.  
Siamo portati a dire la nostra e a commentare fatti e luoghi. 
La velocità con cui siamo portati ad agire non è propedeutica ad un atteggiamento costruttivo. 
Qualche spunto o ragione sul perché abbiamo molta voglia di criticare:

  • Affermazione del proprio status – criticare mi fa sentire potente – .
  • Paura delle intenzioni altrui (comportamento particolarmente adottato tra aziende competitor)
  • Frustrazioni impellenti -criticare pubblicamente e chiedere assoluzione in privato – .
    Mentre, una critica ben studiata può invece provocare positivamente. Ha quindi vantaggi competitivi poiché si pone l’obiettivo di testare i limiti della parte coinvolta.

4. Lo smartphone più nuovo? Anche no.  Le nostre menti sono oltre

Le ricerche dimostrano che la spesa per l’acquisto degli smartphone sta calando. Una delle motivazioni è che non ci interessa più avere l’ultimo modello di smartphone perché nella nostra mente si è instaurato il pensiero che, a breve, uscirà il modello successivo. 
La domanda è: cosa ci sarà dopo lo smartphone? E soprattutto, spariranno gli smartphone? 
Sicuramente sì, come lo hanno fatto fax e cerca persone negli anni scorsi. Gadget come ARSmart Glasses, sensori indossabili wireless o AirPods sono un buon segnale anticipatorio di tecnologie che ci monitorano e ci vengono proiettate dritte negli occhi, o nelle orecchie. A questo punto, a cosa servirà un dispositivo separato riposto in tasca o in borsa?

5. La poca importanza di dare un volto …

Oltre alla realtà virtuale in senso stretto, il trend dei chatbot continua e piace. Tuttavia, sotto il profilo cognitivo, distinguere fra mondo analogico e mondo digitale sarà sempre più faticoso. Presto diventerà sostanzialmente inutile capire con chi stiamo parlando. 
Ci piacciono molto le assistenti virtuali e ciò che loro conoscono di noi. Ci piacerà ancora di più comprarci quegli oggetti che lavorano per noi e tendono a migliorarci la vita. Si dice che questi oggetti conoscono le nostre emozioni meglio di parenti e familiari.

6. … E la parallela necessità di relazioni fiduciose e contenuti creativi

Siamo sempre un popolo di controsensi, non dimentichiamolo. La fascia del consumatore medio è stanca di promozioni e pubblicità. Ed è alla ricerca di relazioni umane, ascolto e fiducia, prima ancora di informazioni e suggerimenti. La creatività è preferita al conformismo e sono apprezzate le esperienze inusuali che si svolgono al di fuori della rete e in spazi fisici. Racconti, narrazioni e contenuti di valore continuano a fare la differenza. 
In questo contesto spiccano gli eventi, che registrano un mercato in ascesa. L’evento aziendale viene ritenuto il giusto connubio tra creatività e fiducia di “toccare con mano” l’esperienza, nonché conoscere l’interlocutore.

7. Acquisti on line: assolutamente sì!

Altra contraddizione: non avevamo detto che al consumatore piace toccare con mano? Vero, ma c’è troppa adrenalina che accompagna i processi decisionale digitali o di e-commerce a vista, fatti di scelte rapide e click altrettanto veloci. E questa sensazione mordente prosegue anche nell’attesa del bottino che, tra l’altro, è sempre più facilmente restituibile o modificabile con un altro prodotto. 
Lo shopping all’interno di un negozio fisico appare a molti come nostalgico, ma contemporaneamente stancante e superato.

8. L’identità del proprio Sé attraverso il display

L’identità del proprio Sé non è un regalo del nostro codice genetico, neppure una destinazione finale. È un viaggio continuo, fatto di impegno e duro lavoro individuale. È un processo che inizia dall’infanzia e dura nel tempo, impegnando funzioni cognitive, emotive, relazionali e processi biologici profondi. Oggi passa molto attraverso il display. Una ricerca di Wired ci racconta che domande quali “come fare un blog” e “come si fa la chiocciola sulla tastiera” sono in cima alla lista delle ricerche più frequenti. Ci piace taggarci, riconoscerci e darci un’identità in questo marasma di mondo web. E siamo sempre alla ricerca di approvazioni.

9. L’illusione della concentrazione

C’è un ronzio di fondo che limita la nostra concentrazione. 
“Ho troppi popup. Non riesco a concentrarmi” 
“Sono bombardata di informazioni e non riesco ad immagazzinarle correttamente” 

Si passa da una pagina all’altra, da un argomento all’altro, senza riuscire davvero a concentrarsi. Da una parte c’è la paura di perdere le informazioni, la nomofobia, dall’altra un sovraccarico emotivo che ci porta all’ignoranza 4.0. Di questi argomenti avevamo già parlato qui.

10. Voglia di gentilezza

Postare testi, immagini, foto e contenuti vari sulle piattaforme tecnologiche è spesso dettato dalla ricerca di approvazioni utili ad alimentare il proprio narcisismo digitale. Nulla di male a patto che lo si tenga sotto controllo e non si esageri nell’alimentarlo negativamente dietro la maschera dei propri avatar digitali. Questa tendenza all’affermazione dell’Io ci porta non prestare molta attenzione a ciò che succede intorno a noi: siamo connessi a livello globale e disconnessi con la persona che ci abita accanto, che attraversa la strada insieme a noi, che ha bisogno di sedersi in metropolitana e che distribuisce cibo a domicilio con JustEat.

In conclusione, Hootsuite afferma che la parola d’ordine per il social media marketing del 2019 sarà umanità. Ce ne sarà bisogno anche nella vita reale per un cambio di rotta attitudinale,più attento e meno frenetico.

Dobbiamo provare nuovamente a scegliere, valutare, curiosare e studiare senza il trasporto della tecnologia. 
Oppure, no. 
Forse è giusto lasciarsi trasportare da cambiamento e progresso? In fin dei conti sono le principali fonti certe dell’esistenza.

Paolo Costa
Paolo Costa
Socio fondatore e Direttore Marketing di Spindox. Insegno Comunicazione Digitale e Multimediale all’Università di Pavia. Da 15 anni mi occupo di cultura digitale e tecnologia. Ho fondato l’associazione culturale Twitteratura, che promuove l’uso di Twitter come strumento di lettura attraverso la riscrittura.

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