La tecnologia digitale incontra l’arte. Succede al LucidaLab Milano, un laboratorio che si pone l’obiettivo di incoraggiare l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia a favore del restauro e della conversazione di opere d’arte. Nasce dalla collaborazione tra due realtà che già operano in questo ambito. Parliamo di Factum Fondation, una fondazione Madrilena già ampiamente attiva nell’utilizzo di tecnologie digitali in ambito artistico, e Open Care – Servizi per l’Arte che opera a Milano. A rendere particolarmente interessante la nascita di questo laboratorio è il suo strumento più ambizioso e innovativo: il Lucida Scanner. Si tratta di uno scanner 3D concepito con l’obiettivo di fare un passo in avanti nel campo della digitalizzazione delle opere d’arte, rendendone più semplice il recupero e la conservazione. Sviluppato dall’artista e ingegnere Manuel Franquelo, Lucida consente di trasformare in dati 3D la superficie di opere d’arte di differente tipologia e dimensione. Questo con una qualità di acquisizione mai raggiunta prima e in maniera non invasiva per l’opera. La sua dimensione contenuta lo rende maneggevole e adatto al trasporto. Questo permette di impiegarlo in maniera flessibile e su opere di differente tipologia, non solo dipinti.
“Si tratta della creazione di un ponte tra la tecnologia e le tecniche e competenze tradizionali” afferma Adam Lowe, fondatore della Factum Fondation. Proprio queste tecniche tradizionali che ancora risultano la base della ricerca e del lavoro di chi si occupa di proteggere e valorizzare le opere d’arte trovano nelle innovazioni tecnologiche un supporto non indifferente. Isabella Villafranca, Direttore del Dipartimento Conservazione e Restauro di Open Care, afferma infatti che per un conservatore avere a disposizione uno strumento di questo tipo è un sogno: “Si tratta di un mezzo unico che permette uno studio della materia e una indagine dell’opera che sarebbero difficilmente raggiungibili diversamente. Adesso si ha finalmente a disposizione uno strumento che possa seguire passo passo il processo di restauro dell’opera in tutte le sue delicate fasi.”
Secondo Carlos Bayod, responsabile sviluppo Lucida 3D Scanner, questo dispositivo si distingue dai suoi simili per le avanzate caratteristiche tecniche che permettono un tipo di analisi fin’ora quasi impossibile con altre metodologie. Facciamo riferimento per esempio al caso di acquisizione di dati su superfici con aree molto scure, lucide e riflettenti. In questi casi lo scanner riesce a ignorare totalmente i colori. Un’altra delle particolarità è la possibilità di rappresentare i dati 3D come immagine con un’altissima risoluzione di 10.000 punti/cm2.
Durante la presentazione, che si è svolta il 10 marzo ai Frigoriferi Milanesi, Guendalina Damone, responsabile Lucida Lab Milano, ha fornito alcuni dettagli tecnici: “L’opera, per una corretta scansione, deve trovarsi in posizione perfettamente verticale, senza cornice o vetro. È necessaria una luce soffusa nell’ambiente che non venga puntata direttamente sull’opera. Inoltre l’ambiente in cui avviene la scansione non deve assolutamente essere soggetto a nessuna vibrazione, di alcun tipo.”
Può essere interessante sapere che la scansione si basa su una triangolazione: i dati 3D si generano a partire dalla relazione tra il laser, l’oggetto e la videocamera. Curioso inoltre che siano necessarie ben 4 ore per ottenere 1mq di scansione.
La prima opera scandita con Lucida è stata un Rubens che si trova al Museo del Prado di Madrid. Per ammirare questo e altri artefatti che sono stati soggetti a digitalizzazione è possibile visitare il sito di Factum Arte. All’interno di questo sito si può navigare tra le opere scansionate dal Lucida, nei diversi filtri e ad una risoluzione altissima. In alcuni casi è possibile vedere anche la scansione del retro del dipinto, spesso fondamentale per cogliere in modo più fedele il contenuto del dipinto. Abbiamo inoltre la possibilità di visualizzare l’opera in multi layer sullo schermo per cogliere le particolarità della stessa area con filtri di tipo differente.
Un passo in avanti per una tecnologia a disposizione anche dell’arte, con il dovere di custodire le opere e allo stesso tempo riuscire a farle conoscere. Connubio che può risultare fondamentale per la conservazione e documentazione del patrimonio artistico del nostro paese.