Google introduce con Maccabees alcuni cambiamenti nel suo algoritmo principale. Le modifiche colpiscono l’utilizzo massiccio permutazioni e combinazioni di parole chiave. Alcuni siti hanno registrato perdite di traffico del 20-30%.
Fra il 12 e il 14 dicembre scorsi Google Search ha apportato una serie di modifiche al suo algoritmo principale, ossia quello che determina rilevanza e posizionamento nella SERP – in funzione delle ricerche effettuate dagli utenti – dei documenti web indicizzati dal motore di ricerca. Fonti ufficiali di Google hanno minimizzato la notizia, sottolineando che non si tratta di un singolo aggiornamento né di una «major change», ma appunto di diverse modifiche introdotte nell’arco di un paio di giorni. Tuttavia Barry Schwartz, di Search Engine Roundtable, ha proposto di chiamare questi cambiamenti, nel loro insieme, con un’unica denominazione: Maccabees. In altri contesti è stato usato il nome Fred, che però non ha preso piede. Ma c’è anche chi ha criticato Schwartz per avere attribuito a Maccabees un’importanza eccessiva.
Occhio alle permutazioni di parole chiave
Che cosa sappiamo di Maccabees? Come sempre quando si tratta di SEO, dobbiamo applicare il metodo induttivo e basarci su test empirici. Intanto pare di capire che le modifiche introdotte nel comportamento dell’algoritmo non facciano distinzione rispetto alla lingua o alla regione geografica. Quindi l’impatto è globale e riguarda anche i siti italiani. Soprattutto sembra che lo scopo principale di Maccabees sia discriminare meglio il comportamento dei siti che utilizzano in modo massiccio permutazioni e combinazioni di parole chiave. Questa è la conclusione cui è giunto Schwartz, avendo analizzato oltre cento siti penalizzati dalle modifiche di Google.
Pensiamo, a titolo di esempio, a un sito che promuova destinazioni turistiche e che, accanto alla keyword ‘Valle d’Aosta Monte Rosa Hotel’, utilizzi le varianti ‘Monte Rosa Hotel Valle d’Aosta’, ‘Hotel Valle d’Aosta Monte Rosa’ e ‘Hotel Monte Rosa Valle d’Aosta’. La singola pagina viene ottimizzata per la keyword più popolare (diciamo ‘Valle d’Aosta Monte Rosa Hotel’), mentre le altre combinazioni vengono distribuite nel copy della pagina stessa. I siti di viaggi, e-commerce e simili utilizzano spesso questa tecnica, ottimizzando più permutazioni di parole chiave su pagine diverse e gestendo pagine dedicate. Se il nostro ipotetico sito turistico si comportasse in questo modo, quindi, creerebbe quattro pagine diverse: la prima ottimizzata per ‘Valle d’Aosta Monte Rosa Hotel’, la seconda per ‘Monte Rosa Hotel Valle d’Aosta’, la terza per ‘Hotel Valle d’Aosta Monte Rosa’ e la quarta per ‘Hotel Monte Rosa Valle d’Aosta’. Un simile comportamento può produrre un effetto piuttosto fastidioso dal punto di vista dell’esperienza dell’utente. Da qui, probabilmente, la decisione di Google di penalizzarlo.
Come si risolve il problema
Se questa è la logica di Maccabees, la risposta lato SEO è molto semplice: si tratta di evitare la moltiplicazione delle pagine contenenti combinazioni di parole chiave. Tuttavia non bisogna mai applicare in modo automatico certe regole. Ciò vale anche per la regola appena formulata. Seguiamola solo se ha senso farlo. Possono esserci infatti ottime ragioni per avere una pagina per ciascuna permutazione di keyword, perché in tal modo si crea valore per il visitatore.