Terzo appuntamento con la serie ormai cult “Mestieri da Spindox”. Parlano due dei nostri project manager: Flavio Cominardi e Diego Perrotta. Ci svelano il segreto per trasmutare l’acqua in caffè quando la macchinetta è rotta. E spiegano che cosa significa lavorare in un’impresa innovativa.
Diego e Flavio o Flavio e Diego sono in Spindox da tanto. Conoscono l’azienda, l’hanno vista crescere. Sono cresciuti con l’azienda. Quando dicono “Spindox” hanno in mente un’idea forte e chiara della società. Partiamo proprio da qui.
Spindox per Diego: “È sicuramente un’azienda innovativa e brillante. Quel tipo di azienda in cui la gente desidera lavorare. Me ne accorgo quando ho occasione di fare colloqui per selezionare nuovi dipendenti. Beh, quando racconti quello che fa Spindox, ti tendi conto che le persone sono stimolate. È facile, del resto. Ci sono i dati che parlano. Poi basta che racconti il tuo lavoro, la tua esperienza e già dai toni del colloquio senti che le persone reagiscono con entusiasmo.”
Spindox per Flavio: “Spindox è giovane, dinamica e informale. Informale nel senso che non ci sono tante barriere: è facile comunicare ad ogni livello.” Un concetto che anche Diego sottolinea prontamente. “L’atmosfera aziendale è la cosa più importante e piacevole che ho trovato in Spindox”, racconta. “Vengo da un’azienda di 15-20 dipendenti dov’ero abituato ad avere contatti diretti con i proprietari. Cosa che mai mi sarei aspettato di rivivere qui in Spindox, una società a suo tempo di 150-160 persone. Almeno non da subito, non dalla prima settimana. Invece fu proprio quello che successe. Pronti e via: riunione con l’amministratore delegato. Ben al di là delle mie più rosee aspettative. Da parte sua trovai una completa apertura, un sincero interesse ad ascoltare le idee e le proposte di una persona che non conosceva e soprattutto che doveva dimostrargli ancora tutto.
“Fu un’apertura molto gradevole – prosegue Diego – che mi mise subito a mio agio. E credo che proprio in ciò risieda parte del successo dell’azienda e dell’attività di cui mi occupo”. Di nuovo: assenza di barriere, gerarchiche e culturali; facilità di comunicare a ogni livello; possibilità di ottenere subito fiducia, a priori. Quindi credere nelle qualità e nelle risorse dei propri colleghi e dipendenti prima ancora di avere l’occasione di saggiarle queste qualità, queste competenze.
Ma torniamo a Diego e a tutto ciò che di interessante ha ancora da dirci: “È stato proprio interessante avere avuto questo riscontro appena arrivato in Spindox. È stato importante vedere che c’erano persone in azienda con un ruolo consolidato che ti davano retta, che ascoltavano le tue idee, le tue proposte. Poi magari alcune venivano garbatamente messe da parte. Comunque la cosa ha funzionato, ha fatto piacere e soprattutto mi ha responsabilizzato. Perché sì, avere carta bianca da una parte è sempre bello ma dall’altra significa che mi devo metter sotto, devo lavorare sodo perché si generano aspettative nei miei confronti.
Alla fine la formula apertura mentale + fiducia + trasparenza ha funzionato e continua a funzionare bene. Non a caso l’azienda è cresciuta tantissimo in questi anni.”
Ma, un attimo: che cafone, non vi ho nemmeno presentato Diego e Flavio, Flavio e Diego! Chi sono Diego e Flavio, Flavio e Diego? In ordine esclusivamente alfabetico a partire dai nomi: Diego Perrotta, classe… – non si svela l’età, non è buon costume – è un project manager. Ma va? Chi l’avrebbe mai detto!
Seriamente: Diego Perrotta attualmente è demand manager cross sulle varie service line di Spindox e project manager per lo sviluppo e l’implementazione di progetti relativi all’area Digital. “Raccolgo le richieste dei nostri direttori di mercato e le faccio convergere nelle service line adeguate per avere un’analisi dei requisiti corretta e una stima sul progetto da portare avanti.”
Prima di entrare in Spindox Diego ha lavorato come consulente ICT in altre aziende. È approdato qui da noi tramite Vodafone, cliente che tuttora segue e di cui si occupava anche in passato. Insomma, è uno che ne ha fatte di cose.
“Sono arrivato in Spindox come service manager per le operations su Vodafone. L’esperienza di service manager mi è servita perché è stata la prima attività gestionale con responsabilità di risorse. Gestivo due o tre team, trenta persone dislocate in Italia e all’estero, perché una parte del servizio era svolta ed è tuttora svolta in Tunisia. Mi è servita per crescere dal punto divista del coordinamento dei progetti e di quei servizi onerosi sia dal punto di vista organizzativo sia della gestione del valore delle commesse. Commesse che avevano un valore economico molto elevato e di conseguenza implicavano un altrettanto elevato tasso di responsabilità.”
Da service manager a project manager quindi. “Sì. In realtà ho scelto l’attività di PM perché credo nell’idea che mi è stata proposta. Era un’occasione per completare la mia crescita. Do molto credito alla formazione, a qualsiasi età. Piuttosto che procedere per inerzia lungo quella che sarebbe stata la strada più scontata e anche più facile e conveniente per ottimizzare il mio percorso professionale, ho preferito prima di tutto pensare a colmare e approfondire gli ambiti che conoscevo ancora solo in modo superficiale.”
Flavio invece è entrato in Spindox proprio come project manager. Ora è Head of Digital Solutions. “Sono responsabile della service line Digital Solutions. Il mio ruolo è coordinare le persone che lavorano all’interno della service line, staffare i progetti e garantirne la qualità.”
Informatico per formazione (perdonate lo scioglilingua), subito dopo la laurea è entrato in un’azienda di consulenza… informatica, come sviluppatore. “Dalle attività di sviluppo sono poi passato a occuparmi di aspetti funzionali, sempre nell’ambito delle soluzioni informatiche. Successivamente ho lavorato come business consultant per una software house. Quindi, prima di approdare in Spindox, ho operato in qualità di product manager all’interno di Quattro Ruote Professional, dove mi occupavo di prodotti informatici orientati al mercato dell’autoriparazione e delle assicurazioni.”
E adesso, al netto della tua esperienza pluriennale, come ti trovi qui in Spindox? “Bene! Come dicevo per me Spindox è un’azienda informale – e lo dico con un’accezione molto positiva. Informale, banalmente, anche solo dal punto di vista dell’abbigliamento. È un’azienda dove si lavora, seriamente e anche tanto, però cercando sempre di mantenere un ambiente piacevole.”
Del tipo seri ma non seriosi. “Seri ma non seriosi esatto, questo è importante. Personalmente son contento di essere in Spindox. Altrimenti non sarei rimasto così a lungo e non avrei, come ho, intenzione di rimanerci. Questa di Spindox è la mia più lunga esperienza professionale. Quando sono entrato facevo parte di un gruppo ristretto: lavoravo insieme al responsabile della delivery e ad altri tre collaboratori. Poi mi sono occupato di attività che a poco a poco mi hanno portato a conoscere e ad avere a che fare con un numero crescente di persone, tra interni ed esterni, in particolar modo presso la nostra sede di Maranello. A esser sincero, e senza voler essere buonista, mi sono sempre trovato bene. L’opinione che mi son fatto è stata e rimane un’opinione assolutamente positiva. C’è un bell’ambiente. Questo è percepito anche dalle persone che lavorano nella service line di cui son responsabile. Almeno spero che sia così, anche se bisognerebbe chiedere a loro…” sogghigna divertito, giocando sull’ambiguità di un’espressione apparentemente maliziosa ma che forse altro non è che semplice autoironia.
Di nuovo, sembra che si siano messi d’accordo prima o, più probabile, che siano stati costretti da noi del team Marketing e Comunicazione a rispondere in un certo qual modo: “In Spindox c’è senz’altro un bell’ambiente” conferma infatti Diego, sotto minaccia. “È strano che lo dica io ma è anche un ambiente estremamente giovane. È piacevole venire a lavorare qui perché hai quasi sempre a che fare con colleghi molto freschi, che ti mantengono giovane. C’è tanta innovazione, ci sono tante idee, tante cose che frullano per la testa. A volte è anche importante la semplice chiacchierata alla macchinetta del caffè (quando funziona n.d.r.): ti accende la lampadina, ti aiuta a pensare a come poter migliorare il tuo lavoro e il lavoro degli altri. Poi secondo me tutte le idee sono buone e soprattutto chiunque può portare buone idee. Dal ragazzo appena assunto al senior manager che con la sua esperienza può riuscire a formalizzarle queste idee. E comunque non c’è niente da buttare via. È quello che mi ha insegnato quest’azienda, è quello che io stesso ho verificato e che metto in atto ogni volta che parlo con un collega e cerco anche da lui di capire, di imparare, qualsiasi siano le sue capacità, la sua seniority, il suo profilo. Funziona. Trovo tante persone, anche giovani, molto motivate nel crescere e nel far crescere l’azienda. E quindi perché non cavalcarle queste idee? Perché non cavalcare quest’atmosfera?”
Ora, se siete arrivati fin qui significa che avete appena finito di leggere 1736 parole. La seconda parte dell’intervista sarà più breve, quindi niente scuse, non potete perdervela. Foss’anche solo per imparare ad aggiustare la macchinetta del caffè. Tra l’altro, si parlerà di formazione, innovazione, mondo della consulenza, relazione coi clienti e team work. Sempre con Diego e con Flavio ovviamente.