Con Veronica, Vincenzo e l’ERP inauguriamo una serie di interviste sui mestieri dell’ICT. L’informatica raccontata dalle persone che ci lavorano. Che cosa significa implementare un sistema integrato di gestione aziendale.

Quando Spindox è nata, nel 2007, il mondo dell’ERP (Enterprise Resource Planning) appariva lontano dal nostro orizzonte strategico. Eravamo convinti – sbagliando – che tale mondo appartenesse al passato dell’information technology e che a un’azienda nuova come la nostra convenisse puntare su altro. L’ERP ci sembrava poco sexy, insomma.

Dieci anni dopo le cose sono cambiate. L’ERP si presenta oggi come un terreno di gioco in rapida trasformazione, all’estero come in Italia. Ed è un ambito nel quale si innova: cambiano le architetture tecnologiche, i modelli di sourcing e lo scenario competitivo. Anche nell’ERP si fanno strada i paradigmi che piacciono a Spindox: software as a service, mobile first, social. Per questo l’ERP è diventato parte integrante del nostro bagaglio di competenze strategiche.

Ne vogliamo parlare, però, dando voce alle persone che in azienda se ne occupano. Inauguriamo con questa una serie di interviste dedicate ai mestieri dell’ICT, uno spazio di approfondimento sulla vita in Spindox, sul tipo di esperienze che la nostra società offre e sulle competenze professionali che è possibile sviluppare. Senza troppi tecnicismi ed enfasi retorica. A parlare questa volta sono Veronica Agnes e Vincenzo Cervello, entrambi impegnati presso la sede di Spindox di Maranello.

Veronica e Vincenzo ci racconteranno che cosa significa implementare un sistema integrato di gestione aziendale. Soprattutto, ci spiegheranno come sono arrivati a fare quello che fanno in azienda, offrendo un utile vademecum a tutti coloro che si candidano a vestire i panni di analisti funzionali o analisti di business, ruoli fondamentali nel quadro delle professioni di Spindox.

Parlateci un po’ del vostro lavoro. 

Veronica – Eh, domanda facile facile…

Dunque, faccio la business analyst. Il mio lavoro consiste nel raccogliere i requisiti per lo sviluppo e la messa a punto di nuovi software: mi confronto con i clienti, raccolgo le loro richieste relative agli sviluppi degli applicativi, redigo i documenti necessari e comunico direttamente con il team degli sviluppatori che lavoreranno sul programma.

Seguo poi un po’ tutte le nuove richieste che mano a mano emergono nelle varie fasi progettuali. E, fino a quando il sistema non viene messo in produzione, faccio la parte preliminare di user accepptance test, i testi di accettazione dell’applicativo da parte dell’utente. In questo caso seguo i clienti raccogliendo i loro feedback, che implementiamo finché non otteniamo un risultato soddisfacente.

Vincenzo – Lavoro come business and functional analyst specializzato sulla piattaforma ERP Infor LN, un tipico lavoro da consulente. In passato ho lavorato direttamente per Infor, a Praga. Il mio mestiere consiste nell’implementare i software ERP. Per intenderci, quello che faccio è mappare un determinato processo aziendale sul software standard (nel nostro caso Infor LN) e disegnare soluzioni ad hoc nei casi in cui il software non fa in modo nativo quello che in realtà serve al cliente. L’obiettivo finale è avere il processo completo gestito in tutte le sue peculiarità dal software.

Quando siete entrati in Spindox? 

Ve – Due anni fa. Prima di venire a Maranello ho lavorato in una società di consulenza a Vicenza e prima ancora, dopo la laurea in Economia a Padova, ho fatto uno stage in Polonia.

Però non sei né di Padova, né polacca, né di Vicenza. 

Ve – No, sono di Avellino.

E come mai la Polonia?

Ve – Era tra le destinazioni del Progetto Leonardo. All’università non avevo preso parte ad alcun programma Erasmus e ci tenevo a fare un’esperienza all’estero. Alla fine scelsi Cracovia, una delle capitali della cultura europea. Mi sono trovata molto bene, è stato davvero istruttivo. Per prepararmi ho fatto un corso di polacco di base, anche se in realtà durante lo stage ho parlato quasi esclusivamente in inglese.

E tu Vincenzo, che percorso ti ha portato qui da noi in Spindox?

Vi – Arrivo da Ingegneria Gestionale, una scelta un po’ sofferta ma che oggi, a posteriori, mi sento di consigliare a chi volesse lavorare nel mondo della consulenza. Ho detto sofferta perché ho sempre studiato pianoforte e alla fine della scuola superiore mi sono trovato di fronte a un bivio: fare della musica la mia professione oppure iscrivermi all’università e aprire così un nuovo corso.

Del periodo universitario ricordo con piacere l’esperienza Erasmus in Lituania. Freddo e neve per imparare l’inglese [scoppia a ridere, ndr]. Ma non solo: è stato sicuramente un buon investimento, soprattutto sul lato umano. Infatti è lì che ho conosciuto la mia attuale compagna; ed è lì che, a contatto con una cultura diversa, ho acquisito quel savoir faire, qualità informale eppur professionale che nessuno ti insegna a scuola ma che mi è tornata molto utile, soprattutto nel rapporto con i clienti. Poi, come dicevo, dopo l’università e prima di Spindox ho lavorato in Repubblica Ceca per l’azienda Infor.

Prima con l’Erasmus, poi per lavoro: hai vissuto la dimensione internazionale su più fronti.

Vi – Si, questa è una scelta di cui non mi pento, anzi. Ecco, forse dal punto di vista lavorativo quella di Praga è stata un’esperienza un po’ più ordinaria, comunque ottima per iniziare e farsi le ossa. Qui in Spindox è diverso: è senz’altro una realtà più dinamica: oggi per esempio ti ritrovi su un progetto sui ricambi, domani su uno sull’officina.

Anche tu Veronica hai fatto un’esperienza all’estero dopo l’università: raccontaci.

Ve – Ho lavorato negli uffici centrali di una grande catena alberghiera francese, poi a Vicenza in una società di consulenza. Ma nel primo caso non mi interessava molto il settore. Quella di Vicenza, invece, era una realtà piccola, meno strutturata di Spindox. Anche della Spindox di quando sono arrivata io, che non aveva certamente i grandi numeri di oggi. A Maranello, per esempio, all’inizio eravamo una quarantina e ci conoscevamo tutti. Ora siamo raddoppiati, tanto che recentemente abbiamo cambiato uffici e abbiamo aperto una seconda sede – senza però perdere quell’atmosfera di familiarità che ci ha sempre contraddistinto.

Com’è vivere quotidianamente a contatto con il cliente? Dev’essere strano.

Ve – Sì, infatti è importante essere empatici. Il nostro è un ruolo molto relazionale, di raccolta di requisiti. Ci si deve assicurare che tutte le richieste vengano sviluppate e rispettate. Per questo lavoriamo a stretto contatto con diversi dipartimenti e business unit: servizio di assistenza tecnica, ricambi, marketing, delivery. Col tempo si impara a conoscere e prevedere quelle che possono essere le aspettative e le necessità del cliente, che riesce a fidarsi se vede che tu man mano rispetti le sue indicazioni.

E come si gestiscono tutti questi clienti?

Ve – Bisogna essere aperti, imparare a non imporsi ma ascoltare. Ascoltare molto. Specialmente all’inizio, nelle prime riunioni, è fondamentale capire chi ti sta di fronte, con chi avrai a che fare. E poi essere curiosi: è importante perché ti spinge a elaborare le richieste del cliente e a fare proposte che, nel migliore dei casi, possono rappresentare nuove opportunità di business. Quindi… Sì, sicuramente apertura mentale e curiosità, meglio ancora se sostenute da metodo e precisione. Questi ultimi, in particolare, si acquisiscono con l’esperienza e la pratica quotidiana. Inoltre ci vuole pazienza, tanta pazienza. E capacità di adattarsi. Sembrano luoghi comuni, le solite frasi fatte. Ma vi prego – e qui, in particolare, mi rivolgo alle giovani veroniche neolaureate [sorride, ndr]: non sottovalutate le qualità umane. Sono i primi veri strumenti con i quali entrerete nel mondo del lavoro, quelli che vi definiscono come persone e soprattutto quelli che vi cavano d’impiccio dalla situazioni professionali più difficili.

Per quanto riguarda il tuo percorso di studi, invece?

Ve – Del mio percorso di studi sono stati molto utili tutti gli esami di comportamento organizzativo e strategia d’impresa. Avendo fatto Economia sono riuscita a inquadrare facilmente i vari dipartimenti con cui ci interfacciamo. Cosa importante, perché a volta ci si porta dietro l’ottica del mondo dell’IT e si rischia di non cogliere il punto di vista del business del cliente. Molti dei miei colleghi che hanno studiato Ingegneria hanno sicuramente un profilo più tecnico ma forse meno dimestichezza con le dinamiche dei processi aziendali.

L’esame di comportamento organizzativo inoltre mi ha fornito buoni principi di comunicazione. Certo, è vero che la pratica poi non è mai la stessa cosa, soprattutto quando entri per la prima volta in un’azienda. Ma avere dei punti di riferimento teorici è importante.

Dal confronto con le vostre altre esperienze lavorative, quali vi sembra che siano le caratteristiche distintive di Spindox?

Vi – La mia ex azienda era una multinazionale con migliaia di dipendenti e una gerarchia molto rigida. Un ambiente spersonalizzato in cui ti senti uno dei tanti, un numero sotto una cupola di manager che magari non ti hanno mai visto e spesso non sanno neppure chi sei. In Spindox invece ho subito percepito una maggiore attenzione nei confronti della persona come individuo e non solo come asset aziendale. Ti senti valorizzato. Sei parte dei progetti, e questo dà molta soddisfazione. Vedi e vivi entrambi i lati della medaglia: la responsabilità che l’azienda ti concede perché si fida di te e il tuo interesse a ripagare questa fiducia impegnandoti e mettendoci quel qualcosa in più. Questo circolo virtuoso che si viene a creare  è un po’ la chiave del successo Spindox. Azienda che ho visto crescere in poco tempo, non senza un certo orgoglio anche perché secondo me un’azienda cresce solo quando crescono le persone che la compongono, umanamente e professionalmente – e non c’è crescita professionale senza crescita umana. La cosa bella qui è che, nonostante siamo ormai una realtà medio-grande, si respira comunque una dimensione familiare.

Un’altra caratteristica secondo me distintiva di Spindox, un altro punto forte di quest’azienda è che è meritocratica. Da questo punto di vista sono sempre stato trattato con correttezza. E soprattutto con trasparenza. Questo, oltre ad essere indice di serietà, ti fa sentire sicuro, tranquillo, e contribuisce a mantenere quel clima di familiarità che vi dicevo.

Dulcis in fundo: cos’è un sistema ERP?

Si girano una verso l’altro, come per dirsi: “rispondi tu?”

Rispondo io, brevemente, mettendo insieme quello che Veronica e Vincenzo mi hanno spiegato. Un sistema ERP (di nuovo, Enterprise Resource Planning) è, per dirla in gergo, un sistema integrato. Cos’è un sistema integrato? È un sistema di gestione aziendale che integra i principali processi di business di un’azienda (vendite, acquisti, gestione magazzino, marketing, contabilità ecc.). È un unico grande software, una sorta di “spina dorsale informatica” in cui convergono tutti i dati e le informazioni relative ai suddetti processi. Visualizzare e controllare questo “midollo informativo, organizzativo e operativo” consente di gestire e coordinare al meglio quei processi. Si eliminano o si riducono così sprechi ed errori. Si ottimizzano costi e prestazioni. Come in un grande coro virtualmente connesso, l’ERP è la bacchetta del direttore d’orchestra, che unisce e armonizza le varie voci in un unicum melodico.