146 miliardi di euro in pagamenti digitali nel 2014. Un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente e ben 18 miliardi di euro in New Digital Payment, con i quali si intendono Mobile payment, POS Contactless payment ed eCommerce ePayment. Questi numeri dimostrano che anche in Italia il fenomeno dei pagamenti digitali è ormai una realtà. La diffusione di innovative forme di pagamento è lenta ma costante.
E proprio di mobile payment si è parlato al Politecnico di Milano il 19 febbraio scorso, in occasione della presentazione dei risultati della Ricerca 2014 condotta dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce (Osservatori.net). I modelli che si confrontano, in Italia e nel mondo, sono tre: Sim-based, Device based e Cloud based.
Ognuna di queste tecnologie coinvolge differenti stakeholder che, con modalità non sempre identiche, provano a insinuarsi nelle abitudini dei consumatori.
C’è chi punta all’integrazione con servizi differenti, con l’obiettivo di semplificare la vita ai propri utenti: è il caso di Poste Mobile che ha fatto la coraggiosa scelta di distribuire solo SIM NFC in tutti gli uffici postali d’Italia. Tali SIM possono sostituire la tessera dei trasporti pubblici e permettono di “badgare” direttamente con il proprio smartphone ai tornelli della metropolitana. A ciò si aggiunge la decisione di Poste Italiane di munire tutti i postini d’Italia di POS contactless per il pagamento diretto con smartphone dal proprio portone di casa.
C’è chi sceglie di partire dallo zoccolo duro dei propri utenti e punta alla diffusione di hardware che semplifichi il pagamento ovunque essi si trovino. Parliamo di Paypal, che può contare già sul 30% del transato totale del Mobile Commerce. Il sistema di pagamento online più famoso e diffuso al mondo passa dal POS virtuale, a disposizione dei siti di ecommerce, al POS fisico. A inizio marzo Paypal ha infatti dichiarato di voler lanciare una nuova versione del POS Paypal Here, questa volta compatibile anche con NFC.
Ci sono le banche che provano a testare tra i propri clienti i vari portafogli digitali stile Google Wallet. Prendiamo come esempio WOW, il mobile wallet di CheBanca!. Collegando il proprio conto, rigorosamente CheBanca!, le proprie carte di pagamento Visa e MasterCard® o semplicemente il conto PayPal è possibile effettuare una serie di operazioni in maniera veloce ed automatica. Dal pagare i bollettini al fare ricariche telefoniche, passando per l’abbonamento dei mezzi pubblici o confermare il pagamento di un acquisto.
Poi c’è anche chi decide di non scendere a compromessi e pretende di dettare tutte le regole del gioco. Parliamo di Apple. Il lancio sul mercato di Apple Pay è stato un segnale forte verso gli istituti bancari di tutto il mondo ai quali la famosa azienda ha voluto dire: “adesso siete voi a dovervi adattare alle nostre condizioni e non il contrario”. Una provocazione che con buona probabilità porterà i frutti sperati. “Apple Pay obbligherà le banche alla collaborazione. Basterà che un solo istituto bancario decida di accettare la proposta di Apple per trascinarsi dietro tutte le banche del mondo.” Questo il pensiero comune tra gli ospiti al convegno. Va detto, peraltro, che nei giorni scorsi c’è chi ha puntato il dito contro Apple Pay, sostenendo che si tratterebbe di una soluzione troppo vulnerabile ai tentativi di frode. Ne riferisce il “New York Times”, con dovizia di particolari, in un recente articolo.
Qual è dunque il modello di mobile payment migliore per adesso? Molto difficile dirlo. Possibile invece leggere i numeri e percepire come si stanno muovendo i big player. A oggi un utente su quattro utilizza uno smartphone NFC: questo è già un numero abbastanza importante che potrebbe spostare gli equilibri verso il Device-based payment. Bisogna però valutare a che velocità andranno gli altri.
L’HCE, che sposta su cloud quanto finora era necessario inserire nella SIM, pare essere la soluzione più innovativa per il momento. C’è da capire se innovazione corrisponderà a semplicità di utilizzo. “Le soluzioni complicate non hanno nessuna speranza di andare avanti. Le soluzioni semplici saranno le uniche a vincere, e chi produce gli smartphone sta andando in quella direzione.” afferma l’ospite Massimo Tessitore, responsabile direzione Multicanalità Integrata per Intesa Sanpaolo. All’utente finale in effetti cambia poco sapere che stia pagando grazie alla SIM, al NFC dello smartphone o a un sistema su Cloud. Per l’utente l’importante è poter fare il tutto con il minimo sforzo e impegno possibile nell’uso quotidiano. Ai players il compito di educare ad un utilizzo semplificato e consapevole di queste tecnologie.
Il settore fintech ha ultimamente assistito anche alla nascita di molte start-up che stanno proponendo soluzioni alternative in tema Mobile Payment. Queste solitamente cercano di far leva sull’usabilità e puntano a semplificare la vita delle persone. In Italia vale la pena citare Satispay, che grazie a un recente finanziamento milionario sta ampliando i propri orizzonti anche a livello internazionale. Si tratta di un’applicazione che permette di ricevere ed inviare denaro in maniera immediata ai propri contatti e pagare i propri acquisti, tutto a costo zero. Il tutto all’insegna del crescente fenomeno del peer-to-peer money transfer. Un altro progetto, presente alla tavola rotonda in Politecnico, che sta riscuotendo un certo successo è Uollet. Un programma di fedeltà che, grazie alla sua crescente diffusione nei punti vendita, consente di accumulare credits che sono poi spendibili in negozi reali. Tutto da smartphone, grazie all’apposita app.
Dopo una giornata di interessante confronto tra i diversi attori che operano, anche con modalità differenti, verso la stessa direzione un pensiero appare condiviso dai più: L’obiettivo per tutti non è solo ideare il metodo di pagamento migliore, ma anche e soprattutto trovare il modo più semplice e meno invasivo di cambiare nei consumatori un’abitudine consolidata come quella del pagamento. La guerra al denaro contante è solo all’inizio.