Tutti sanno che Baidu detiene saldamente la leadership dei motori di ricerca in Cina, dove la società è nata quindici anni fa come spin-off dell’Università di Pechino. Oggi StatCounter accredita a Baidu una quota del traffico delle ricerche a livello nazionale pari al 76%. D’altra parte quello cinese è un mercato così grande da permettere al dominio baidu.com di collocarsi al quarto posto assoluto nel ranking mondiale di Alexa. In Cina Google deve viceversa accontentarsi delle briciole: poco più del 2%.

Meno noti sono i programmi di espansione globale del colosso cinese. Quotata al NASDAQ di New York dal 2005, Baidu oggi punta in particolare su Indonesia, India e Brasile: tre mercati a loro volta enormi, e soprattutto con significative prospettive di crescita. In tutti i casi la strategia di penetrazione di Baidu risponde alla logica “mobile first”. Il bouquet di offerta è pensato per gli utenti che non accedono a Internet da connessioni fisse, ma usano in prevalenza smartphone o tablet. Il cuore della proposizione cinese si fonda su servizi di tipo online-to-offline (O2O), disegnati per catturare i consumatori nello spazio digitale e poi indirizzarli presso luoghi di acquisto fisici.

In Brasile – il primo paese estero a disporre del motore di ricerca cinese – Baidu è sbarcata nel luglio scorso, con il dominio br.baidu.com (ovviamente l’interfaccia è in portoghese). E risulta che siano in via di sviluppo anche le versioni localizzate per il mercato tailandese e per quello egiziano. Ma è su India e Indonesia che Baidu intende giocare le carte migliori. Oggi Baidu dichiara di avere già – fra “search” e altri servizi – 700 milioni di utenti fuori dai confini della Cina. Sembra un’avanzata inarrestabile, anche se le cose non sono andate sempre per il verso giusto. In Giappone, per esempio, il colosso cinese si presentò con il proprio motore di ricerca già nel 2007, ma all’inizio di quest’anno ha dovuto fare un disonorevole dietro-front.

Del resto i mercati asiatici sono brutte gatte da pelare anche per Google, soprattutto per ragioni di carattere culturale. Proprio in Giappone Google fatica a conquistare il proprio spazio, mentre Yahoo! continua ad avere grande successo (38% del mercato; fonte StatCounter, settembre 2015). Nella Corea del sud, poi, il 35% del mercato è in mano al motore di ricerca locale Naver (idem).

E in Russia? Qui Yandex è stato per diversi anni il motore di ricerca più popolare. Oggi la sua quota di mercato è accreditata fra il 60% (fonte: liveinternet.ru, aprile 2015) e il 38% (fonte: StatCounter, aprile 2015) del mercato locale. Il peso crescente di Android in Russia penalizza Yandex, in quanto tale sistema operativo preinstalla Google. Tanto che in settembre l’autorità antitrust russa ha aperto un’indagine per abuso di posizione dominante.