Si è appena concluso a Barcellona OpenStack Summit, appuntamento tanto atteso dalla comunità che crede nel cloud open source.

Di OpenStack parlavamo giusto qualche settimana fa, un po’ per fare il punto della situazione un po’ per anticipare quello che sarebbe successo di lì a breve: l’OpenStack Summit Barcelona 2016. Ed eccoci qui allora, ancora con la testa fra le nuvole.

Due volte all’anno l’OpenStack Foundation attrae migliaia di sviluppatori – e non solo, ovviamente – all’OpenStack Summit. Dopo Austin ad aprile, la comunità di OpenStack è riunita da tre giorni a Barcellona per il consueto appuntamento giunto ormai alla sua 14esima edizione. Una conferenza in cui sviluppatori, utenti, manager, amministratori cloud si incontrano, aggiornano, confrontano e contaminano. Due giorni in cui i developer OpenStack di tutto il mondo collaborano per imparare e discutere a proposito delle nuove release del software, per ispirarsi e connettersi, analogicamente per una buona volta.

Open Source, Open Development, Open Design, Open Community”. Si confermano gli impegni con cui veniva lanciato OpenStack sei anni fa, tra cui l’apertura alla comunità. Tutti i membri della community hanno il diritto di esserci e contribuire a migliorare la piattaforma. Per questo, nonostante gli anni che passano e benché l’appuntamento ogni sei mesi sia ormai collaudato, Barcellona vede in questi giorni nuovi adepti, nuovi partecipanti attratti dalla nuvola vestita di rosso. Non vogliamo mica credere che sia tutto merito della location.

Superuser Awards

Anche a Barcellona è stato assegnato in questi giorni il Superuser Awards, il premio lanciato nel 2014 per riconoscere le organizzazioni che hanno utilizzato OpenStack in maniera significativa, migliorando il proprio business e contribuendo allo stesso tempo al progresso della comunità. Dodici nominati, quattro categorie – enterprise, telecom, research/government e public cloud service providers – un solo vincitore. La community ha esaminato e votato i candidati; i consulenti di Superusers hanno poi decretato il vincitore tra i quattro finalisti. MercadoLibre (categoria enterprise), Internap e OVH (categoria public cloud service providers), China Mobile (telecom); eccoli qua i quattro moschettieri. AT&T, vincitore uscente del Superuser Awards al Summit di Austin, ha annunciato il primo classificato della quinta edizione dei Superuser Awards: China Mobile, che si è andato così ad aggiungere a CERN (OpenStack Summit di Parigi), Comcast (Vancouver) e NTT Group (Tokyo).

Il matrimonio tra OpenStack e le telecomunicazioni si consolida ulteriormente con la vittoria di China Mobile, il più grande operatore di telefonia mobile cinese; la quarta, su cinque società vincitrici del premio Superuser, ad operare in questo settore.

Il focus del Summit di Barcellona è infatti sui clienti delle telco. Secondo una recente ricerca, l’86% delle aziende di telecomunicazione ritiene OpenStack importante, se non addirittura essenziale, per il proprio successo. Molte fra loro, infatti, hanno scelto OpenStack sostituendo così costosi hardware proprietari con il software open source, virtualizzando alcune funzioni attraverso il sistema cloud. In questo modo i fornitori di telecomunicazioni e leader aziendali che hanno scelto di implementare NFV (Network Functions Virtualization) con OpenStack riescono a ridurre i costi ottenendo al contempo un servizio più agile. Tra questi i sopracitati AT&T, China Mobile, NTT Group e ancora Bloomberg LP, Deutsche Telekom, SK Telecom e Verizon.

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OpenStack Summit Barcelona.

Tutto ciò non fa altro che confermare come OpenStack stia conquistando sempre più consensi e fiducia, anche tra le imprese di medie dimensioni, come suggerisce Bryan Thompson, general manager di Rackspace. Per di più, molti degli attuali clienti continuano a impegnarsi con OpenStack, espandendo tra l’altro le proprie “nuvole” in nuove località.

Sembra, inoltre, che OpenStack abbia fatto passi da gigante nel campo dei container, da sempre “nuvola nera” della piattaforma di cloud computing Open. OpenStack dispone adesso di servizi in grado di eseguire con più facilità i container.

La nuova frontiera del cloud computing è rappresentata infatti da OpenStack e Docker, insieme. In questi giorni due software engineer IBM hanno dimostrato come sia possibile spostare un container Docker da un host all’altro senza interrompere alcun servizio.

Sicurezza al primo posto

Uno dei momenti importanti di questi giorni a Barcellona è stato sicuramente il Core Infrastructure Initiative Best Practices badge (CII Best Practices badge), un premio assegnato ai progetti open source che si sono distinti per la sicurezza, la qualità e la stabilità garantite. OpenStack è riuscita a ottenere questo premio, che rappresenta quindi un importante riconoscimento. Non a caso i primi di ottobre è stata rilasciata la seconda major version dell’anno dopo Mitaka, OpenStack Newton. Newton ha portato notevoli miglioramenti nella gestione del cloud dal punto di vista della sicurezza, del supporto dei container e del networking. Per l’appunto.

In questi giorni sono stati presentati molti case study di interessanti aziende, tra cui China Mobile, Deutsche Telekom, City Network e 99Cloud che vorrebbero entrare a far parte dei Membri Oro di OpenStack. E così è stato. Hanno preso parte alla presentazione, tra l’altro, molte aziende cinesi suggerendo la rapida diffusione di OpenStack nel mercato orientale. I Gold Members salgono così a quota 22.

User Committee project

Edgar Magana, membro del board dello User Committee Project, sta lavorando alla composizione del comitato, riflettendo sulle possibilità – e conseguenti modalità – di elezione dei membri e sulla previsione di modifiche statutarie. Una lunga discussione che sicuramente troverà un secondo spazio per volgere al termine.

Un’altra lunga discussione affrontata a Barcellona è quella di Lauren Sell – vicepresidente della OpenStack Foundation – in merito alla possibilità di continue e ulteriori contaminazioni, come eventi e conferenze, con comunità di altri progetti tra cui Kubernetes e Ceph.

OpenStack e ricerca scientifica

Keynote, workshop, eventi serali… Il bilancio per la piattaforma cloud sembra essere del tutto positivo. OpenStack appare infatti in ottima salute e in grado di alimentare perfino la ricerca scientifica. Non a caso la nuvola libera rappresenta una delle tecnologie di base per il CERN. Uno degli ultimi studi sull’antimateria e l’anti-idrogeno ad opera dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare produce ogni giorno 500 Tera di dati ed entro il 2023 richiederà un aumento della potenza di calcolo pari al 60%. Appare evidente l’importanza di OpenStack in progetti di tale portata.

Alla Cambridge University Paul Calleja ha sottolineato l’importanza di OpenStack nel campo della Medicina Traslazionale che offre nuovi strumenti di indagine. Permette infatti ai medici di fornire indicazioni in tempo reale ai propri pazienti attraverso la correlazione tra i dati clinici degli stessi e il sequenziamento del genoma.

E ancora a Cambridge, il Dott. Rosie Bolton del Selwyn College sta guidando il progetto SKA, Square Kilometer Array project, un progetto internazionale che mira a costruire il più grande radiotelescopio del mondo in due siti, Australia e Sudafrica. Anche in questo caso OpenStack riveste un ruolo fondamentale: dati sicuri, flessibili e accessibili riuscendo a contenere i costi.

Sarà veramente tutto oro ciò che luccica o solo una nuvola passeggera?