Le ultime sul mobile payment dal convegno dell’Osservatorio della School of Business del Politecnico di Milano.
«Sta soffiando un forte vento; ciò può provocare la tua immaginazione…oppure un mal di testa.» Stando a quanto riportato dal biografo americano Gamaliel Bradford nel suo libro Daughters of Eve (1930), così parlava, o scriveva, Caterina II di Russia, ai più conosciuta come Caterina la Grande. La citazione, tratta dall’avatar di presentazione di uno dei relatori invitati al convegno (Alessandra Grassi, Products & Services Head at Mercury Payment Services), fotografa, come in un’istantanea, lo stato attuale del mondo dei pagamenti da mobile.
Ci mostra due cose. Innanzitutto che è un mondo sovrappopolato, per via della pluralità delle tecnologie utilizzate e utilizzabili e delle soluzioni alternative adottabili ma ancor prima per la pletora di attori in competizione. In secondo luogo, che è un mondo magmatico, in rapido divenire e crescente trasformazione, quindi ricco di opportunità.
La scena più ambita, in cui tutti vorrebbero affermarsi, è senz’altro quella relativa ai pagamenti di prossimità: «nel mondo vi è una vera e propria esplosione di iniziative, soprattutto per quanto concerne i pagamenti di prossimità», leggiamo dall’introduzione del report firmata dal comitato scientifico degli Osservatori.
A contendersi il ruolo ci sono le imprese che producono gli smartphone e quelle che forniscono loro i sistemi operativi – Samsung, Apple, Google; ci sono le imprese che si son fatte le ossa con l’eCommerce – PayPal, Amazon, Alipay; ci sono i social network. Fra questi l’attore più interessante è Tencent, che ha sviluppato WeChat Pay, il digital wallet di WeChat. Ci sono, infine, i grandi operatori telefonici, gli esercenti recettori dei pagamenti e le banche e le società emettitrici di carte.
C’è spazio per tutti? No: «trattandosi di attività dove i margini unitari sono estremamente ridotti e dove la scala è di conseguennza un differenziale competitivo importante, è molto probabile che nel giro di qualche tempo emergano con chiarezza i vincitori (almeno temporanei) e i vinti».
Un primo filtro potrebbe essere la considerazione che, ad ogni modo, la partita si giocherà ai livelli più alti. «L’innovazione la fanno i grandi, i piccoli distribuiscono», afferma Nicolò Romani, Responsabile Innovation presso SIA.
E le tecnologie abilitanti? «Gli over the top hanno intrapreso la via dell’NFC (Near Field Communication), più forte del POS», spiega Massimo Tessitore, Responsabile Direzione Multicanalità Integrata di Intesa Sanpaolo. Ma ci sono colossi, come i già menzionati cinesi Alipay e WeChat, che presidiano sia i pagamenti a distanza sia quelli di prossimità con tecnologie di prossimità non NFC (geo-localizzazione, principalmente utilizzata dai servizi p2b, e codici a barre bidimensionali, come i qr code, utilizzati soprattutto dagli esercenti, sempre più promotori di metodi di mobile payment). «Un driver importante per il tipo di pagamento che si affermerà sarà l’atteggiamento dei merchant». Stefano Fucci, Responsabile Sviluppo Servizi Innovativi e Soluzioni Tecnologiche di Poste Mobile sembra essere dello stesso avviso: «il pagamento di prossimità verrà declinato secondo una pluralità di alternative: di nuovo, NFC – sim based collaborative o autonome (Poste, Vodafone Pay), ancora limitate in Italia, e cloud based (PayGo di Intesa Sanpaolo, MySi di CartaSi, Monhey di Unicredit) – , geolocalizzione, qr code. Saranno la qualità del servizio e dell’esperienza utente a determinare le modalità di pagamento principali». Giovan Battista Clavarino, Responsabile Organizzativo Rete di Vendita Ipermercati e Innovazione Coop Liguria, sottoscrive: «è il fruitore finale che decreterà quale metodo di pagamento alla fine diverrà mainstream».
Questione di abitudine
Nonostante tutto, il problema del pagamento non è un problema tecnologico ma una vera e propria questione comportamentale. Consideriamo questo dato: attualmente più dell’80% dei pagamenti avviene ancora in contanti. «Gli italiani fanno particolarmente fatica a cambiare abitudini», sottolinea Massimo Tessitore. Luciano Cavazzana, SVP EMEA Managing Director di Ingenico Group individua in «usabilità, abitudine e costo commissionale» le principali barriere da abbattere nella «lotta contro il contante». Manca anche «un’offerta spinta e ben comunicata», fa notare Alessandra Grassi. E ancora: «il metodo di pagamento dev’essere semplice», insiste Giovan Battista Clavarino di Coop.
Da qui l’importanza di investire per creare il comportamento virtuoso, la nuova buona abitudine. Il mobile payment, inteso come paradigma trainante all’interno dei «new digital payment» – per usare il lessico e la classificazione dell’Osservatorio – deve garantire la stessa fruibilità, soprattutto in termini di facilità e velocità d’uso, del contante se vuole costituirsi come un’alternativa valida e poi gradualmente sostituirsi ai vecchi metodi di pagamento, digitali e non.
Per questo motivo, i mobile wallet dovranno soddisfare una serie di requisiti e caratteristiche comuni, com’è emerso nel corso di uno studio che ha preso in esame l’esperienza utente di oltre 30 mobile wallet italiani e internazionali. Punto primo, la registrazione al servizio: è opportuno che sia facile e veloce. Inoltre, una volta scaricata e installata l’app sul telefono, l’accesso al wallet dovrà essere semplice e immediato (nei mobile wallet che utilizzano la tecnologia NFC, l’accesso può essere davvero semplicissimo: l’app si sveglia automaticamente appena si avvicina il telefono al lettore NFC e può funzionare anche a telefono spento, come nel caso di Vodafone Pay). Punto terzo: tutti i mobile wallet richiedono un’autenticazione per l’attivazione del pagamento. In genere è sufficiente un mobile PIN; l’ideale sarebbe la possibilità di implementare tecnologie biometriche di lettura delle impronte digitali (Apple Pay) o dell’iride. Ultimo ma non meno importante, la conferma della buona riuscita del pagamento e la possibilità di consultare le transazioni, sfruttando l’interazione con lo schermo del dispositivo.
In aggiunta, è importante arricchire il mobile wallet di ulteriori funzionalità. Alessandro Battalico, Responsabile Integrazione Canali e Mobile Payment di Banca Mediolanum, parla di «dematerializzazione del portafoglio fisico in uno virtuale, con servizi integrati che vadano a costituire valore aggiunto oltre ai meri servizi di pagamento». In particolare, ai consumatori sembrano interessare gli sconti personalizzati e i programmi di fedeltà legati al pagamento. Esemplare il caso di Samsung Rewards: un programma che permetterà di guadagnare punti fedeltà semplicemente utilizzando Samsung Pay. Con i punti guadagnati Samsung metterà a disposizione propri prodotti, buoni da utilizzare su Samsung.com, carte prepagate Visa o carte regalo da spendere presso altri negozi; non mancheranno poi le Instant Wins, che permetteranno di vincere premi istantanei come viaggi a Napa Valley o Las Vegas.
C’è altro? Beh, c’è chi parla di evoluzione del punto cassa, tanto da vederlo come un concetto ormai superato. «Oggi in media, alle casse, nei nostri ristoranti abbiamo code di dieci, venti minuti. L’obiettivo nel breve è di eliminare queste code. Nel lungo invece vorremmo rendere superflue le casse»: parola di Nicolas Bigard, Amministratore Delegato di Roadhouse. Le tecnologie di mobile payment possono questo e altro. Per esempio, sempre restando nell’ambito della ristorazione, alcuni player stanno puntando sulle funzionalità Order & Pay, ossia la possibilità di inviare ordine e pagamento da remoto, prima ancora di arrivare in negozio.
Tiriamo le somme in tre mosse
Condividendo prima una riflessione di Umberto Bertelé, Chairman degli Osservatori Digital Innovation, secondo cui tutto questo attrezzarsi di app per il mobile payment, se si escludono i grandi attori internazionali che hanno già chiaramente dimostrato la serietà e la portata dei loro intenti, sembra quasi essere più una questione di marketing che una vera e propria soluzione di business – considerata anche la pluralità di strumenti che altrimenti l’utente si troverebbe in mano. Facendo appello anche al solo buon senso, nell’ottica dell’utilizzatore finale lo scenario più auspicabile è quello di avere un singolo mobile wallet, fra quelli disponibili sul mercato, che abiliti a qualunque tipo di pagamento digitale da dispositivo mobile, sia da remoto sia in prossimità.
Informandovi che Samsung Pay, essendo appena sbarcato in Islanda, attualmente è il mobile wallet più diffuso al mondo (14 paesi “conquistati” contro i 13 di Apple Pay).
Infine, chiedendoci se tutto questo vento che ha preso a infuriare nel mondo del mobile payment non possa essere placato, come per magia, da una piccola grande tecnologia che qualcosa di magico sicuramente ce l’ha. Se dico Bitcoin…