Al via OpenSuperQ, il progetto di computer quantistico della Ue. Obiettivo: colmare il gap con USA, Cina e Giappone. Cinque i paesi coinvolti, modesti gli investimenti.

L’Unione europea ha annunciato il lancio di OpenSuperQ, progetto finalizzato alla costruzione del primo computer quantico del Vecchio Continente. L’obiettivo è raggiungere in tre anni Stati Uniti, Cina e Giappone, paesi che oggi scontano un vantaggio competitivo enorme e che guidano la ricerca in questo campo. Il progetto si inserisce peraltro in un programma di sviluppo tecnologico più ampio.

OpenSuperQ sta per Open Superconducting Quantum Computer. Di computer quantistici si parla da un po’ di tempo. Si tratta di una nuova generazione di macchine, in grado di effettuare calcoli sfruttando le leggi della fisica e della meccanica quantistica. Alcuni mesi fa abbiamo tentato di riassumere il quadro delle ricerche in corso (si vedano la nostra Guida galattica ai computer quantistici e l’intervista a Enrico Prati). Certamente la strada è ancora lunga, ma i progressi registrati in un tempo piuttosto breve sono davvero notevoli. Grazie alle enormi capacità di calcolo teoricamente possibili, il computer quantistico schiude orizzonti inediti all’intelligenza artificiale, che è il nuovo Walhalla dell’information technology.

OpenSuperQ si prefiggere di mettere a disposizione fino a 100 bit quantistici (qubit). Tale capacità sarà fruibile attraverso un sito centrale, promosso dall’UE. Nell’ambito del progetto saranno sviluppati uno stack di calcolo completo con circuiti integrati superconduttori a raffreddamento criogenico e l’infrastruttura tecnologica circostante, insieme al software per l’accesso degli utenti e al controllo di basso livello del sistema.

Il futuro sistema europeo di calcolo quantistico è stato progettato in chiave universale. In altri termini, la promessa di OpenSuperQ è di sostenere calcoli di qualsiasi tipo e modelli di intelligenza artificiale forte. Tuttavia il computer quantistico europeo nasce per essere sfruttato in due ambiti specifici: da un lato le simulazioni nel campo della chimica e della scienza dei materiali, dall’altro l’apprendimento automatico.

Italia assente

OpenSuperQ è sostenuto da una decina di partner accademici e imprese private in Germania, Spagna, Svezia, Svizzera e Finlandia parteciperanno a OpenSuperQ. Il coordinamento del progetto è affidato al Dipartimento di Fisica della Saarland University. Spiace dunque constatare come l’Italia non sia coinvolta né a livello accademico né con la partecipazione di imprese, benché nel nostro paese le competenze teoriche non manchino. Si tratta dell’ennesima dimostrazione della necessità, per l’Italia, di legarsi maggiormente all’Europa per competere nel campo della ricerca tecnologica. Lo scenario del quantum computing è dominato da giganti e presuppone investimenti enormi.

In questo senso non sembra così congrua l’entità delle risorse economiche stanziate per OpenSuperQ. Parliamo infatti di appena 10,33 milioni di euro da spendere nell’arco di un triennio. D’altra parte OpenSuperQ fa parte di un programma più ampio sullo sviluppo delle tecnologie quantistiche, il Quantum Technologies Flagship, che ha ricevuto un finanziamento di un miliardo di euro dalla Commissione europea per i prossimi dieci anni e che include un cospicuo elenco di progetti. A sua volta il Quantum Technologies Flagship è inserito nel programma europeo Future & Emerging Technologies (FET).