Realtà virtuale e aumentata saranno il prossimo game-changer tecnologico. Dall’intrattenimento al gaming fino alla manutenzione, le applicazioni sono infinite.

Si parla molto di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR). Se ne parla sempre di più anche perchè oggi, in effetti, quelli di VR/AR sono prodotti (quasi) “consumer” e non più riservati a qualche guru della Silicon Valley.

L’ambito di applicazione principe della VR/AR è ovviamente l’intrattenimento. Su questo fronte HTC, Oculus e Playstation si sono subito mosse posizionando strategicamente le rispettive soluzioni: HTC Vive, Oculus Rift e Playstation VR. Una versione di visore VR più economica è disponibile nella gamma Samsung, infatti l’uscita del Galaxy S6 è stata promossa includendo nel bundle il Samsung Gear VR che, a differenza di HTC Vive, Oculus e PlaystationVR, utilizza il display dello smartphone anziché uno schermo integrato.

Ma non tutti i visori sono uguali. Possiamo infatti distinguere diverse tecnologie di VR/AR.

Integrati direttamente nei dispositivi: la realtà è ripresa dalla fotocamera del device a cui vengono sovrapposti elementi virtuali, come i Pokemon, che hanno riportato al centro dell’interesse questo tipo di tecnologia. Sul piano dell’innovazione PokemonGO non ha portato nulla di nuovo. La tecnologia per questa applicazione esiste da anni, ma quello che è mancato è un utilizzo “attraente” per il pubblico.
Totem AR: utilizzati in ambito smart retail per aumentare la customer experience, permettono ad esempio di “provare” capi di abbigliamento senza indossarli: la videocamera riprende il cliente che si “specchia” sul display touchscreen posto di fronte e il software mostra il capo virtualmente indossato.
Visori VR: una sorta di “casco” con un display ad alta definizione che riproduce stereoscopicamente un mondo virtuale con cui interagire, come per esempio HTC Vive, Oculus Rift e PlaystationVR. L’offerta per questi visori include contenuti multimediali in 3d e 360° per questo molta enfasi viene posta dall’industria del gaming.
Smart Glasses: una versione light del visore, che permette di vedere la realtà fisica e gli elementi virtuali appaiono come ologrammi. Esempi di successo sono Hololens di Microsoft e i Google Glasses. Questa tecnologia permette di non isolarsi dall’ambiente circostante e quindi interagire con la realtà fisica.
Smart Lenses: attualmente sono ancora un progetto di ricerca, ma il concept è quello di integrare antenna e pannello led in una normale lente a contatto.

Con un tale assortimento di tecnologie e dispositivi le applicazioni della VR/AR sono potenzialmente infinite. Potendo immergere lo spettatore in un mondo virtuale ovviamente l’industria del gaming è stata immediatamente attratta dalle potenzialità. Tuttavia molti aspetti sono integrabili anche in altri settori.

Hololens, piattaforma di sviluppo per realtà virtuale

Lato business la proposta più convincente a oggi è quella di Microsoft, che ha pensato a Hololens. Si tratta di un visore smart glasses e che quindi sovrappone elementi virtuali alla realtà fisica in cui l’utente è immerso.

Due caratteristiche principali che differenziano questa soluzione dalle altre:

Innanzitutto l’assenza di motion sickness, che si verifica quando un movimento in realtà virtuale non rispecchia quello fatto in realtà. Da un sondaggio effettuato da un gruppo di utenti di reddit risulta che la maggior parte degli utilizzatori di visori VR accusa i sintomi: questi possono spaziare da una semplice sensazione di malessere, affaticamento oculare e stanchezza fino a nausea e mal di testa. Da uno studio della marina militare degli Stati Uniti sul motion sickness nei simulatori risulta interessante il fatto che il malessere aumenta quando l’ambiente virtuale cambia improvvisamente e in modo non naturale come ad esempio un reset del simulatore o un cambiamento dell’inquadratura.

Risultati del sondaggio su Reddit su un campione di 1441 utenti di visori VR
Risultati del sondaggio su Reddit su un campione di 1441 utenti di visori VR

Il secondo vantaggio riguarda proprio questa sovrapposizione perché si declina in un’interazione con l’ambiente circostante.

Nel video precedente si dimostra un’applicazione di Hololens per l’industria automobilistica. In particolare nell’ambito della progettazione e in quello della customer experience. Invece di programmare meeting e trasferimenti gli utenti indossano Hololens per essere immediatamente teletrasportati dai colleghi mantenendo l’accesso a tutte le risorse, locali e non. Inoltre si ha la possibilità di esplorare progetti e prototipi direttamente in scala 1:1 e in tre dimensioni. Questo è un enorme vantaggio in termini di efficienza.

La declinazione al pubblico di questo mercato è nella fase di vendita in cui il cliente personalizza la vettura scegliendo colori e interni non da un catalogo, ma in realtà virtuale.

Un’altra interessante applicazione della realtà aumentata è nella logistica.

Nell’era di Amazon Prime, quando i prodotti possono essere consegnati in due ore, diventa essenziale un’organizzazione del magazzino a prova di errori. Nel video precedente viene mostrato l’utilizzo degli smart glasses all’interno di un magazzino per identificare scaffali e colli da prelevare. L’utente viene guidato nella sua attività ad esempio con le indicazioni per raggiungere il collo da prelevare e quest’ultimo viene designato di un colore per consentire un’identificazione immediata. Il vantaggio è la mitigazione di errori che possono causare ritardi nelle consegne.

Nella seconda parte del video invece l’attenzione viene posta sull’attività di manutenzione, che è un altro aspetto su cui la tecnologia di realtà aumentata può fare la differenza.

Il tempo per cui un macchinario o un impianto rimane off-line è solo in parte legato all’effettiva manutenzione. Pesano infatti le attese legate all’arrivo del tecnico e degli eventuali pezzi di ricambio. L’utilizzo di AR in questi termini consente di semplificare la fase di diagnostica e di primo intervento. Nella dimostrazione infatti l’operatore addetto al carrello elevatore riceve le istruzioni in videocall e il tecnico da remoto attraverso il visore permette è “presente” sul campo e istruisce l’operatore nei passi da seguire.

Perchè non indossiamo tutti degli smart glasses?

Se diamo uno sguardo al passato, dal primo smartphone consumer alla totale diffusione sono passati anni e soprattutto le case produttrici hanno dovuto affrontare diverse sfide. La situazione è analoga ai visori e agli smart glasses. Oggigiorno costano non meno di 500 euro e hanno bisogno di una piattaforma specifica su cui funzionare (ad esempio Playstation o un software creato ad-hoc).

Quello che manca è ancora un hero-product che, analogalmente al lancio dell’iPhone, scateni la nascita dell’ecosistema di applicazioni di realtà virtuale e aumentata che permetta l’autosostentamento del prodotto.

Quest’ultimo video da 660.000 visualizzazioni, infine, ci mostra un futuro un po’ meno roseo in cui la realtà aumentata è parte integrante della vita di tutti giorni che senza autocontrollo può denaturare e mercificare le vite personali.