Satispay: Italia
Satispay . Da sx Dario Brignone , Samuele Pinta , Alberto Dalmasso

È tutto italiano il mobile payment di Satispay, annoverata fra le 100 fintech più importanti del mondo. L’app gratuita permette di pagare senza carta di credito e senza contante. Basta solo uno smartphone. La startup conta già 22.000 esercenti e 330.000 utenti.

Dicono quelli di Satispay: «se vai in un bar, ordini un caffè e provi a pagare con una carta sai già di base quale sarà la risposta». Ed è vero. Al di là della controversia tra chi abolirebbe il contante domani stesso e chi invece ci gira con le tasche piene, la difficoltà di finalizzare un micropagamento attraverso un PoS è un tema assai caldo.

Tanti intermediari per pochi spiccioli

La diffusione dei pagamenti digitali su dispositivi portatili – il mobile payment di Apple Pay e simili – non ha di fatto cambiato le regole del gioco. Ha semplicemente aggiunto un ulteriore passaggio alla già lunga filiera di operatori che attualmente intermediano un pagamento con carta. Nel cosiddetto “modello multilaterale” vigente, infatti, sono coinvolti 4-5 attori oltre al consumatore/pagatore diretto: l’emettitore della carta, il network della carta, il partner tecnologico del PoS fisico e la banca dell’esercente. Più, eventualmente, l’abilitatore del servizio di mobile payment. Tutti vogliono una fettina della torta, per cui la percentuale delle commissioni lievita. Difficile quindi pagare piccole somme senza dover ricorrere agli spiccioli.

È a partire da questa considerazione che, circa sei anni fa, due giovani, Alberto Dalmasso e Dario Brignone, hanno capito, o forse semplicemente deciso che si doveva e quindi poteva fare qualcosa. Quello è stato il primo vagito di Satispay, oggi unica e prima italiana annoverata tra le cento aziende fintech più importanti.

«Con Sartispay l’abbiamo sin da subito pensata in maniera diversa» ci spiega Andrea Allara, Head of Sales and Business Development. «Abbiamo creato un network di pagamento indipendente in cui siamo noi l’unico intermediario della transazione. Questo ci permette di offrire servizi totalmente gratuiti all’utente privato. In fondo spostare denaro per noi è un’operazione estremamente efficiente, che costa pochi millesimi di euro. Quanto al prezzo per l’esercente, esso è molto competitivo. Tanto che il nostro pricing è diventato quasi un marchio di fabbrica. Sotto i dieci euro l’esercente non ha commissioni; sopra i dieci euro ha un pricing fisso di venti centesimi a prescindere da quale sia l’importo».

«All’inizio puntavamo sugli studenti»

Satispay è sul mercato dal 2015. Anche in questo caso la sua è la tipica storia di una startup. A cominciare dal licenziamento dai precedenti lavori dei primi due soci fondatori, Alberto Dalmasso e e Dario Brignone, a cui si è subito unito il terzo co-founder, Samuele Pinta. Oggi Dalmasso, Brignone e Pinta sono rispettivamente CEO, CTO e COO dell’azienda.

I primi passi sono di Statispay sono stati cauti, ma non incerti. «Siamo partiti convinti che il nostro target di riferimento sarebbero stati gli universitari», racconta sempre Andrea Allara. «Pensavamo che ci saremmo costruiti un’ampia base di clienti grazie a una funzionalità peer to peer di invio di denaro tra privati e che con questa base saremmo potuti andare dagli esercenti e dir loro: “guarda quanta gente usa Satispay, conviene anche a te”».

Ma alla prova dei fatti i tre co-founder hanno compreso che bisognava procedere al contrario: «Innanzi tutto perché l’universitario medio ha sì un conto corrente ma non ha i soldi. Usa quelli dei genitori. E Satispay è un sistema che si collega al conto corrente. Alla fine abbiamo scoperto che è necessario avere prima una buona base di esercenti che comunichi in seguito il sistema ai clienti in modo da creare nuovi utenti Satispay

L’esercente come canale di marketing

Il ruolo dell’esercente come potente canale di marketing è stato e tuttora è un carattere distintivo del modello di business di Satispay. Quanto più l’esercente sposa la tua filosofia, crede nel tuo prodotto e condivide il tuo entusiasmo, tanto più diventa un effiace promotore.  Spiega Allara: «L’esercente si trova a suo agio, ha decretato il nostro successo perché si è visto dall’altra parte un’azienda che ha un’offerta estremamente conveniente. Oggi scarichi Satispay, domani puoi già iniziare ad incassare.»

In effetti il sistema è molto comodo: una volta eseguita la registrazione online, che comporta la creazione di un account Satispay, l’esercente viene contattato da un operatore per l’attivazione del proprio profilo. Bastano dieci minuti e pochi rapidi passaggi: accesso guidato al pannello di controllo dell’app, geolocalizzazione del negozio o dell’attività, configurazione di un dispositivo – smartphone, pc, tablet, cassa o pos – per la ricezione dei pagamenti, transazione di prova. Nonostante l’evidente funzionalità, però, «ha fatto molto di più condividere la nostra storia, il nostro messaggio che entrare con una valigetta e spiegare vantaggi e svantaggi della soluzione».

7,5 transazioni al mese per utente

Oggi Satispay conta più di 22.000 esercenti, 330.000 utenti e un tasso di utilizzo dell’app elevatissimo: oltre le 7,5 transazioni mese, contro il 2,8 in media delle carte. E la crescita della clientela impressionante: 15% mensile su base totale, sia di esercenti sia di utenti. Risultati simili non si raggiungono per caso. Sono stati concepiti diversi canali. C’è il sales diretto, costituito da 12 ragazzi sul territorio nazionale che sviluppano le diverse città prendendo gli esercenti locali. C’è la parte più corporate, rappresentata dai grandi clienti. Ci sono l’e-commerce e l’on-line. E c’è tutto il canale delle partnership: oltre 100 banche che collocano Satispay sia ai loro clienti business sia ai loro clienti privati. In alcuni casi, dall’home banking, è possibile creare un account Satispay con un clic. I primi a entrare nel network sono stati i bar sotto casa. Poi la dimensione dei diversi esercenti è cresciuta fino ad arrivare a comprendere grandi e grandissimi quali Esselunga, Coop e i big del fashion, come Miroglio, Yamamay e Benetton. E, da qualche tempo, anche Trenord.

Ma cos’è esattamente Satispay?

«Siamo un intermediario finanziario. Nell’area SEPA possiamo addebitare o accreditare qualunque conto corrente di base, senza bisogno di fare accordi con le singole banche». È il modello di Whatsapp, che funziona a prescindere dalla marca dello smartphone e dal tipo di operatore telefonico. Allo stesso modo l’utente può utilizzare Satispay indipendentemente dalla marca del suo dispositivo, dall’operatore telefonico o dalla banca di riferimento.

Oltre a essere un sistema aperto, Satispay non impone all’esercente alcun dispositivo hardware. È sufficiente una business app, fruibile da smartphone, tablet, pc, cassa o PoS. Una tecnologia fluida quindi, che può stare dovunque.

Un altro importante fattore distintivo di Satispay, rispetto alle più comuni soluzioni di mobile payment e forse il vero valore aggiunto di questo servizio di pagamento, è il suo ruolo di guida e la sua funzione come canale di comunicazione e di relazione tra il brand e la community di utenti che di fatto ha assunto. «Quando apre l’app, il cliente può vedere tutti i negozi che lo circondano, può filtrarli per categoria merceologica o visualizzare i posti in cui sono attive delle promozioni. È un‘app, quella di Satispay, che di fatto orienta i consumi». Il brand può creare delle offerte ad hoc e personalizzate per attirare i clienti: se so che c’è un negozio vicino a dove mi trovo che fa una promozione, sarò più incentivato a recarmici. Una carta, d’altra parte, non mi suggerisce dove mi conviene andare.