Milioni di studenti tornano a scuola. A loro e a tutti gli insegnanti di Italia auguriamo un buon inizio. Perché hanno in mano il progresso del Paese e le chiavi dell’innovazione.
Il futuro di una società si giudica dalla qualità della sua scuola. Perché c’è un nesso stretto fra il modo in cui un paese gestisce l’istruzione e la sua capacità di progredire, immaginando il proprio futuro. Chi fa impresa – lo sappiamo – vive di innovazione. E si insiste fino alla nausea sull’importanza di un ecosistema favorevole all’innovazione, fatto di investimenti nella ricerca, di incentivi per le aziende, di politiche pubbliche coerenti. Ma si dimentica spesso di ricordare l’essenziale: alla base di tutto c’è un processo culturale che nasce dalla scuola.
Non solo competenze
Sbaglia chi chiede alla scuola di fornire ai nostri giovani soprattutto competenze, magari da spendere subito nel mercato del lavoro. Naturalmente le competenze servono, ma in genere hanno le gambe corte, specie se inducono al vizio dello specialismo. Ciò che di più prezioso può dare la scuola ai ragazzi è uno sguardo critico sul mondo. Sviluppare il pensiero critico e il ragionamento complesso è ancora più importante oggi, in un contesto di cambiamenti continui, rapidi e difficili da prevedere. Chi si siede sulle competenze acquisite oggi, rischia di trovarsi in mano un pugno di mosche domani.
Qualche anno fa Cesare Segre, semiologo e critico letterario di fama mondiale, ebbe a scrivere sulle pagine del Corriere della Sera: “quale che sia il futuro lavoro degli studenti, occorre spirito critico per avviarlo e realizzarlo; e la prima base dello spirito critico sta nella dialogicità, nel confronto sereno fra idee e volontà contrastanti”. È questo che genera conoscenza: la capacità di elaborare continuamente nuove idee, anche a costo di mettere in discussione quanto si è imparato in passato. Come dice Edgar Morin, bisogna imparare a disimparare, per imparare cose nuove.
Luci e ombre
Tutto ciò ha molto ha che fare con la capacità di fare innovazione espressa dalla società nel suo complesso. Per questo la scuola rappresenta il migliore investimento che possiamo fare oggi, se vogliamo essere competitivi domani. Per alcuni versi l’anno scolastico non sembra cominciare nel modo migliore, fra cattedre scoperte e intoppi burocratici di ogni tipo. Né rincuora apprendere che anche l’università italiana è malata, se è vero che siamo ultimi in Europa per percentuale di laureati e che perdiamo quasi la metà degli studenti dal primo anno alla laurea.
Ma noi vogliamo essere ottimisti. Ci inducono a esserlo i sorrisi pieni di entusiasmo e curiosità di tanti giovani, i quali in questi giorni si affollano negli atri delle scuole italiane per iniziare un nuovo ciclo. Così come ci fa essere ottimisti l’impegno dei loro insegnanti, che tengono duro nonostante tutto. Agli uni e agli altri vada il nostro augurio!