«Sei soddisfatto del trattamento?» Quando cure mediche e assistenza sanitaria incrociano l’Intelligenza Artificiale

da | Mar 14, 2022

Digital Health & Artificial Intelligence  

La fiction talvolta anticipa la realtà, l’immaginazione preconizza quel che ci attende. «In una scala da uno a dieci, come valuti il tuo dolore»? A domandarlo ai suoi pazienti era Baymax, il supereroe di Big Hero 6, cartoon Premio Oscar nel 2015. Quel prototipo di operatore sanitario personale, dall’aspetto “morbidoso e coccoloso”, era stato pensato per adattarsi con intelligenza e tatto ai bisogni degli assistiti. Imparava con il tempo e con la pratica a conoscerne sempre meglio le esigenze. A pochi anni di distanza da quello scenario visionario, l’interesse della comunità degli studiosi su Digital Health and Artificial Intelligence si dimostra in costante crescita. Lo attesta una bibliografia scientifica sul tema non solo aggiornata, ma di carattere marcatamente transdisciplinare.  

Prima e dopo il Covid 

Di mezzo vi è stato certamente il cambio di paradigma imposto in breve tempo dal Covid. C’è, però, anche dell’altro. L’emergenza sanitaria spiega una decisa accelerazione nell’impiego di strumenti informatici. Si pensi alla telemedicina, al monitoraggio da remoto del paziente, al self-management dei malati cronici, alla diffusione di biosensori per il rilevamento di parametri vitali o, più banalmente, alla generalizzazione dell’uso del fascicolo sanitario elettronico. Il cambiamento, tuttavia, è più profondo e arriva da lontano. Il crescente ricorso ad Intelligenza Artificiale e automazione da parte, ad esempio, del National Health System (NHS) rimonta ai primi anni Duemila in ambito logistico. Venti anni dopo, le prospettive d’impiego della robotica nel sistema sanitario inglese, all’avanguardia in questo ambito di sperimentazione, si sono estese fino alla presa in carico del paziente. Lo documenta una breve intervista rilasciata di recente alla BBC da Tim Whittlestone, Vicedirettore sanitario al Southmead Hospital di Bristol. 

Automazione e Machine Learning 

Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione in pieno corso di svolgimento che rende incerti, tutt’ora indefiniti, i confini tra umano e post-umano, tra uomo e macchina. L’introduzione di tecnologie avanzate risponde a problemi già da tempo all’ordine del giorno. Dall’invecchiamento del personale sanitario, con difficoltà accresciute nel reclutamento dello stesso, al diritto di cura da garantire ad una popolazione anziana i cui tassi di ospedalizzazione risultano progressivamente più elevati. Per un verso si confida di affidare alla medicina digitale un ruolo ausiliare, e in prospettiva sostitutivo, nelle funzioni di assistenza al degente. Per altro verso l’impiego ne viene incentivato nell’ambito vero e proprio delle cure cliniche, in particolare nella medicina di prevenzione. Si pensi al rilievo assunto dal Machine Learning nella diagnostica avanzata, in campo oncologico e anche geriatrico.

COD19: modelli previsionali e monitoraggio dei pazienti Covid 

A questo appuntamento Spindox si presenta preparata, con esperienza pregressa e capacità di leggere le trasformazioni in atto. Il riferimento è anzitutto a COD19, il Centro Operativo Dimessi Covid-19 che nel 2020 la Regione Lombardia ha selezionato tra le collaborazioni volte a contrastare l’emergenza sanitaria. Il progetto di ricerca sperimentale e sviluppo industriale ha visto Spindox tra i partner coinvolti. Combinando tecniche di Artificial Intelligence, statistica e ottimizzazione matematica, l’obbiettivo è stato di sviluppare una piattaforma che monitorasse a domicilio i pazienti Covid per poi generare modelli previsionali sul decorso della malattia. Ricorrendo a software basati su System Dynamics e simulazione ad agenti (Pandemic Predictive Models), affinati attraverso stime tratte da letteratura scientifica, è stato possibile creare un sistema di supporto decisionale messo a disposizione degli operatori sanitari. 

Spindox e le Digital Therapeutics 

L’esperienza progettuale condotta nel quadro pandemico ha consentito di rafforzare il know-how del gruppo nel campo delle Digital Therapeutics (DTx). Cristiano Carlevaro, Managing Director in Spindox Labs, ci ha confermato che «tra i filoni di ricerca attualmente sviluppati nei laboratori di Trento alcuni sono incentrati sull’approccio alle tecnologie attraverso l’esperienza dell’utente». Mario Conci, che in Spindox Labs è Project Manager e ha trascorsi nell’unità di ricerca di Intelligent Interfaces and Interaction (i3) della Fondazione Bruno Kessler, ci ha illustrato in che misura gli studi attualmente condotti a Trento si conciliano con la sperimentazione di «tecnologie a supporto di persone con bisogni specifici», tra cui anche malati e degenti. L’attenzione va posta su «come l’umano interagisce con l’artefatto per esplorare le potenziali connessioni tra Artificial Intelligence e tecniche d’inclusione sociale».  

La Medicina Digitale tra bioetica e normazione giuridica 

La portata epocale dei cambiamenti descritti suggerisce la necessità di un confronto su temi bioetici non oltre eludibili. Riusciremo a umanizzare il digitale prima che questo cancelli la nostra umanità? Al quesito prova a rispondere il volume a quattro mani Intelligenza Artificiale e Medicina Digitale. Una guida critica. Gli interrogativi posti non possono essere facilmente racchiusi nel recinto della filosofia della medicina. Lo sviluppo delle Digital Therapeutics (DTx) richiede analisi e pronunciamenti da parte delle istituzioni che ci governano. Anche in tal senso, la Commissione Europea ha avviato una riflessione giuridica licenziando un documento per regolare il ricorso all’Intelligenza Artificiale sulla base del contesto e dello scopo per cui i sistemi di AI vengono utilizzati. La proposta verrà valutata dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento per diventare Regolamento non prima del 2023. Dopodiché, i Paesi membri dell’UE dovranno adeguare le rispettive legislazioni nazionali ai contenuti della normativa. 

Foto di Karolina Grabowska da Pexels

Francesco Altamura
Francesco Altamura
Storico di formazione e archivista per attitudine, dopo il dottorato ha lavorato per fondazioni e istituti di ricerca. Sempre sulle tracce della modernità industriale, si sforza di mantenere uno “sguardo contemporaneo, per le cose lontane”.

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