I dati sulla crescita dell’ecommerce in Italia parlano chiaro: più 16% rispetto a un anno fa. Certo, il valore complessivo dell’acquistato online, pari a 16,6 miliardi di euro, è ancora basso rispetto a quello dei principali mercati occidentali, come la Francia o gli Stati Uniti. Tuttavia la crescita nel nostro paese è costante. Non solo: aumenta il numero degli ambiti merceologici che dimostrano interesse, in Italia, per il commercio elettronico. Questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’ultimo Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, presentato lo scorso 19 ottobre.
Che cosa acquistano gli italiani online? I 16,6 miliardi di euro del 2014 sono stati spesi per quasi il 60% in servizi e solo per il 40% in prodotti. La nostra spesa online privilegia dunque polizze assicurative, ricariche telefoniche e biglietti per eventi o viaggi rispetto all’abbigliamento, l’elettronica e i prodotti di largo consumo. Va detto però che nel 2014 la spesa in prodotti è salita del 21%, mentre quella per i servizi è aumentata solo del 12%. Si fa forse dunque verso una situazione di maggiore equilibrio.
Cresce anche il numero di coloro che fanno spese in Rete. Secondo i dati dell’Osservatorio nell’ultimo anno un terzo degli utenti di Internet, pari a 11,4 milioni di italiani, ha acquistato online in modo abituale, con una spesa media annua di 1.280 euro. Altri 6,3 milioni di utenti comprano in Rete meno frequentemente, ma arrivano comunque a spendere in media 320 euro all’anno. In totale, dunque, 17,7 milioni di italiani sono utenti di servizi di ecommerce, un numero cresciuto del 11% rispetto a un anno prima. Esistono però anche casi in cui l’utente usa la Rete solo come fonte di informazioni e si reca poi nel negozio fisico per effettuare l’acquisto. Questo avviene per 13-14 milioni di persone in Italia.
Quanto si compra in Italia e quanto dall’Italia? Il valore delle vendite da siti italiani di ecommerce è arrivato a 14,9 miliardi di euro. Una parte di questo fatturato è da considerarsi export, in quanto deriva da vendite effettuate dall’estero. Parliamo del 21%, poco più di 3 miliardi di euro. Il resto è costituito da vendite da siti italiani a clienti italiani. Quello che invece è considerato import, ossia l’insieme degli acquisti fatti da italiani in siti esteri, supera il nostro export e arriva a 4,7 miliardi circa.
I comparti che ricorrono al commercio elettronico sono sempre di più anche in Italia. Partiamo dal presupposto che nel nostro paese a dominare online e muovere il più importante flusso di denaro è il turismo, che copre quasi la metà del valore globale arrivando al 47%. Seguono le assicurazioni con il 7,5% e gli altri servizi. Spostandoci invece sui prodotti troviamo al primo posto, senza sorprese, l’informatica e l’elettronica con il 13%, seguite dall’abbigliamento che pesa per il 9%.
Su Internet però gli italiani non acquistiamo più solo smartphone e scarpe, ma anche prodotti alimentari. Il food & grocery, in forte sviluppo proprio in questi ultimi tempi, vale già il 2% del mercato con 377 milioni di euro. E il 14% di questo volume di acquisti è rappresentato dal vino.
Quello degli alimentari è un mercato che i big dell’ecommerce mondiale considerano emergente, benché destinato a crescere rapidamente. Basti pensare che Amazon ha di recente iniziato a vendere anche alimentari secchi sul proprio sito. E eBay non è da meno: con il suo eBay Gusto punta a vendere il meglio dell’enogastronomia direttamente dalla propria piattaforma.
D’altra parte Roberto Liscia lo aveva previsto già qualche mese fa: “Amazon cercherà di vendere alimentari e prodotti per la casa mettendosi in concorrenza con i supermercati”. La GDO come si difende online? I numeri parlano chiaro. Pochi i nomi presenti con una propria piattaforma di ecommerce: parliamo del 12% degli operatori. Il 26% non ha nessuna presenza online, mentre il 62% dispone di un sito web, ma solo di tipo istituzionale. Questa immobilità che rischia di diventare un tallone d’Achille rispetto a chi ormai domina il mercato dell’ecommerce.
I consumatori ormai acquistano attraverso mezzi e canali diversi. I nuovi dispositivi hanno un peso del 22% sul totale delle vendite ecommerce, con smartphone e tablet che si dividono questa fetta con un 11% ciascuno. Avere un sito navigabile anche da smartphone è dunque fondamentale. Privalia, ecommerce di abbigliamento, lo sa bene e ha puntato da subito sul “mobile first”. I numeri gli danno ragione. In Italia infatti lo shopping da smartphone cresce del 44% e vale ormai 1,7 miliardi di euro, con l’abbigliamento come settore dominante.
A fare la differenza negli acquisti online è anche la user experience, determinante nel processo di scelta dell’utente che opta per un sito piuttosto che un altro. “Three clicks to the booking button è il nostro mantra e ci muoviamo costantemente in questa direzione”, afferma Matteo Stifanelli, country manager di Airbnb Italia. E se guardiamo ai numeri del turismo nell’ecommerce italiano scopriamo poi che proprio il nostro paese è il terzo migliore al mondo su Airbnb per numero di spazi messi a disposizione, dietro solo a Francia e Stati Uniti: un altro dato che conferma la crescita delle abitudini digitali degli italiani.