Una sitemap aggiuntiva è alla base della SEO dei video. Fornisce a Google tutte le informazioni necessarie a classificare i video stessi. Insieme ai dati strutturati, ne migliora il posizionamento.

Ok, tutti a dire che i video sono importanti, che sono la nuova linfa della comunicazione online, perché catturano, emozionano e mobilitano. Ma poi ci si dimentica della SEO dei video e delle buone pratiche in materia. A cominciare dalla sitemap aggiuntiva, che fa parte della strumentazione di base di ogni SEO. Per non parlare dei dati strutturati, i quali aiutano Google a classificare i video nel modo migliore.

Dopo avere parlato di ricerche vocali, ci occupiamo in questo post di SEO per i video. Si tratta di un’altra tendenza da tenere d’occhio nel 2019, visto il peso crescente dei contenuti video nella dieta degli utenti del Web. I video sono diventati un elemento fondamentale di ogni strategia di comunicazione online, perché generano traffico e coinvolgimento più di altre tipologie di contenuto. A maggior ragione il video diventa strategico quando si vuole comunicare con i segmenti di popolazione più giovani – i cosiddetti «millennial» – che ne fanno un consumo particolarmente massiccio.

Consumo di video in crescita

Secondo gli ultimi Online Video Forecasts di Zenith, entro il 2020 gli utenti web italiani dedicheranno 84 minuti al giorno al consumo di video in Rete. Non parliamo solo dei contenuti di Netflix e Amazon Prime, ma anche di quelli condivisi su YouTube, Facebook e altri social media. Peraltro proprio YouTube sta cercando di dare uno scossone al mercato domestico. Da quest’estate è disponibile infatti, anche nel nostro paese, la versione premium del servizio: con 11,99 euro al mese l’utente può accedere ai contenuti senza annunci, effettuare il download dei video e riprodurli in background.

Molte realtà – imprese, organizzazioni non profit, personalità dello spettacolo e della politica –hanno capito l’antifona e hanno imparato a produrre video di notevole qualità (a proposito, avete visto il nostro video verticale?) Tuttavia, ci si dimentica spesso che le buone pratiche SEO valgono anche per i video. Anzi: valgono a maggior ragione per i video.

Vediamo allora di che cosa dobbiamo preoccuparci, per ottenere il miglior trattamento possibile da parte di Google e degli altri motori di ricerca. Ci riferiamo qui alle attività SEO necessarie nel caso in cui nel nostro sito web siamo presenti contenuti video, anche se li abbiamo pubblicati su piattaforme come YouTube o Vimeo e incorporati nel sito tramite iframe. Dunque il discorso non vale solo per i video di cui si effettua lo streaming in proprio (pratica peraltro sempre meno diffusa).

Un’apposita sitemap, separata o incorporata

La prima buona pratica consiste nella creazione di una sitemap per i video, aggiuntiva rispetto a quella standard. Com’è noto, la sitemap è un file XML che aiuta il motore di ricerca a trovare e a comprendere i contenuti del nostro sito. In particolare fornisce informazioni sui contenuti pubblicati più recentemente, che potrebbero sfuggire alla scansione automatica dei crawler. La sitemap per i video va aggiunta a quella generale del nostro sito, nel momento in cui ospita contenuti video.

Per creare sitemap per i video in modo corretto si può utilizzare la Google Search Console. La funzionalità è la stessa disponibile per le sitemap standard. Le mappe per i video possono essere incorporate in una sitemap già esistente, oppure separate. In pratica ciascuna voce della mappa corrisponderà alla URL di una pagina del nostro sito che ospita un video. Inoltre ogni voce dovrà essere associata a una serie di attributi, che permettono al motore di ricerca di classificare i contenuti video con maggiore accuratezza. Per saperne di più, si possono consultare le Linee guida per le sitemap per i video di Google.

Una buona alternativa alla Google Search Console è XML Sitemaps.

Dati strutturati, con Schema.org

In aggiunta al lavoro di classificazione dei video svolto nella sitemap, una buona pratica SEO consiste nell’aggiungere dati strutturati direttamente nella singola pagina che ospita ciascun video. In questo modo il contenuto risulta descritto con il massimo livello di accuratezza possibile e viene di conseguenza indicizzato meglio dai motori di ricerca.

Il linguaggio di markup da utilizzare per creare i dati strutturati è quello definito da Schema.org. In particolare occorre fare riferimento alle proprietà relative al cosiddetto VideoObject. Va detto che queste sono molto numerose e non tutte funzionali a ogni tipologia di video. Di volta in volta, dunque, si tratterà di capire quali proprietà valorizzare, in funzione del tipo di video, del contesto e degli obiettivi SEO.

Descrivere i video con il linguaggio di Markup di Schema.org è ancora più importante nel caso in cui si intendano utilizzare tali video all’interno di AMP (Accelerated Mobile Pages) di Google.

La keyword strategy comincia su YouTube

C’è un ultimo punto che l’addetto SEO dovrebbe considerare, quando promuove un contenuto video. Come abbiamo detto, nella maggior parte dei casi la piattaforma di streaming utilizzata per i video incorporati nei siti web è YouTube. Questo significa che proprio su YouTube dovrebbe cominciare il lavoro di classificazione del nostro contenuto. Ricordiamoci che YouTube non è solo un portale per la condivisione di video. È anche il secondo motore di ricerca del mondo, sia per numero di utenti sia per quanto riguarda il volume quotidiano di query gestite.

Insomma, il nostro video dovrà essere prima di tutto ricercabile su YouTube. È dunque necessario identificare le parole chiave più efficaci, ossia quelle che le persone utilizzeranno per cercare video come il nostro e che offrono, nell’ambito della coda lunga, il rapporto migliore fra volumi di ricerche e pressione competitiva.

A tale scopo, può essere utile uno studio delle keyword di YouTube Autocomplete, il quale restituisce una serie di parole chiave popolari associate alla keyword che abbiamo definito. In questo modo otteniamo informazioni preziose, perché tali parole chiave ci possono servire per ottimizzare i nostri video. Tuttavia YouTube Autocomplete non è la soluzione a tutti i nostri problemi. Ancora una volta è Google a venirci incontro, con lo Strumento di pianificazione delle parole chiave. L’unico difetto è che è si tratta di un servizio di Google Ads, pensato cioè per il supporto alla pianificazione pubblicitaria. In alternativa, si possono pertanto utilizzare altri strumenti come SEOZoom (tutto italiano) o Keyword Tool.