Presentata a Trento la Roadmap nazionale 2016 del Cluster Smart Communities Tech. Un processo aperto al contributo di tutti, per tracciare gli scenari di sviluppo della città intelligente.

La Trento Smart City Week è stata, fra le altre cose, l’occasione per presentare il lavoro del Cluster nazionale Smart Communities Tech. A latere del convegno IEEE ISC2, oltre all’hackathon sponsorizzato da Zoppas e Spindox e alla presentazione di numerosi casi di studio (la stessa Spindox ne ha illustrati tre), si è parlato di modelli operativi, processi abilitanti e programmazione strategica per la città intelligente. O, per meglio dire, “comunità intelligente”. Perché il paradigma urbano si manifesta in forme di volta in volta diverse, dalla metropoli alla città diffusa. E il focus non è tanto sulle infrastrutture, ma sulle persone che abitano i territori.

Giuseppe Angelini, presidente del Comitato per lo sviluppo ICT del territorio trentino e capo della Divisione ICT Confindustria Trento, li chiama “metaprogetti di sistema”. Hanno la funzione di fornire la cornice strategica e il supporto metodologico alle iniziative che si sviluppano nelle diverse realtà locali. Il Trentino rappresenta in questo senso un laboratorio fra i più avanzati nel nostro Paese.

Le città appartengono alle persone

Secondo Demographia nel 2016 per la prima volta nella storia il 54,5% del mondo si compone di aree urbane, quindi più della metà. E più della metà della popolazione mondiale oggi vive in città. Nei prossimi trent’anni questo dato continuerà ad aumentare fino a raggiungere 2,5 miliardi di persone in più che vivranno in agglomerazioni urbane. Le aree rurali via via andranno spopolandosi e nel 2050 vi abiteranno solamente 3 miliardi di persone in tutto il mondo. Le città saranno teatro di tutte le sfide dell’umanità dei prossimi anni. Attuare piani adeguati, sia a fronteggiare la crescita demografica che l’aumento della popolazione urbana, è quindi indispensabile.

Integrazione culturale tra i cittadini e partecipazione attiva ai processi decisionali e alla gestione operativa da parte dei “cittadini smart”, saranno tematiche da affrontare senza distinzione geografica, in tutto il mondo.

Il caso Italia: la Roadmap nazionale

 A darci un quadro di riferimento nazionale è appunto il Cluster Smart Communities Tech, rete di imprese grandi e piccole, organismi di ricerca, pubbliche amministrazioni e associazioni. In tutto sono nove le regioni italiane oggi rappresentate, con l’obiettivo di definire un’agenda strategica nazionale, fornire supporto progettuale ai singoli soggetti e sostenerne l’accesso al mercato, anche attraverso l’adesione a programmi di cooperazione e piattaforme a livello europeo. Le opportunità operative sono numerose e importanti: dai bandi MIUR e MISE, ai programmi H2020.

A Trento la Roadmap nazionale di innovazione, ricerca e sviluppo per le smart communities è stata illustrata da Gianmarco Piola e Barbara Pralio. La Roadmap, che nasce attraverso un processo aperto ai contributi di tutti, definisce le linee guida per le politiche di programmazione in ricerca e sviluppo e offre un panorama dell’offerta tecnologica delle imprese italiane, con scenari di sviluppo di 3-5 anni. Il lavoro si svolge con la partecipazione delle imprese associate, che contribuiscono alla stesura della Roadmap nazionale attraverso una piattaforma di e-collaboration. L’ultima edizione è stata rilasciata nel maggio scorso.

Il documento si sviluppa intorno a sette tematiche chiave, definite dal Cluster “traiettorie”, su ciascuno dei quali è attivo un gruppo di lavoro. In questa fase i gruppi sono impegnati nell’attualizzazione delle traiettorie (sul sito di Smart Comminties Tech è disponibile un executive summary con la sintesi del processo in corso). Per ogni traiettoria sono proposti scenari di sviluppo, ambiti di intervento e priorità. Ovviamente le traiettorie non sono silos isolati. Al contrario, esistono una forte transettorialità ed evidenti interrelazioni fra i diversi ambiti.

Ecco, in breve, quali sono le principali tendenze per ciascuna delle tematiche chiave della Roadmap.

Mobilità

In questo ambito il focus continua a spostarsi dal mezzo di trasporto al servizio di mobilità, o – per meglio dire – al bisogno di mobilità espresso dall’utente. Non si tratta di un fatto nuovo. Tuttavia per la prima volta progettisti e pianificatori sembrano trarne tutte le conseguenze. Le circostanza inedita, inoltre, è costituita dalla possibilità di raccogliere una grande quantità di dati e informazioni, includendo i cittadini tra le fonti.

Ciò permette di porre realmente l’utente al centro del servizio. Ecco perché un’altra delle parole-chiave evidenziate dalla Roadmap è “condivisione”. Pensare in questi termini significa poi abbracciare la logica dell’intermodalità, perché sempre più spesso il modo migliore per assicurare il servizio di mobilità è integrare modi di trasporto diversi in un’unica “soluzione”.

Sempre in primo piano, infine, la sicurezza. Anche in questo caso, però, il tema è affrontato in una logica sistemica. Più che la sicurezza del mezzo di trasporto, conta la sicurezza della mobilità, e non solo per chi si muove.

Energia e ambiente

L’ambito di questa traiettoria è vastissimo. Parliamo di edifici e strade intelligenti, controllo dell’inquinamento e gestione “smart” delle risorse in input e in output (acqua e rifiuti in primo luogo). Anche in questo caso, però, una cosa appare piuttosto chiara: l’intelligenza della città si misura dalla sua capacità di gestire un ecosistema, non i suoi singoli elementi. Ciò significa, per esempio, che lo sforzo progettuale si sposta dall’edificio alla rete di edifici, dalla funzionalità all’interoperabilità e agli standard. Sempre più strada, poi, si fa il concetto di demand response.

Cultura e turismo

Qui l’attenzione si concentra sul contributo che le tecnologie digitali e i nuovi approcci  possono dare alla comprensione del patrimonio culturale e alla promozione dell’offerta turistica. Pensiamo, in particolare, alla gamification. Si tratta dunque di creare strumenti e modalità nuove di fruizione del patrimonio culturale, che si basino sulla personalizzazione dell’offerta, l’uso dei social network e l’arricchimento dell’esperienza.

Istruzione e formazione

Questa è, per definizione, una traiettoria trasversale. Il messaggio strategico della Roadmap è chiaro: occorre creare consapevolezza, a tutti i livelli, intorno alle nuove dinamiche della vita urbana. Affinché una città diventi intelligente, occorre che investa nell’intelligenza di chi vi abita e di chi la usa. Il vero software della smart city sono le persone.

Government

Anche il capitolo relativo al funzionamento della macchina amministrativa è cruciale nella prospettiva della Roadmap. È intelligente – ci ricorda il documento – la città in grado di rendere più efficienti le interazioni all’interno dell’ente pubblico e nel dialogo con il cittadino. Soprattutto la città deve essere capace di valutare ex ante gli impatti delle misure che intende adottare, ma anche di valorizzare il patrimonio informativo attraverso la partecipazione sociale e il coinvolgimento. In questo senso occorre andare oltre il concetto di open data. Oltre a essere “aperti”, ossia disponibili e fruibili nel formato appropriato, i dati devono essere utilizzati per fornire un servizio ai cittadini.

Salute e benessere

Due le tendenze evidenziate nella Roadmap in questo ambito: da un lato il cittadino diventa co-produttore e responsabile del proprio stato di salute; dall’altro le comunità sono alla ricerca di modelli di business sostenibili, per continuare a garantire il diritto alla salute di tutti.

Sicurezza e monitoraggio del territorio

Il tema della sicurezza è qui inteso nelle due accezioni: logica e fisica. La città intelligente è quella che usa i dati per consentire a diversi attori di dialogare per la gestione delle emergenze. Il concetto più rilevante, in questo senso, è quello di human sensor networks. I cittadini diventano attori del processo in quanto hanno un ruolo decisivo nella generazione e nella raccolta dei dati.

A misura delle persone

Il motivo conduttore di tutta la Roadmap 2016 di Smart Communities Tech sembra essere la centralità del cittadino. Nuovi modelli collocano le persone al centro, con le loro necessità, le loro caratteristiche, le loro vite. Il design urbano contemporaneo sposando un approccio umanista, ridisegna le città e l’ambiente costruito sulla base di principi che tengono conto delle aspirazioni umane che nel tempo sono rimaste invariate, del desiderio di appartenenza e dell’attaccamento ai luoghi. Lo scopo è migliorare e potenziare la vita urbana arricchendo il rapporto con la città con un nuovo valore, che possa durare nel tempo. Adattando questa filosofia si raggiunge l’obiettivo di ottimizzare il valore del territorio che permette di ottimizzare a sua volta i benefici per le comunità e i bisogni locali. Le persone interagiscono con l’ambiente attraverso le loro capacità sensoriali, i loro limiti e soprattutto le loro dimensioni fisiche, abbastanza prevedibili e oggettivamente misurabili. Il concetto di Smart Building si basa sulla progettazione di soluzioni sempre più a misura d’uomo, implementando soluzioni tecnologiche innovative.

“A misura d’uomo” in architettura può indicare anche edifici con vista, proprietà acustiche, tipologie di illuminamento (task lighting e ambient lighting) e grammatiche spaziali in grado di adattarsi perfettamente ai sensi umani, meno prevedibili e misurabili delle dimensioni fisiche.