Smart home: resistere alla pandemia con l’Internet of Things

da | Mar 7, 2021

Le case degli italiani diventano più intelligenti. È una delle conseguenze del Covid-19. La smart home piace soprattuto ai giovani, più sensibili agli oggetti smart.

Smart home, oggetti intelligenti che interagiscono tramite l’IoT

Stay at home, stay in a Smart Home: la casa intelligente alla prova del Covid-19. Questo il titolo della conferenza organizzata dagli Osservatori Digital Innovation in collaborazione con il Politecnico di Milano e IoT lab, suo partner. L’evento è stato presieduto da Alessandro Perego e Giovanni Miragliotta responsabili scientifici dell’Osservatorio, con la partecipazione di Giulio Salvadori e Angela Tumino, entrambi direttori dell’Osservatorio e Antonio Capone responsabile scientifico.

L’espressione smart home o “casa intelligente” si riferisce alla possibilità di gestire, in maniera automatica o da remoto, impianti e dispositivi all’interno di un’abitazione, al fine di risparmiare energia, semplificare la vita domestica e/o garantire la sicurezza delle persone all’interno. Spindox ha parlato di smart home più volte negli anni (con il tagsmart home‘ puoi trovare tutti i contenuti).

All’inizio la maggior parte delle applicazioni per la smart home si concentrava sulle soluzioni per la sicurezza e il controllo del clima, con dispositivi che fondamentalmente non interagivano tra di loro. Oggi la tendenza è quella di un sistema sempre più interconnesso.

Al crescere della disponibilità di oggetti elettronici intelligenti, aumenta anche la necessità di farli interagire l’uno con l’altro, tramite l’Internet of Things. Se vuoi sapere di più di IoT, allora punti al cuore. Per questo, ti rimandiamo alla nostra paginaUna nuova IoT per una vera Industria 4.0‘. Lì troverai la nostra visione, insieme ai progetti che abbiamo realizzato per i nostri clienti in ambito IoT nel settore sanitario, logistico e della GDO. Oltre a tutte le news dal nostro blog.

Le soluzioni per la casa intelligente sono numerose e comprendono climatizzazione e riscaldamento, elettrodomestici, illuminazione, sicurezza, e smart home speaker. Tutto regolabile tramite app o con la propria voce.

L’impatto del Covid-19 sulla smart home

Con il lockdown si è sviluppata una nuova concezione della casa, di cui viene riscoperto il valore. Lo dimostra la percentuale di individui che stanno facendo o hanno in programma lavori o interventi sulla propria abitazione per migliorarla. Il consumatore italiano è sempre stato più sensibile rispetto all’estero al tema della casa. Ma questa sensibilità è stato accentuato dalla pandemia.

La casa non è più il posto legato soltanto alla famiglia, alle relazioni e allo svago. Diventa il luogo centrale della vita delle persone sia per la sfera privata, sia per quella lavorativa. Come tutti noi già conosciamo. Il Covid-19 ha mostrato quante attività possono essere svolte direttamente all’interno di essa. Vengono quindi ottimizzate le varie funzionalità affinché la casa si trasformi in qualcosa di ‘intelligente’. Si aggiungono alle mura e agli arredi le tecnologie smart necessarie, il cui utilizzo è chiaramente aumentato durante il primo lockdown.

L’avvento della pandemia ha inoltre incrementato il livello di digitalizzazione degli italiani. Sebbene questo cambiamento sia stato forzato, può considerarsi uno degli aspetti positivi del periodo incredibilmente surreale che stiamo vivendo.

Tutto ciò, unito all’introduzione di incentivi – come il Superbonus – e un crescente interesse verso i prodotti smart, prospetta una crescita per le aziende del settore. In base alle indagini effettuate, gli italiani sembrano infatti interessati a questi tipi di prodotti intelligenti.

L’evoluzione del mercato della casa intelligente

Prima dell’avvento della pandemia, il mercato della smart home era in espansione con tassi di crescita molto elevati di anno in anno. Da +35% nel 2017 a +52% del 2018, fino a raggiungere una quota di 530 milioni di euro nel 2019.

Il 2020 è stato un anno molto complicato, che ha visto molti comparti dell’economia italiana soffrire terribilmente. Il mercato smart ha comunque tenuto, facendo registrare 505 milioni di euro con una piccola decrescita del 5%. I primi due mesi dell’anno sono stati molto importanti in termini di crescita. Alcune aziende hanno registrato valori superiori a quelli del 2019. Per questo motivo nelle interviste si ipotizzava un possibile boom della smart home nel 2020. Poi un lockdown intenso ha causato una grande caduta del mercato con decrescite comprese tra il -60% e il -100%.

Verso metà anno il mercato è stato in grado di riprendersi, grazie anche al sistema di incentivi che è riuscito a colmare, in parte, il divario con il 2019.

Analizzando il mercato internazionale della smart home, Germania e Regno Unito hanno avuto crescite comprese tra il 10% e il 15%. Valori di gran lunga inferiori rispetto ai dati del 2019 ma superiori alla decrescita italiana. Mentre Francia e Spagna hanno mantenuto valori costanti, con un 2020 che rispecchia i numeri del 2019.

I trend del settore

L’ecosistema della casa intelligente è in espansione. Ci sono nuove aziende che entrano nel mercato vedendone del potenziale. Agenzie immobiliari, produttori di auto, produttori di mobili e dell’arredamento. È il caso di Scavolini che ha lanciato una linea di cucina connessa integrata con Alexa e gestibile anche con la voce.

È un mercato fatto di oggetti connessi, di componenti hardware ma anche di tanti servizi nuovi. Come servizi legati alla sicurezza, pronto intervento in caso di furto, gestione dell’archivio su cloud. Oltre all’assistenza e la manutenzione di caldaie e condizionatori e l’assistenza alle persone (assisitant living).

Comincia a diffondersi un metodo di pagamento diverso da quello dell’acquisto tradizionale, il pay per use. Esso consiste nel versamento di una quota iniziale ridotta, seguita da pagamenti che possono essere mensili o a utilizzo.

La collaborazione tra IoT e intelligenza artificiale è sempre più intensa. Si assiste allo sviluppo di nuovi elettrodomestici che ne permettono un utilizzo sempre più personalizzato.

Si comincia anche a parlare di automatic replenishment, ossia la possibilità che venga effettuato un ordine domestico in modo automatico. Come, per esempio, l’ordine di un detersivo di cui si sta monitorando la scorta.

Il mercato della casa intelligente

Nonostante una decrescita del 30%, il comparto della sicurezza mantiene il primo posto in questo mercato, con una quota di 105 milioni di euro. È stato registrato un calo delle componenti hardware vendute e un aumento delle attivazioni di abbonamenti sul cloud e di servizi legati all’archiviazione di immagini e video. I prezzi di questo settore si sono ridotti a causa dell’arrivo di nuovi concorrenti. Inoltre, la pandemia e le nuove abitudini introdotte da essa hanno portato le persone a trascorrere più tempo in casa riducendo il bisogno di investire sulla sicurezza.

Il secondo posto nel mercato è occupato dagli smart home speaker, quindi dagli assistenti vocali di Google e Alexa. Essi cominciano ad avere una quota significativa del mercato, pari al 21%, con una crescita lieve del 10%, superiore alla decrescita media del mercato, ma inferiore rispetto a quella del 2019 che era pari al 58%. Quindi il mercato continua la sua espansione, seppure con un tasso inferiore. Per quanto riguarda questi prodotti, il mercato italiano è allineato con quello internazionale: nel 14% dei casi questi speaker fanno da interfaccia per la gestione di altri oggetti smart. Il settore è trainato da speaker con display che permettono di attivare nuove funzionalità.

A seguire ci sono i grandi e piccoli elettrodomestici connessi, con un valore di 100 milioni di euro. Si registra la crescita più elevata ottenuta da un ambito della smart home, all’interno del mercato. Questo sviluppo è trainato soprattutto dai piccoli elettrodomestici, come robot aspirapolvere o purificatori d’aria.

Subito sotto al podio si posizionano le caldaie, i termostati e i condizionatori connessi con un valore complessivo di 65 milioni di euro. Seguono le casse audio e le lampadine connesse, con un valore rispettivamente di 50 milioni e 35 milioni. Questo ultimo mercato è spinto dalle offerte che ne prevedono la vendita insieme agli smart home speaker.

Com’è cambiata la prospettiva dei consumatori

Nel sondaggio effettuato dagli Osservatori del Politecnico nel 2017 poco più della metà dei rispondenti conosceva il termine smart home. Questa percentuale è cresciuta negli anni, rimanendo stabile nel 2020.

Si ha una maggiore sensibilità tra i più giovani, con età compresa tra i 18 e i 34 anni e tra coloro che hanno più familiarità con la tecnologia. Non rimane comunque un termine sconosciuto per le persone meno giovani. Il 61% dei consumatori con età compresa tra i 55 e i 74 anni dichiara di essere a conoscenza della casa intelligente.

La diffusione dei dispositivi connessi nelle case è costante negli ultimi anni. Questo vuol dire che il mercato è spinto soprattutto da coloro che si sono già avvicinati alla smart home. Questi ultimi continuano infatti a estendere la gamma di prodotti intelligenti in proprio possesso all’interno della propria abitazione.

I bisogni dei consumatori

Succede spesso che l’utente acquisti un oggetto smart essendo inconsapevole di farlo. Viene per esempio acquistato un elettrodomestico per alcune sue caratteristiche di base. Ma tale elettrodomestico ha, tra le sue funzionalità, anche la connettività. Solo che il consumatore non sa utilizzarla. Anzi, a volte non sa neppure di averla.

I bisogni che spingono all’acquisto di questi prodotti sono la sicurezza, la comodità e la facilità d’uso. Cresce infatti l’interesse verso il controllo dei consumi e l’efficienza energetica.

Se guardiamo alle motivazioni che spingono invece al non acquisto di oggetti smart, emerge la percezione di oggetti ancora troppo futuristici. Di questi oggetti intelligenti non si percepiscono i benefici e non si sente il bisogno, oltre ad avere prezzi troppo elevati. Il consumatore, se non ha già provato a utilizzare tali soluzioni, non ne comprende il valore. Deve quindi essere chiarito il valore stesso e i benefici che ne derivano dall’utilizzo di questi strumenti.

La tutela dei dati smart

Parlando di smart home, la privacy è un tema rilevante. Negli anni passati, la percezione di rischi legati alla privacy era in crescita. Nel 2020, al contrario, tale percezione è diminuita. A proposito di privacy, dati e rischi, ti consigliamo la lettura del nostro ultimo approfondimento sull’argomento: la sintesi del secondo appuntamento del ciclo di seminari organizzati da Iusintech sulle nuove abilità delle macchine. Lo trovi qui.

Il 25 maggio 2018 è stata una data molto importante per le aziende operanti nel settore della casa intelligente. In generale, per tutte le imprese, quel giorno segna un grande cambiamento. Tutte le aziende, infatti, hanno dovuto adeguarsi al nuovo Regolamento Europeo UE 2016/679 (GDPR), che prevede l’adozione di misure specifiche per tutelare la privacy dei consumatori. Se vuoi sapere di più di GDPR e privacy, ti consigliamo questo titolo: ‘GDPR: con il decreto legislativo 101/2018 la privacy italiana si adegua‘ (puoi leggerlo qui).

La principale novità della normativa riguarda la responsabilizzazione del titolare cioè il soggetto che deve tutelare il trattamento dei dati. Secondo il GDPR infatti il titolare deve adottare fin da subito misure tecniche e organizzative necessarie alla tutela.

Gli oggetti intelligenti interagiscono con le persone e con l’ambiente circostante. Vengono così raccolti, elaborati e comunicati dati e informazioni di natura diversa – dalla voce alle password, fino ai gusti, alle preferenze e alle abitudini della famiglia. Questo è un rischio per la protezione dei dati del consumatore. Tutto ciò evidenzia come la normativa abbia un impatto diretto sul titolare che dovrà garantire il rispetto delle procedure. Tra queste l’utilizzo corretto, trasparente e lecito dei dati personali e la tutela dei dati fin dalla fase della progettazione.

Noi parlavamo di smart home e sicurezza nel 2017. Qui approfondivamo il fatto che nell’era dell’Internet of Things fosse necessario parlare anche di security e dotarsi delle adeguate protezioni.

I canali di vendita degli oggetti intelligenti

Il mercato si suddivide tra i diversi canali di vendita.

La filiera tradizionale rimane importante tra i canali di vendita. I produttori hanno cercato di avvicinarsi al consumatore finale, diventando parte attiva per le campagne di marketing e di vendita. L’installatore rimane comunque la figura centrale in questo canale ma non necessariamente per la vendita. Questo canale è stato il più penalizzato dall’emergenza Covid-19 che ha sfavorito la predisposizione delle persone terze – gli installatori – nell’abitazione. Ci sono due fattori che permettono di avere una visione positiva e ottimista sul mercato trainato da questo canale. Da un lato gli incentivi, come la detrazione per il risparmio energetico e la riqualificazione energetica degli edifici (a proposito di smart building, dai un’occhiata). Dall’altro lo Smart Readiness Indicator. Ci sarà quindi un certificato che testimonia il livello di digitalizzazione di un edificio. Si spera che questo possa fare da traino per una maggiore diffusione degli oggetti smart.

Gli e-retail, cioè i retailer che operano interamente online, sono stati l’unico canale a crescere – +20% nell’ultimo anno. Risultano così il principale canale di vendita della smart home. Questo è avvenuto a fronte di azioni di marketing aggressive tra cui l’estensione di promozioni e di una riduzione del prezzo medio degli articoli. Queste strategie hanno generato un aumento della domanda e del mercato. Tra i prodotti smart più venduti ci sono casse audio, piccoli elettrodomestici, smart plug e gli speaker. I retailer multicanale che utilizzano sia canale fisico sia quello online, subiscono una leggera flessione. Il fai-da-te reagisce bene alla pandemia per la varietà del target di riferimento. Vede infatti tra i suoi clienti non solo il consumatore ma anche piccoli installatori che si rivolgono a questi canali per acquistare i prodotti connessi da installare. Le catene del fai-da-te infatti comunicano molto bene facendo leva sugli incentivi, vendendo così i loro prodotti. Le catene di elettronica soffrono di più, soprattutto per alcune tipologie di prodotti connessi per la casa. Non vale per tutti infatti: in crescita la vendita di piccoli e medi elettrodomestici connessi.

Beatrice Mingazzini
Beatrice Mingazzini
Laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione, è specializzata in design e moda. Appassionata del viaggio on the road, sempre alla scoperta di qualcosa di nuovo, nel tempo libero le piace sperimentare tecniche di pittura.

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