Social media marketing, digital, crowdfunding, news, lettori, follower, chatbot e intelligenza artificiale. E ancora: machine learning, engagement, mobile e app. In una settimana, si è detto di tutto.
Si è chiusa il 15 settembre la Social Media Week di Roma. Una settimana fitta di appuntamenti, in cui social media, nuove tecnologie e marketing digitale sono stati al centro di un dibattito ricchissimo, animato da esperti del settore e personaggi dello star system come Beppe Fiorello, Neri Marcorè, Lorella Cuccarini, Martin Castrogiovanni e molti altri. Per testimoniare alle platee di spettatori raccolti nella Casa del Cinema di Roma come i social media siano entrati nella vita di tutti.
Va detto che la SMW è un evento con finalità principalmente divulgative, che si rivolge a un pubblico vario e non necessariamente esperto. Per questo gli addetti ai lavori potrebbero essere rimasti in parte delusi dal contenuto dei panel. Tuttavia è sempre importante che certi temi siano portati all’attenzione di tutti. Ancora meglio se ciò avviene in un contesto nel quale è possibile un confronto fra neofiti e veterani. Senza contare che nell’ambito dei social media siamo tutti principianti. Anche il più esperto può avere qualcosa da imparare dall’ultimo arrivato.
La Social Media Week di Roma ha poi significato anche impegno per il sociale. Per tutta la settimana è stata presente alla manifestazione Fondazione Telethon, con uno stand e un panel dedicato. #Andarelontano è il nome della nuova campagna di Telethon per sensibilizzare il pubblico e raccogliere fondi a favore della ricerca sulle malattie genetiche rare. E si può davvero andare lontano se, accanto alle barchette di carta, simbolo della nuova campagna, schieriamo le nuove tecnologie e i social media. Questi possono trovare senso e utilità nel settore sanitario attraverso strumenti di crowdfunding e modelli di e-health.
Di seguito proviamo a raccontarvi quali sono stati gli spunti più interessanti della settimana, fornendovi una panoramica rappresentativa delle diverse aree tematiche in cui si è articolata.
Citizen journalism, newsjacking e Facebook
Inizia il 12 settembre la nostra Social Media Week, con Filippo Poletti di Fiera Milano, Fabio Lalli – CEO & Founder di IQUII – e Simone Cinelli – Account Manager, Head of Digital di IQUII. I tre, insieme, hanno condotto un panel dal titolo “Giornalismo in versione mobile: i 10 segreti per generare più traffico”. Dieci spunti per generare più traffico sui social media partendo da strategie di content marketing e real time marketing, passando per l’ecosistema Facebook.
Ormai – recita la vulgata – siamo tutti citizen journalist e cerchiamo il newsjacking. Uno scioglilingua? No. Significa che in teoria tutti noi possiamo esercitare un ruolo attivo nel processo di produzione delle notizie e addirittura giocare d’anticipo. È il sogno di ogni giornalista, per la prima volta accessibile a un comune cittadino: dare la notizia prima che diventi mainstream. Tutto ciò grazie alla facilità con cui chiunque può pubblicare contenuti in Rete. Ma anche il real time ha i suoi pro e i suoi contro. Se da una parte garantisce maggior engagement del pubblico, dall’altra porta con sé il rischio della scarsa qualità e della diffusione di informazioni non verificate.
Intanto Facebook diventa un canale sempre più rilevante per la diffusione di notizie. Con il rilascio degli Instant Articles, articoli nativi all’interno dell’app mobile Facebook, la percentuale degli articoli letti sul sociale network è aumentata infatti del 20%. Di contro è diminuito del 70% – rispetto alla performance delle news sul web “tradizionale” – il tasso di abbandono del contenuto. Ma non basta. Con la Facebook TV, il flusso di notizie si fa sempre più continuo e strutturato. Tanta quantità, insomma. Ma la qualità? Se c’è, questa rischia di confondersi nel caos. «Come faccio a portare il valore dei contenuti ai miei utenti?», chiede ironicamente alla platea Fabio Lalli. «I mezzi oggi ci sono e sono sempre di più. Il tema è renderli accessibili».
Poi arriviamo al mobile engagement, all’ottimizzazione dei siti web nei motori di ricerca (SEO), all’ottimizzazione delle app negli app store (ASO), all’importanza dell’ADV, alla misurazione dei risultati con relativa monetizzazione. Un panel incredibilmente interessante e ricco di spunti che richiederebbe, sicuramente, un approfondimento. Ma non è questa la sede in cui farlo. Ricordatevi di loro torneremo a parlarvene più avanti.
Caro amico robot
Protagonisti dell’edizione romana della Social Media Week, il caro amico chatbot, l’intelligenza artificiale e il machine learning. Diversi i dibattiti dedicati a questi temi, a partire da “La mente invisibile”. Un titolo semplice per un intervento illuminante, in cui Enrico Prati – ricercatore dell’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR – ha provato a definire che cosa sia la mente e come funzioni l’apprendimento, tra cognitivismo e funzionalismo e avvalendosi del pensiero di grandi nomi come George Miller, Noam Chomsky, Marvin Minsky e molti altri. Prati riporta alla luce quella che lui stesso definisce “una nuova mitologia”: «sui mezzi di informazione vengono divulgati dei miti, delle storie, che riguardano le conseguenze dello sviluppo della tecnologia. Mi piace ricordare quello dell’identità. C’è un processo che fa pensare le macchine come dei potenziali individui, mediante l’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo esiste una mitologia che vede gli individui come agenti pensanti e quindi assimilabili alle macchine. È difficile definire il confine tra l’individualità della persona e l’intelligenza artificiale». Citando il celebre proverbio cinese del saggio e la luna, Prati ci domanda: «la tecnologia sta andando a caso o c’è una mente invisibile dietro, che la guida? Quando il saggio indica la luna, io non guardo la luna e non guardo neanche il dito. Guardo il saggio e mi chiedo chi è».
Durante il panel “Bot, Chatbots, Artificial Intelligence: come usarli in modo sano, consapevole, etico, proficuo. Per il business e la vita”, con Rachele Zinzocchi, abbiamo provato a rispondere a una domanda molto semplice: ma i chatbot sono buoni o cattivi? Sembra che l’86% della popolazione online sia ormai favorevole all’utilizzo dei chatbot, mentre il 60% dei Millennials si è mostrato interessato ai chatbot, senza considerare che 48 milioni di account attivi su Twitter sono bot.
Uno dei problemi principali legati alla diffusione di questi programmi è relativo alla gestione della privacy: ci sono aziende che stanno sviluppando chatbot per raccogliere dati da mettere in vendita o utilizzare per scopi pubblicitari – come il nuovissimo WhatsApp Business. Zinzocchi, mostrando una vasta serie di articoli legati all’argomento, mette in evidenza alcuni comportamenti illeciti nell’utilizzo dei dati: come le recenti sanzioni dell’Antitrust e dell’AGCom verso Facebook e WhatsApp, per esempio. Perché dovremmo allora fidarci dei chatbot? Zinzocchi risponde: i chatbot non potranno essere né buoni né malvagi, tutto dipenderà dall’uso che faremo di questa tecnologia.
È necessaria una forte educazione digitale, a questo proposito Zinzocchi invita a leggere un articolo di Andrea Rossetti, su Wired, a proposito di educazione all’uso responsabile, etico e consapevole dei chatbot. L’help marketing e l’helpfulness sono la via da seguire, ovvero: essere utile per avere un utile, fare utile per l’utilità. Le aziende che riusciranno a trarre il massimo beneficio dai bot saranno così quelle che riusciranno a mettere questa nuova tecnologia al reale servizio delle persone. Aiutare è il nuovo marketing. «Dell’offerta stracciata ormai non si fida più nessuno. Il brand amico è il nuovo amico del cliente. A vendere di più è l’azienda più responsabile.»
Leggere insieme
Dall’evoluzione delle esperienze di lettura e del passaggio dalle tavole di argilla allo smartphone, a TwLetteratura, Betwyll e Wattpad. Fino a al social reading. Il nostro Paolo Costa ci ha condotti in un coinvolgente viaggio nel mondo della parola scritta per comprendere come in questa evoluzione tutti noi, soprattutto Millennials e Generazione Z, utilizziamo oggi lo smartphone per leggere contenuti come testi letterari, soprattutto romanzi. “Leggere al telefono: lo smartphone fra bovarismo ed empatia”, è questo il titolo del panel di Costa. E-reader e libro? Non solo, il 54% dei consumatori di libri, secondo Nielsen (e secondo Costa, che ce ne parla), legge da smartphone. Probabilmente più comodo, anche per la disponibilità di tempo che abbiamo da dedicare alla lettura.
Una lettura veloce, frammentata in una serie di brevi episodi che avviene in un ambiente caratterizzato dall’integrazione di contenuti, stili e personaggi con altre piattaforme, come cinema, TV e videogiochi. Una lettura che su Wattpad spinge il lettore a manipolare il testo che si trova tra le mani, per commentarlo e rielaborarlo, facendo perdere la rilevanza della paternità dello stesso e della sua originalità. Infine il caso Betwyll, che dovrebbe riuscire a tenere unite «le funzioni cognitive della lettura tradizionale, che rischiano di andare perdute nell’esperienza mobile, e la capacità di produrre empatia, merce anch’essa sempre più rara all’interno del macchinismo di Facebook». Secondo Costa. Ma chi meglio di lui può raccontarvi che cosa intendeva trasmettere al suo pubblico con questo speech. Per approfondire, leggete qui!

Non disturbare il follower sul Raccordo
Un altro panel che parla di lettura, ma dal punto di vista dell’engagement sui social media, è quello che ha visto protagonisti Filippo Poletti, Davide Desario – Messaggero.it –, Guglielmo Nappi – Leggo.it – e Nicholas Dominic Leone – Il Velino – dal titolo “Lettori o follower? Come fare engagement sui social media”. Interventi interessanti da parte di tutti e quattro gli speaker, ma sicuramente la performance più memorabile è quella di Davide Desario. Un’incredibile sequenza di risate del pubblico, divertito dalla capacità di Desario di parlare a tutti noi con estrema semplicità e schiettezza: «il lettore, il follower, il fan è una persona, va capita. Se di prima mattina provo a parlare con mia moglie, so già che la discussione è assicurata. Lo stesso è con il follower. Se parli di prima mattina con il tuo follower, che magari vive a Roma ed è alla fermata dell’autobus che non passa, che cosa fa? Sta con il cellulare. Se si trova bloccato sul Raccordo, cosa fa? Sta con il cellulare. Se va al pronto soccorso? Sa già che con il codice verde rimarrà lì almeno cinque ore. Allora se vuoi parlare con lui, è inutile che pubblichi per lui un post per l’onomastico, quella persona sarà già così arrabbiata che se provi a parlargli si rischia di essere attaccati. Parla con una voce energica, cavalca la sua rabbia e comunica su quei temi sul quale anche lui vorrebbe dire la sua. La sera invece, puoi usare anche frasi poetiche, dediche o canzoni romantiche perché sta tornando a casa, è più calmo. Così si ha un po’ più di gioco per far arrivare dei messaggi che altrimenti verrebbero respinti pregiudizievolmente.»
Digital Coffee Break
Incontriamo di nuovo, in chiusura, Fabio Lalli e Simone Cinelli per una “pausa caffè digitale”: “Digital Coffee Break: What’s Next?”, un tour tra le tecnologie che stanno cambiando le abitudini delle persone e i modelli di business delle aziende. Con un particolare focus sull’esperienza dell’utente nell’interazione tra consumatori, brand e contesto, da quando il mobile e il digital sono diventati iper pervasivi, mostrando esempi puntuali e pratici dell’utilizzo della VR, del mixed reality, dal mondo del gaming ad altri contesti. Afferma Lalli: «il nostro scopo era mostrare come la tecnologia impatti sul comportamento delle persone: i social network verticali e tematici portano ad avere, in termini di interazione, un maggior coinvolgimento perché il dato è più profondo, la community più ristretta e più attenta a determinate tematiche. Tutto ciò cambia le interazioni. Abbiamo approfondito il tema dell’inserimento delle push notification sullo smartphone e di come cambi il comportamento delle persone e le loro aspettative.»
Come ogni volta che compriamo online. «Se hai effettuato un acquisto con carta di credito e completata la transazione non ricevi l’sms di conferma qualche istante dopo, inizia uno stato d’ansia. Questo stato d’ansia è introdotto dal real time e dall’aspettativa delle persone di un feedback. Un altro esempio, tra gli altri, riguarda l’e-mail di welcome che ti arriva in automatico nell’onboarding all’interno di una piattaforma: se quell’e-mail non arriva subito, ti dimentichi di esserti registrato. O ancora, se mentre sei su Facebook si perde la connessione e il social network non mostra un messaggio relativo alla mancanza di connessione, cosa pensi? Pensi che l’applicazione abbia qualcosa che non va. Dopo una riunione ti aspetti un follow-up, se non lo ricevi pensi che sia andata male». Un cambiamento di questo tipo ha impatto su tutto: da come si disegna un prodotto, un servizio o un’interfaccia, a una relazione one to one umana, fino alla progettazione di feedback visivi e testuali. «Le persone si aspettano che il doppio baffo blu di WhatsApp ci sia anche nella vita reale».

Da sinistra verso destra: Simone Cinelli (Account Manager, IQUII) e Fabio Lalli (CEO & Founder, IQUII) alla Social Media Week Indipendent di Roma – Casa del Cinema, Villa Borghese.
E-wellness: un’esperienza sempre più mobile
Chiudiamo la nostra settimana dedicata ai social media con uno sguardo allo sport e al benessere in azienda attraverso nuove esperienze utente offerte dal mobile. Molte imprese stanno introducendo modelli di e-wellness. Questi diventano, tra l’altro, strumenti di marketing interno per fare in modo che le persone in azienda siano coinvolte e motivate a rimanere più a lungo e volentieri all’interno dei luoghi di lavoro. Non certo con l’obiettivo di costringerli a vivere quanto più possibile in azienda, ma per aumentare la qualità della loro vita lavorativa. Il tema del benessere fisico è essenziale: chi sta bene fisicamente, sta bene mentalmente. Chi sta bene mentalmente, lavora meglio.
Simone Cinelli ci ha raccontato come il cambiamento di cultura e di approccio al benessere dei dipendenti, attraverso programmi focalizzati, porti le persone a migliorare la produttività, ad avere un maggiore benessere e a essere più felici all’interno dell’azienda. Il wellness in azienda ha però i suoi pro e i suoi contro. Tra i vantaggi, sia per la persona che per l’azienda, il miglioramento della produttività e dell’efficacia e un approccio più sereno alla vita in ufficio. Tra i contro: i costi dell’organizzazione e della gestione dei programmi wellness. Poi uno sguardo ad alcuni casi di successo: Fitbit, Zappos, Adidas e l’applicazione All Day. «Anche noi in IQUII da quasi due anni abbiamo introdotto un programma di wellness in azienda.»
E, a proposito di sport, il 17 settembre si consuma l’ultimo evento della Social Media Week Rome 2017: “Social Media Run – Half Marathon Via Pacis”. Una giornata di festa, una cinque chilometri di corsa, all’insegna dell’amicizia e dello sport. «Si può correre o camminare, l’importante sarà esserci per lanciare il proprio messaggio di pace», tra le vie del centro storico di Roma.