Potrebbe essere la Romania il prossimo tech-startup hub della UE. Lo afferma, dati alla mano, la rivista “Quartz”. Ma accesso ai capitali e dimensioni del mercato restano un problema.
Per chi, come Spindox, opera in Romania da alcuni anni la notizia non giunge inattesa. Ma la analisi di Sarah Shearman pubblicata da “Quartz” il 23 agosto scorso sorprenderà molti: dopo Londra, Berlino e Parigi, potrebbe essere Bucarest il nuovo tech-startup hub in seno all’Unione Europea (dalla quale peraltro Londra stessa si appresta a uscire).
I dati sembrano parlare chiaro. Intanto ci riferiamo alla seconda economia europea per tasso di crescita, dopo quella irlandese. Per il 2016 si prevede un incremento superiore al 4%, contro una media dell’1,9% dei paesi dell’Unione e dell’1,7% dei paesi dell’area Euro. Poi c’è l’estrema dinamicità che la Romania, e in particolare la sua capitale, dimostra proprio nel settore dell’ICT. Certo la strada da percorrere è ancora lunga, prima di giungere a un’ecosistema almeno confrontabile con i campioni del Vecchio Continente. I ritardi dal punto di vista strutturale, finanziario e culturale sono evidenti.
Secondo una ricerca di Startup Hub Europe negli ultimi cinque anni a Bucarest sono nate 170 startup innovative, che hanno raccolto complessivamente 13,1 milioni di euro. Niente, rispetto alle 270mila startup di Londra e agli 8,3 miliardi di euro raccolti, o alle 170mila di Berlino. E poche anche rispetto al migliaio scarso di Milano, benché in questo caso un raffronto diretto non sia possibile.
Tuttavia, analizzando i dati dell’ultimo European Digital City Index scopriamo alcuni fatti interessanti. È vero che nel complesso Bucarest si guadagna un modesto trentesimo posto, su 35 città censite (Londra è al primo posto, Amsterdam al secondo, Milano al ventunesimo). Ma la collocazione della capitale rumena è molto alta per alcuni specifici parametri. Per esempio Bucarest è al sesto posto per quanto riguarda la disponibilità di competenze: merito soprattutto del basso costo del lavoro, ma soprattutto delle buone abilità tecniche e della conoscenza della lingua inglese molto diffusa. Ricordiamo che la capitale rumena ospita tre valide università. Milano, che in questa specifica classifica occupa la penultima posizione, può solo vergognarsi.
A Bucarest tanta banda
Bucarest figura addirittura al primo posto in Europa per la qualità dell’infrastruttura digitale. La città è infatti seconda per velocità di upload/download di Internet (davanti anche agli Stati Uniti), quarta per disponibilità di connessioni in fibra, prima per convenienza dei costi della banda larga, tredicesima per velocità delle connessioni GSM 3G/4G.
Infine risulta buono il profilo manageriale e di mentoring delle persone che operano negli acceleratori o incubatori locali. Fra le realtà più interessanti si segnalano Innovation Labs, focalizzato su IoT e big data, e MPV Academy. Di contro, i punti deboli di Bucarest sono la qualità delle infrastrutture non digitali e, soprattutto, l’accesso alle risorse finanziarie. Quest’ultima criticità sembra dipendere, secondo Shearman, anche da un retaggio di carattere culturale. È come se tanti anni di comunismo avessero intorpidito la disponibilità al rischio e la voglia di intraprendere dei rumeni.
Uno degli aspetti su cui la giornalista inglese si sofferma è la presenza significativa della popolazione femminile nell’hi-tech rumeno: 29%, contro il 19% del Regno Unito. Questa circostanza si segnala come potente vantaggio competitivo. La diversità di genere, infatti, stimola l’innovazione e rende più efficace il lavoro nelle organizzazioni.
Insomma: Bucarest si presenta sulla scena globale delle startup innovative con un’interessante proposizione di valore, ma anche con non pochi punti di debolezza. La capitale rumena saprà cogliere l’opportunità che le si presenta? È presto per dirlo. Tuttavia conviene tenere d’occhio ciò che accade da quelle parti. Il prossimo 5 ottobre saremo presenti all’Internet & Mobile World 2016 di Bucarest con un nostro punto di osservazione. E torneremo a parlare di questo importante tech hub regionale, raccontandovi che cosa bolle in pentola.