Nonostante i ritardi rispetto ad altri paesi, il panorama nazionale è in rapida evoluzione. La collaborazione fra startup fintech e istituzioni finanziarie tradizionali.

In Italia il panorama delle startup fintech è decisamente in fermento, anche se numericamente ancora piccolo, con pochi grandi nomi e investimenti contenuti. Secondo i dati del Registro delle Imprese, in Italia ci sono circa 6880 startup innovative di cui circa 150 sono identificabili come appartenenti al settore fintech. Tra i casi più noti: MoneyFarm, società di servizi finanziari online, il robo-advisor Yellow Advice di CheBanca! e quello nato dalla partnership tra AdviseOnly e Fundstore, oltre a società di p2p lending quali Borsa del Credito, Prestiamoci e Smartika e servizi di mobile payment come Satispay, senza dimenticare il caso Sardex.

Nel fintech sono ricomprese anche le startup che sviluppano tecnologia applicata al settore assicurativo – talvolta sono identificate con l’etichetta insurtech – o che ottimizzano gli aspetti legati alla compliance – regtech.

Analizzando il core business delle fintech in Italia, emerge che un terzo delle aziende opera in ambito crowdfunding (una delle aree della catena del valore fintech). La restante parte offre soluzioni per la gestione dei patrimoni (wealth & asset management – 20%), per il Payment (20%), per il comparto prestiti e crediti (lending – 10%) e, a seguire con quote inferiori, soluzioni per il trading e per il capital market. Rientrano nel fintech anche startup con un’offerta strettamente correlata al tema della security (7%) (Dati Osservatorio Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano).

Un occhio a Fintastico.com

Per aver un’idea più chiara del panorama delle aziende fintech a livello mondiale si può fare riferimento al sito Fintastico.com che è stato lanciato poco più di anno fa e si propone come guida per i servizi finanziari innovativi.

I fondatori di Fintastico.com sono Fabio Brambilla, Fabio Marras e Fabrizio Villani. Fabio Brambilla, ex McKinsey – responsabile Media Practice Italia. Nel 2005 Brambila lancia Advanced Capital sgr, il più grande fondo di fondi di private equity internazionale in Italia; nel 2013 fonda Controlpartners, joint venture londinese con Controlfida, per sviluppare e distribuire fondi alternativi liquidi su scala europea; Fabio Marras, che dopo una carriera passata a ingegnerizzare il mondo degli investimenti – prima in Allianz, poi Prometeia e Banca Leonardo – nel 2010 fonda AdviseOnly, il primo Robo-Advisor d’Italia e d’Europa; Fabrizio Villani, giovane talento della scena fintech italiana ed europea. Eletto nel 2016 da “Insurance Nexus” e “InsurTechNews” come uno tra i Top 10 influencer insurtech e internet delle cose (IoT) a livello globale. Dopo alcune esperienze in start up decide di impegnarsi nella diffusione del fintech in generale e nel 2014 crea linkedin Fintech Italia (primo -anche per iscritti- gruppo in lingua italiana dedicato al fintech).

Fintastico.com è considerato il TripAdvisor dei servizi finanziari innovativi. Si va da quelli bancari al blockchain, dalla sicurezza agli strumenti per le aziende, dal crowdfunding alle monete digitali, dalle donazioni alle attività di ricerca finanziaria, dalle assicurazioni agli investimenti, dal lending al money transfer, dai pagamenti alla finanza personale, dal proptech al regtech. Con la possibilità di selezionare quelli di uno specifico paese – per esempio in Italia – o tutti quelli censiti in tutto il mondo.

Allo stesso tempo Fintastico.com identifica i trend del momento, spiega le terminologie e i processi più usati e compie attività editoriale con le interviste agli attori coinvolti nel mercato italiano e straniero. Il blog, gestito dal team del portale, prevede la collaborazione di importanti player di settore fra cui l’Osservatorio del Politecnico di Milano, SiamoSoci, SpidChain e Growish.

Oggi Fintastico.com è presente in Italia e Spagna e a breve approderà in Francia, Germania ed Israele.

L'ecosistema delle startup fintech: un elenco

Finance e startup fintech: concorrenza o complementarietà?

Come già accennato, numerosi sono i programmi a sostegno delle realtà fintech in Italia, messi in campo da banche e assicurazioni con l’obiettivo di accelerarne la crescita. I grandi gruppi bancari e assicurativi stanno mostrando un atteggiamento di apertura e notevole interesse nei confronti del comparto, avvicinandosi alle startup fintech in ottica di investimento o partnership, e comunque avviando operazioni volte a integrare le soluzioni innovative nei sistemi tradizionali per accelerare i processi di innovazione al proprio interno.

Da un lato, entrare nel capitale di una startup fintech o ingaggiarla come business partner significa, per i player tradizionali, sperimentare nuovi modelli di business, adottare modelli di lavoro innovativi e reclutare competenze cruciali per il settore finanziario del futuro. Dall’altro, è impensabile che le realtà emergenti, per definizione agili, trasparenti e focalizzate su specifici ambiti della catena del valore dell’offerta bancaria e assicurativa, possano aggredire il mercato tradizionale e competere con player che nel corso degli anni hanno costruito una customer loyalty solida.

Le controparti sembrano in realtà essere complementari, e l’approccio vincente che si delinea è quello della cooperazione sinergica – o fintegration, come confermano le recenti operazioni messe in campo da realtà come Banca Sella; Intesa Sanpaolo, che ha costituito un acceleratore interno di startup fintech – Neva Finventures – e ha, inoltre, integrato lo nella propria offerta Marketwall, erogando così servizi di informazione finanziaria e trading alla propria clientela; Unicredit, che si avvale della collaborazione di Anthemis, venture capital londinese specializzato nel fintech, per cercare realtà su cui  investire o da integrare.

Anche tra le assicurazioni non mancano operazioni verso il mondo dell’insurtech: Generali nel 2015 ha acquisito MyDrive Solutions, startup inglese specializzata nell’uso dei big data per la profilazione degli stili di guida; Allianz ha investito ingenti capitali in MoneyFarm; Unipol ha avviato l’incubatore Unipol Ideas; BNP Paribas Cardif che, con il programma di call for ideas Cardif Open-F@b, supporta progetti imprenditoriali più innovativi in ambito assicurativo.

Le startup fintech sembrano essere nel radar di banche e assicurazioni e i capitali di investimento in questo comparto non mancano. Dal punto di vista degli ambiti tecnologi, emerge come le aree di maggiore interesse siano quelle dei big data, sia per banche sia per le assicurazioni, delle soluzioni IoT, dei wearable e della sensoristica, soprattutto per le assicurazioni.

Alla luce dello scenario descritto, quello attuale sembra configurarsi come il momento dell’ascesa del fintech in Italia: per le aziende utenti, l’occasione di portare a compimento progetti di digital transformation, a piano da diverso tempo ma di difficile realizzazione senza l’agilità e la capacità, tipiche di una startup, di ridisegnare processi e servizi in maniera veloce e innovativa.

Il mondo finanziario, insomma, sta attraversando una vera crisi di identità: non è più definito da una rete di distribuzione fisica, o da oggetti fisici, bensì dal digitale. Le banche dovranno quindi evolversi e trasformarsi, diventando parte integrante della trasformazione digitale, diventando piattaforme per nuovi prodotti e servizi sviluppati dalle nuove aziende fintech.