Samantha Cristoforetti non appartiene alla genia degli eroi e delle eroine. Non è una specie di Giovanna d’Arco in orbita terrestre bassa. Samantha Cristoforetti ci piace perché è normale, nonostante la popolarità conquistata negli ultimi due anni. Del resto sogniamo un paese che possa finalmente fare a meno di eroi. Nascondere le proprie insufficienze dietro alla generosità di individui disposti al sacrificio di sé, come spesso tendono a fare gli italiani, è ben misera cosa.
La normalità di Samantha, che ha saputo resistere alle lusinghe del sistema della comunicazione, è fatta di pochi ingredienti. Il primo consiste nell’idea che le cose di valore non sono gratis. Esse si conquistano con l’impegno, lo studio e la fatica. Idea di una banalità rivoluzionaria, in un paese da troppo tempo narcotizzato dal miraggio dei traguardi facili, indifferente al merito e sempre più persuaso che l’ignoranza sia condizione necessaria per avere successo. Ecco, invece, la storia di un lavoro duro, fatto di molti sacrifici e rinunce. Nel mondo “normale” di Samantha vincono le competenze vere, la preparazione costruita giorno dopo giorno, la tensione verso il miglioramento continuo in tutto ciò che si fa.
L’altro ingrediente è la cultura scientifica che ha nutrito tutto il percorso di Samantha Cristoforetti. E non ci riferiamo tanto alla doppia laurea, in Ingegneria meccanica in Germania e in Scienze aeronautiche in Italia. Alludiamo a quella curiosità che è la molla di ogni innovazione e che la nostra astronauta ha sempre messo nel suo lavoro, arrivando a interessarsi di alimentazione, biologia e agricoltura. Curiosità significa essere affascinati da tutto ciò che permette di aumentare le proprie conoscenze, cercando di spostarne i limiti sempre più avanti. La cosa più scientifica di Samantha? La sua affermazione di un anno fa: “sono onnivora, mi interesso di tutto”.
Il terzo ingrediente è la passione: non solo per la scienza e la tecnologia, come abbiamo visto, ma anche per il volo, le lingue e la medicina. La passione rende normale ciò che per altri sarebbe insopportabile o irraggiungibile, è il combustibile che alimenta il razzo vettore di Cristoforetti e di tutte le persone come lei.
Da ultimo la normalità di Samantha Cristoforetti consiste nel fatto che è donna. E nel fatto che ella vive tale circostanza come normale, scevra da ogni cliché. Cristoforetti non fa nulla per sembrare una donna, così come imporrebbero gli stereotipi di genere, né per assomigliare a un uomo. Eppure è straordinariamente femminile: più innovativa – e più interessante! – di un astronauta maschio o di una donna coi tacchi a spillo. Fra modelli e antimodelli, la vicenda di Samantha Cristoforetti è un bel viatico per discutere di donne e innovazione (ricordiamo che Spindox partecipa, in queste settimane, al progetto WOMENinINNOVATION di Cernobbio).
Beato il paese che non ha bisogno di eroi, dunque. Beato il paese che ha donne normali, senza spocchia, appassionate e intelligenti come Samantha Cristoforetti.
(foto: NASA Johnson)