L’incidente mortale su una Tesla Model S con Autopilot. Tecnologie in beta, fattore umano e orizzonti di sicurezza: andare avanti con la ricerca.

Il primo incidente mortale su una Tesla Model S equipaggiata con sistema di guida semiautonoma Autopilot, reso noto nei giorni scorsi, ha scatenato i peggiori istinti giornalistici. “Ucciso da un errore del pilota automatico”, recita in stile morboso lo snippet su Google Search di un pezzo del Corriere della Sera. Ma si tratta di una sintesi corretta? Non proprio, almeno per due ragioni. In primo luogo l’Autopilot di Tesla non è un pilota automatico, ma un sistema di guida assistita semiautomatica (adaptive cruise control). Secondariamente si tratta ancora di capire se l’incidente di Williston, Florida sia stato causato da un baco del dispositivo o a da un errore umano. Pare che, al momento dell’impatto con il camion non rilevato dal software, il conducente della vettura stesse guardano un film: un comportamento quanto meno incauto, anche alla luce delle raccomandazioni che la stessa Tesla formula per l’uso dell’Autopilot. Ogni volta che il sistema viene inserito, un avviso ricorda al conducente di mantenere sempre le mani sul volante e raccomanda di essere sempre pronti a riprendere il controllo della vettura.

Diciamo che la casa costruttrice di Elon Musk paga il prezzo di una sovraesposizione mediatica, in gran parte ricercata, in cui grande enfasi è posta proprio sul profilo avveniristico delle tecnologie adottate. Le immagini di Talulah Riley, moglie del geniale imprenditore americano, che trasgredisce le regole di Tesla e scherza levando le mani dal volante della sua Model X sono dell’aprile scorso. Riviste oggi, hanno un sapore amaro:

Quella della vettura a guida autonoma è una retorica che spinge a volte troppo in avanti l’immaginario collettivo. Quasi che il compito delle nuove tecnologie, prima ancora di mantenere le loro promesse, sia quello di farci sognare. E, come si sa, talvolta il risveglio da un sogno può essere traumatico.

D’altra parte una cosa è certa: per quanto ancora in beta, l’Autopilot di Tesla non è nuovo né rivoluzionario. La nuova Audi A4 è equipaggiata con una tecnologia del tutto simile, basata su una cospicua dotazione di sensori: ottici, radar e a ultrasuoni. Il sistema di Audi impedisce alla vettura di effettuare sorpassi nel caso in cui sopraggiungano altri veicoli alla sua sinistra, assiste la guida in retromarcia, riconosce i pedoni che attraversano la strada, segue le curve grazie al supporto GPS e prende il comando in caso di traffico intenso, incanalando la vettura nelle code, controllandone la velocità e fermandola se necessario.

In questo video di oltre 30 minuti Alex Kersten di Car Throttle prova l’Autopilot di Tesla su una Model S:

Il tono di Kersten è a volte troppo scherzoso. Il che non aiuta a creare la giusta consapevolezza su potenzialità e limiti dell’Autopilot. Il quale non è – lo ripetiamo – un dispositivo per la guida autonome. Valutazioni più ragionate si ritrovano invece su Quattroruote (una prova speciale sul numero di giugno 2014) e su Ars Tecnica, che ha provato l’Autopilot per 400 miglia parlandone il 22 maggio scorso qui. Intanto anche noi continueremo a occuparci del futuro dell’auto.

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(Foto: Tesla)