La battaglia fra Google e Facebook si combatte anche sul fronte delle news. Secondo Parse.ly, società di analisi basata a New York, Facebook contribuisce oggi per più del 40% al traffico complessivo generato dai social network a favore dei siti di informazione. Un primato, questo, che il gigante di Menlo Park ha sottratto a Google, fino a poco tempo fa regina incontrastata con il suo servizio Google News.
Sono molti e importanti gli editori che hanno aderito in via sperimentale al programma Instant Articles, lanciato in primavera da Facebook: New York Times, Guardian, National Geographic, BBC, Spiegel, Atlantic, Bild e BuzzFeed. L’accordo prevede la cessione di contenuti degli editori al social network in via esclusiva, in cambio di monetizzazione. Per il publisher il vantaggio non si esaurisce nell’accesso a una audience potenziale smisurata. Usare Facebook come piattaforma di distribuzione significa anche sfruttare la capacità dei suoi data center e dunque raggiungere più rapidamente i browser degli utenti con le proprie news. Non mancano però le preoccupazioni per uno scenario in cui Facebook appare, sempre di più, in grado di condizionare le scelte editoriali dei propri partner.
Adesso arriva la risposta di Google, con un nome in codice che è tutto un programma: Accelerated Mobile Pages Project. Lo scopo dell’iniziativa è duplice. Da un lato Google condivide con gli editori di news un framework tecnologico open source, studiato per generare pagine HTML in grado di caricarsi più rapidamente sui browser dei dispositivi mobili e sulle mobile app. Dall’altro lato il gigante di Mountain View mette a disposizione la propria potenza infrastrutturale per rendere più veloce la distribuzione online di tali contenuti. Il servizio sfrutta il sistema di caching di Google e funziona anche se i link alle pagine web sono ospitati da terze parti, per esempio da Twitter. Insomma in futuro potrà accaderci di visualizzare un tweet della Washinton Post, con una URL che rimanda a una notizia prodotta dal celebre quotidiano e “accelerata” in Rete da Google.
Il servizio è pensato in particolare per la fruizione di news su dispositivi mobili. Un recente test del New York Times evidenzia infatti un quadro piuttosto frustrante: occorrono fino a 30 secondi per caricare su uno smartphone la home page di un sito di informazione. Troppi, perché si possa parlare di un’esperienza gratificante dal punto di vista dell’utente finale. La scommessa è insomma di incoraggiare le persone a leggere di più, permettendo loro di caricare le pagine web in tempi più brevi.
Oltre agli editori, diversi produttori di CMS hanno annunciato la loro adesione al programma. Da WordPress, per esempio, è giunta la conferma che presto sarà pronta un’integrazione per consentire agli utenti della piattaforma di generale pagine HTML compatibili con AMP.
Resta da capire che fine farà, in questo scenario, l’advertising. Non si può dimenticare, infatti, che anche gli annunci pubblicitari contribuiscono a rendere frustrante l’esperienza dell’utente. Non a caso, di recente Apple ha dato il via libera alla distribuzione, tramite il suo store, alle mobile app che eliminano la pubblicità dalle pagine web.