Wiseair: la qualità dell’aria si misura con un vaso

da | Apr 15, 2020

Si chiama Arianna il vaso da balcone ideato da Wiseair per monitorare l’inquinamento atmosferico. Con l’intervista e la video intervista ai fondatori, Paolo e Carlo, inauguriamo, dopo Digital Stories, la rubrica Green Stories, in cui raccontiamo le storie delle startup italiane a vocazione green. 

Wiseair è una realtà imprenditoriale giovane, innovativa e pluripremiata (Selection for Ideas di Next Energy e Go Beyond promosso da Sisal Pay, per citarne solo due), che nasce nel 2018 da un progetto universitario di un gruppo di cinque ragazzi poco più che ventenni, formatosi durante un corso della School of Entrepreneurship and Innovation in Fondazione Agnelli.  

I giovani ingegneri e designer del Politecnico di Milano, sono accomunati dalla voglia di fare qualcosa di concreto per migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità di Milano. Chi vive in città infatti, è costretto ad affrontare ogni giorno il problema dell’inquinamento e sa che le buone abitudini, come ad esempio andare a lavoro in bicicletta, rischiano di diventare motivo di preoccupazione.
A partire da queste e altre considerazioni, i cinque studenti si mettono in team per cercare di trovare una soluzione innovativa ed efficace volta a contrastare l’inquinamento atmosferico. 

Un percorso all’inverso: dalla tecnologia al problema 

«Wiseair non nasce da quello che è il tipico approccio metodologico di una start up, ovvero a partire da un problema trovare la miglior soluzione possibile. Il nostro progetto ha origine da un percorso all’inverso, come avviene spesso in ambito accademico: data una tecnologia, l’energy harvesting, viene chiesto a noi e ad altri studenti di trovare un ambito applicativo».

In questo caso, l’applicazione scelta, è il monitoraggio e la mappatura quotidiana e capillare dell’aria nell’ambiente urbano. Per farlo, spiegano i fondatori di Wiseair, occorrono molti sensori, costantemente attivi, sparsi su tutto il territorio. 

Facciamo un passo indietro però. Innanzitutto che cos’è l’energy harvesting

«L’energy harvesting attiene alla capacità di raccogliere energia dall’ambiente o dallo stesso sistema oggetto dell’applicazione» ci spiegano. Il primo prototipo che Wiseair realizza è basato su un sistema bioelettrochimico che utilizza elettrodi per estrarre energia direttamente dalla pianta e autoalimentare la batteria del sensore di misurazione dell’aria. 

Mano a mano che gli ingegneri entrano nel vivo del progetto, si rendono conto però che questo sistema non è adatto a garantire un numero elevato e costante di misurazioni, quelle di cui loro necessitano. Per questo motivo, spinti anche dalla sollecitazione del mercato, decidono di passare all’utilizzo di pannelli fotovoltaici, stravolgendo di fatto quello che è il progetto iniziale, ma continuando a mantenere il prodotto autonomo. 
Oggi Arianna è un vaso IoT in ceramica, dal design moderno, dotato di un sensore ottico in grado di rilevare la concentrazione di PM2,5 e PM10, i due inquinanti più nocivi presenti nell’aria che respiriamo. Il vaso non ha bisogno di batteria né di cavi, in quanto è alimentato da piccoli pannelli fotovoltaici presenti all’interno del vaso. I dati raccolti dal sensore vengono poi fruiti dagli utenti interessati attraverso un’app gratuita sviluppata ad hoc dal team.

Il crowdfunding e l’importanza di fare rete per Wiseair

«Per creare una rete capillare di rilevatori, ha giocato un ruolo fondamentale la creazione di una community».

Nel dicembre 2018, Wiseair riceve dopo il primo fondo di 20.000 euro, un secondo finanziamento di 40.000 euro e diventa a tutti gli effetti una Società. 
Entrata nella fase di validazione, la start up ha bisogno di raccogliere più dati possibili sull’inquinamento, per condividerli con gli organi di competenza e trovare le soluzioni più efficaci per combattere l’inquinamento atmosferico, sulla base di dati oggettivi e rappresentativi.  Più dati possibili equivalgono alla diffusione di un sistema di sensori (i vasi) distribuito sul territorio di Milano in modo capillare.  

A marzo 2019 i ragazzi di Wiseair aprono la pagina Facebook Milano aria pulita, per riunire tutte quelle persone sensibili al tema dell’inquinamento e successivamente lanciano una campagna di crowdfunding concentrata nel comune di Milano. L’idea infatti è di validare il modello prima su una scala ridotta per testarne l’efficacia.   
Con la campagna si dà la possibilità alle persone interessate di scendere direttamente in campo: acquistando il vaso, i cittadini possono contribuire in prima persona alla mappatura della qualità dell’aria, promuovere soluzioni e contribuire a diffondere una cultura del vivere bene in città. 
Inoltre i ragazzi ci spiegano che, grazie alla creazione precedente della community, l’impegno economico impiegato nella campagna è stato minimo, perché le persone interessate erano già lì con loro, nel gruppo Facebook, pronte a intervenire e mettersi in gioco. 

Sì, ma come si crea una community? 

Milano aria pulita conta oggi circa 2.000 persone ed è in continua crescita. Come hanno fatto a rendere la community così grande? «Uno degli elementi fondamentali per la strategia di creazione della community è il lancio di un messaggio chiaro e positivo».

Milano aria pulita rappresenta un’eccezione rispetto al contesto attuale, dove vige un certo clima di pessimismo e sfiducia nelle istituzioni. Quello che si vuole trasmettere, ci spiegano i ragazzi, è un messaggio positivo, incentrato sulla soluzione e non sul problema. Una vera e propria presa di coscienza, un richiamo all’azione per i cittadini, che diventano gli attori stessi del cambiamento.

Il secondo aspetto che decreta il successo nel processo di creazione di una community, è l’importanza di metterci la faccia: far vedere alle persone che dietro il brand ci sono dei volti, un gruppo di giovani che crede in un progetto e che vuole fare qualcosa di concreto per risolvere un determinato problema. Terzo elemento, ricompensa e condivisione. Le persone hanno bisogno di ricevere qualcosa in cambio per essere stimolate all’azione. In quest’ottica, i ragazzi di Wiseair si impegnano da subito a diffondere giornalmente un bollettino contenente i dati sulla qualità dell’aria. Condividono con la community i successi, le sfide e i problemi che devono affrontare. In questo modo gli early adopters si sentono parte integrante del progetto e del team.  

Qual è il segreto di una start up di successo?

Quando chiediamo ai ragazzi di Wiseair quali fattori sono stati determinanti per il loro successo, percepiamo subito la grande motivazione che li ha guidati e che continua a guidarli nella loro missione, legata da un lato ad un aspetto socioambientale e dall’altro all’imprenditoria.

«Con la formazione della società, sorgono anche le prime difficoltà. Il carico di lavoro è notevole e per questo motivo alcuni di noi decidono di prendere strade diverse. Da 7 rimaniamo in 3 e altre due persone si aggiungeranno in un secondo momento».

Nonostante le criticità, la cosa fondamentale, ci dicono, è trovare il coraggio di buttarsi e andare avanti. Di sviluppare una cultura aziendale solida basata sulla responsabilità e la disciplina (no, lavorare in una start up non equivale a lavorare in un parco divertimenti, cit.). E soprattutto di crederci, fin dall’inizio, quando ancora non si ha nulla tra le mani.
La chiave che determina il successo di una start up, oltre il concept vincente e l’innovazione, spiegano, è l’attitudine: sviluppare un approccio proattivo e positivo di fiducia nelle persone e nel Paese. Forse la sfida più grande per un giovane italiano oggi.
Con il loro entusiasmo, Paolo e Carlo ci mostrano però che un atteggiamento alternativo è possibile e che i grandi cambiamenti nascono prima di tutto dentro di noi.

Wiseair e i suoi progetti futuri

Sentiremo parlare ancora di Wiseair. Il progetto, sostenibile e allo stesso tempo concreto, continuerà ad espandersi ancora nei prossimi anni.
Oggi Wiseair conta una rete di 200 Arianne presenti su tutta l’area milanese, una delle infrastrutture di monitoraggio più estese al mondo (Londra ne ha un centinaio ad esempio).

«Milano è stato il primo caso studio per una questione di praticità e risorse, ma vogliamo portare Arianna in tutte le principali città Italiane e nelle capitali Europee. Il 2020 vedrà infatti il lancio di una nuova campagna di crowdfunding e la nascita di community in altre città italiane, con l’intento di replicare il modello milanese».  

L’obiettivo è affiancarsi alle già esistenti stazioni di rilevazione dell’Arpa presenti sul territorio italiano che, per motivi di costi e dimensioni strutturali, non possono raggiungere la stessa capillarità dei vasi e di regalare i dati alle municipalità e agli enti proposti. I giovani di Wiseair non vogliono in alcun modo contrapporsi all’Arpa e alle agenzie governative, ma aprire delle nuove opportunità e diffondere il più possibile il valore che questi dati hanno.

Le sinergie che si andranno ad instaurare con le municipalità, saranno decisive per orientare l’agenda politica dei decision maker ed aumentare gli investimenti necessari a combattere l’inquinamento ambientale. Arianna si impegna ad essere il primo brand che si occupa di qualità dell’aria e a diventare nel futuro prossimo, uno degli attori chiave per la transizione virtuosa verso la smart city.

Valentina Capozza
Valentina Capozza
Un po' designer, un po' fotografa, un po' analista. Sempre in cerca di un punto di equilibrio fra il precipizio e il volo divino.

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